Lorica, il fronte dei testimoni: la coppia che scotta e il ruolo (e il messaggio) di Antonio Zinno e Samantha Di Modica

Con la presentazione della querela, per omicidio volontario o stradale (poi la procura di Cosenza ha deciso di procedere per omicidio stradale), da parte della famiglia di Ilaria Mirabelli nei confronti di Mario Molinari alias “panettone”, si è aperta di fatto quella che a tutti gli effetti si annuncia come una turbolenta battaglia giudiziaria.

Il nemico è come sempre la procura di Cosenza, responsabile nella conduzione delle indagini sul presunto incidente autonomo, dove ha perso la vita la giovane Ilaria, di gravi omissioni e volute negligenze finalizzate a coprire le responsabilità di Mario Molinari. Responsabilità che come sostengono i familiari di Ilaria nell’esposto, vanno accertate. A 4 mesi e mezzo dal presunto incidente nulla è ancora chiaro. Anche se i consulenti della procura hanno depositato la loro perizia e hanno indicato con certezza che alla guida dell’auto c’era Molinari e non Ilaria. Del resto, già due testi avevano riferito che alla guida dell’auto c’era Mario Molinari.

E questo la dice lunga sull’impegno profuso dalla procura nel seguire il caso… Dalla gestione della “scena del crimine”, fino all’apertura di un fascicolo contro ignoti (?!?), passando per le ferie del pm Donato, è stato tutto un susseguirsi di segnali che vanno in un’unica direzione: mistificare i fatti realmente accaduti per addossare tutta la colpa del tragico evento all’infame destino. Un classico della procura bruzia che come tutti i cosentini sanno è maestra nel garantire impunità agli amici degli amici, ai fratelli massoni deviati, e ai loro parenti. Ma che dopo una serie impressionante di errori e passi falsi dei Molinari, padre e figlio, si è dovuto fermare…

I mezzi usati dai magistrati bruzi per provare a insabbiare le inchieste sono tanti: su tutti il tarocco degli atti, che è la loro specialità. Batterli sul terreno dei “verbali (dinamica dell’incidente, orari, causa della morte)”, sarà un’impresa ardua, ma non, in questo caso, impossibile. Tutta la città ha capito il pacchiano tentativo di insabbiamento messo in atto dal porto delle nebbie, e se fino ad oggi i cosentini hanno tollerato tutta la malagiustizia di cui la procura è stata capace, questa volta nessuno è più disposto a tollerare: il limite è stato passato. Il bisogno di verità che una intera città esige non può più essere tradito, e non c’è fratello massone deviato (ché c’è anche la massoneria onesta, per fortuna) che tenga. E questo finalmente l’ha capito anche la procura. In ritardo, come al solito, davanti a situazioni grottesche, ma il messaggio è stato recepito.

E se la battaglia giudiziaria sul fronte delle “carte” si annuncia complicata c’è un altro fronte aperto, in questa drammatica vicenda, per assestare un duro colpo agli insabbiatori di professione: il fronte dei testimoni che in questa storia non mancano. E non parliamo solo del supertestimone del quale è stata rivelata la presenza nel corso della trasmissione “La vita in diretta” di RaiUno andata in onda a settembre. 

Parliamo anche di altri due testimoni che i carabinieri non hanno cercato, come da scontatissimo copione, ma che dopo il nostro appello sarebbero stati finalmente rintracciati. Si tratta della coppia che ha incrociato l’auto guidata da Molinari solo poche centinaia di metri prima che uscisse fuori strada.

APPELLO AI TESTIMONI (https://www.iacchite.blog/cosenza-verita-per-ilaria-appello-ai-testimoni-che-i-carabinieri-non-hanno-cercato-la-volkswagen-up-stava-invadendo-la-nostra-corsia/)

E parliamo anche di altri testimoni sulla scena del crimine o del presunto incidente. Sul posto, come dimostra la foto, sono presenti tantissime persone, sembra quasi la folla che si posiziona ai bordi della strada in attesa del passaggio del Giro d’Italia. Una folla di curiosi che assiste a tutto ciò che avviene subito dopo il presunto incidente. E di racconti ne girano tanti. In tanti narrano di un Molinari a torso nudo (la maglietta celeste che indossava per fortuna è sfuggita al maresciallo Pagliara, è stata repertata e analizzata) che si muove sulla scena del crimine come se fosse in preda ad un delirio, imprecando contro il corpo senza vita di Ilaria. Alcuni affermano che sembrava ballasse…

Qualcun altro racconta di avere assistito alla scena dove uno dei “curiosi” presenti sul posto, dopo aver visto il Molinari “oltraggiare” il corpo di Ilaria è intervenuto mollando due ceffoni allo stesso, nel tentativo di fermare l’oltraggio. Testimoni importanti che possono riferire tutto quello che il maresciallo Luca Pagliara non ha messo a verbale. E confutare tutti i tarocchi presenti nella relazione di servizio.

Ma la testimonianza più importante in questa drammatica storia resta quella della coppia che quel maledetto 25 agosto era a pranzo con Mario Molinari e Ilaria Mirabelli: Antonio Zinno e Samantha Di Modica. Come dimostrano chiaramente le foto. Entrambi potrebbero spiegare tutto quello che ancora oggi nessuno ha spiegato. Potrebbero fare chiarezza sugli orari, e sul vero motivo di quella “gita” sul lago. Potrebbero raccontare se tra Mario e Ilaria era nata, durante la giornata o nei giorni precedenti, qualche discussione. Potrebbero, con la loro testimonianza, chiarire i tanti punti oscuri di questa vicenda e restituire la verità dei fatti ai familiari di Ilaria. Se solo volessero. Ma sappiamo che per Antonio Zinno non è così.

Dopo 10 giorni Antonio Zinno è stato ascoltato dagli inquirenti. E da quello che trapela Zinno ha dichiarato di essere stato contattato da Molinari nell’immediatezza del presunto incidente, per informarlo dell’accaduto, quando lui era quasi arrivato a Cosenza. Ovvero ad una cinquantina di chilometri di distanza dai fatti. E la domanda sorge spontanea: se sono andati via dal ristorante insieme, come ha fatto Zinno a trovarsi a 50 chilometri di distanza dal luogo del presunto incidente, visto che lo stesso è avvenuto a pochi chilometri dal ristorante?Se Zinno dice il vero o no, toccherà agli insabbiatori di professione dirlo. Che da prassi, o meglio che per dovere, dovrebbero verificare la veridicità delle dichiarazioni di Antonio Zinno. E non ci vuole molto. Tutto questo avrebbe potuto chiarirlo Samantha Di Modica, che è stata ascoltata dai carabinieri, ma che ha sostenuto la tesi di Zinno e l’ha ribadita anche a “La vita in diretta”. Si sa, testimoniare per la verità richiede una sviluppata coscienza umana e sociale. Che fino ad ora in pochi hanno mostrato.

Intanto, per dovere di cronaca, ribadiamo che lo scorso 6 settembre, in concomitanza con la diffusione di questo articolo, che oggi riproponiamo in versione riveduta e corretta, abbiamo ricevuto un messaggio dal signor Zinno, al quale ovviamente non abbiamo risposto.

Gli rispondiamo pubblicamente: ci sembra giustissimo riportare il suo nome, caro Zinno, perché lei ha il dovere di riferire a chi di competenza la verità su quello che è accaduto. Lo faccia innanzitutto per Ilaria ma anche per tutta la città che attende risposte.

Perciò ci permettiamo di ribadire a tutti coloro i quali possono aggiungere un tassello di verità a questa drammatica storia, di passarsi una mano sulla coscienza, perché solo agendo secondo coscienza, c’è anche la possibilità di risvegliare la coscienza degli altri. Che è quello che serve per arrivare alla verità. Perciò non abbiate paura e fatevi avanti, perché di coscienza pulita non è mai morto nessuno. Neanche se c’è di mezzo la più schifosa massoneria deviata di Cosenza. E i primi testimoni sono già usciti fuori. Forza ragazzi, fatelo per Ilaria.