Uno degli aspetti sconcertanti del “giallo” del molto presunto incidente di Lorica costato la vita alla giovane cosentina Ilaria Mirabelli è rappresentato dall’atteggiamento dei carabinieri di San Giovanni in Fiore e in particolare del vicecomandante della caserma o della stazione se preferite, il maresciallo Luca Pagliara.
Secondo quanto abbiamo appreso e purtroppo secondo l’evolversi dei fatti e degli eventi, il maresciallo – che è tra i primi ad arrivare sul posto – non avrebbe fatto davvero nulla per eseguire correttamente i rilievi sul posto e non ci sarebbero neanche le misurazioni e le fotografie planimetriche che per legge devono essere effettuate e scattate sul luogo di un incidente. Per non parlare dell’aspetto più clamoroso ovvero il mancato sequestro del luogo del presunto incidente, che non viene neanche transennato nonostante siano evidenti una serie di reperti sparsi per terra e utilissimi per accertare i fatti. E per non parlare della circostanza che il maresciallo riesce nell’impresa di tenere il posto sotto controllo – a completa disposizione degli insabbiatori – per due lunghe ore, dalle 16,15 alle 18,20 – prima di chiamare l’Anas e di dare il via libera a Mario Molinari per avvisare la famiglia di Ilaria. Pagliara arriva a “vette” altissime, insomma, e riesce nell’impresa di sbloccare anche il traffico per evitare curiosi e ficcanaso.
Ma c’è ancora un altro aspetto che merita di essere sottolineato. Luca Pagliara non è da solo mentre insabbia clamorosamente tutte le tracce che potrebbero aiutare gli inquirenti a scoprire la verità. Molti testimoni attestano che sulla scena del presunto incidente insieme a lui c’è anche Antonio Molinari, il padre ricco, potente e influente di Mario, che in pratica gli suggerisce tutto quello che deve fare. Prima per telefono e poi “dal vivo”. Il particolare è di una gravità inaudita perché le nefandezze investigative compiute da Luca Pagliara con la collaborazione di Molinari padre gridano vendetta.
Che il veicolo sia stato rimosso dalla sua posizione di statica finale prima che venissero completate le operazioni tese alla raccolta degli elementi oggettivi, indispensabili alle indagini e prima ancora dell’arrivo della polizia scientifica, è un fatto estremamente grave, che compromette una corretta ricostruzione dei fatti. Al di là delle ubicazioni e della conformazione dei danni che in ogni caso lasciano non poche perplessità. Se a questo quadro poi aggiungiamo i “precedenti” del maresciallo Pagliara, sotto processo per avere alterato la scena di altri incidenti, la situazione diventa – se possibile – tragicomica.
Nel 2015 Pagliara, che all’epoca era comandante di stazione a Roccabernarda, fu rinviato a giudizio per 8 gravi accuse, tra le quali quelle di falso ideologico e frode assicurativa. Secondo l’accusa, Pagliara avrebbe predisposto moduli di rinuncia ai rilievi non veritieri relativamente ad alcuni incidenti stradali coinvolgendo la sua attuale moglie e alcuni parenti. In un’occasione, in particolare, fu contestato un falso incidente con falsa documentazione in cui il protagonista era lo stesso maresciallo in veste di… privato cittadino. Sì, avete capito bene…
Il processo di primo grado arrivò a conclusione nel 2019 e il Tribunale di Crotone condannò il maresciallo Pagliara a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Con la contestuale sospensione dal servizio. Ma poi, come spesso accade in queste vicende e in particolare ai soggetti… amici degli amici, la Corte di Appello di Catanzaro ribaltò la sentenza decretando la sua assoluzione e – ahinoi – il suo ritorno in servizio proprio nella caserma dei carabinieri di San Giovanni in Fiore dove appare chiarissimo che non abbia fatto il suo dovere.
Tuttavia, è davvero del tutto atipico il reinserimento del Pagliara in un Reparto operativo. Infatti, attualmente il Pagliara è sottordine (vicecomandante) nella caserma di San Giovanni in Fiore.
Il ritorno di Pagliara a San Giovanni in Fiore è, insieme, un favore al medesimo, perché la moglie lavora proprio nella ridente cittadina silana, e un fatto strategico per ripagare il debito che Pagliara ha con chi ne avrebbe favorito il ritorno in servizio. In sostanza, Pagliara diventa “il nostro uomo a L’Avana” per coloro che sono amici degli amici e fratelli deviati tra i fratelli e allora il suo coinvolgimento è quasi immediato perché si tratta di una cambiale che Pagliara deve pagare. E il maresciallo la paga – secondo lui… – nel migliore dei modi, facendo di tutto per allontanare chiunque e per non accertare nulla di quanto ha visto, fino a lasciare il luogo del molto presunto incidente addirittura in balia di chi ci vuol fare i.., picnic.
L’elemento da approfondire, dunque, è proprio il ritorno di Pagliara a San Giovanni in Fiore e con un ruolo operativo. Pagliara, come abbiamo visto, ha già esperienza di modificazione dei rilievi stradali. Perché l’Arma l’ha riportato a San Giovanni in Fiore, dove peraltro sua moglie lavora? In quanto all’incontro tra Pagliara e Molinari padre, siamo davanti a un fatto di una gravità inaudita. Vedremo con quali risultati: la “partita giudiziaria” è appena cominciata.