Lotta alla corruzione: in Calabria ci sono magistrati e Magistrati

La procura antimafia di Reggio Calabria guidata dal dottor Cafiero de Raho ha dimostrato, in più occasioni, quando i magistrati sono onesti e corretti, che la ‘ndrangheta si può sconfiggere.
Il paziente e certosino lavoro della procura di Reggio negli ultimi anni ha prodotto talmente tanto sotto il profilo della repressione dei clan operanti nel reggino, che neanche tutte le procure calabresi messe insieme possono uguagliarla.
E tutto questo il dottor Cafiero de Raho lo ha fatto in silenzio, senza sciorinare tutto l’armamentario di chiacchiere che altri magistrati usano per mettersi in vista nei convegni, nei dibattiti e in televisione e senza rilasciare interviste “preventive”. Oltre a non aver mai posto condizioni per svolgere il suo lavoro del tipo: non abbiamo uomini e mezzi per far fronte alle tante inchieste in corso.

Non solo clan, il dottor de Raho ha anche scoperchiato il maleodorante pentolone del malaffare “istituzionale”, portando alla luce il coinvolgimento, in tutti i loschi affari, di politici corrotti, professionisti intrallazzati e massoneria deviata. Una vera e propria cupola che governava la città di Reggio e non solo. La sua inchiesta “Mammasantissima” entrerà negli annali della giudiziaria calabrese. Un esempio di come lavora un serio ed onesto magistrato, al quale tutti noi dobbiamo solo dire grazie.
Questo per dire ancora una volta che non siamo contro l’Istituzione Giustizia che quando funziona, come in questo caso, apre spazi di libertà che se percorsi possono portare all’emancipazione di intere comunità, oltre ad affrancarsi dallo strapotere mafioso di clan e corrotti.

Qui a Cosenza invece siamo all’anno zero. Il problema principale per la Manzini è perseguitare noi con la scusa degli spinelli. Da quando si è insediata non ha prodotto, investigativamente parlando, un bel niente. Passa il suo tempo a pettinare le bambole e a studiare il modo come insabbiare le inchieste scomode.
Se non fosse stato per il nostro pressing non avrebbe neanche mandato gli avvisi di garanzia ai corrotti di palazzo dei Bruzi: Potestio, Cucunato, Pecoraro. Di fatto, dopo la pubblicazione delle delibere farlocche, è stata costretta ad agire, giusto per salvare la faccia alla procura.

Non poteva fare altrimenti vista l’evidenza della truffa ai danni dei cittadini, come risulta dagli stessi “atti” prodotti dai ladroni di cui sopra. Ma allo stesso tempo si è organizzata con Spagnuolo su come tirare alla lunga l’inchiesta per arrivare alla salvifica prescrizione. Invece di arrestare i corrotti la Manzini, e tutta la procura, lavorano per tutelarli e garantire loro l’immunità. Perseguitando chi denuncia. L’esatto contrario del loro dovere.

Il nostro pressing non è andato giù alla Manzini che ha deciso così di vendicarsi, mettendo in piedi la pagliacciata della perquisizione alla redazione in cerca di spinelli. Ma il suo vero scopo era quello di sequestrare i pc nel vano tentativo di individuare le nostre fonti all’interno del tribunale di Cosenza. Cose che non scopriranno mai.

Personaggi come la Manzini, magistrato chiacchierata da sempre, non hanno a cuore la Giustizia, ma solo i propri interessi. E per questo si adopera. Se avessimo fatto come qualcuno del tribunale ci consigliava, ovvero elogiare la procura, e non divulgare intrallazzi e corruzione, saremmo potuti entrare a far parte anche noi della loro paranza, con tutti i privilegi del caso. Tutte le denunce a nostro carico sarebbero finite con un niente di fatto. Ma noi, caputuasti, non abbiamo accettato l’accordo, e questo ha irritato non poco la Manzini che subito si è adoperata mettendo in moto lo strumento a lei più congeniale: la macchina dell’ingiustizia. Una Maestra in questo.

Siamo stati oggetto di un ricatto vero e proprio, ma tanto a chi interessa? A nessuno. Non esiste un organismo onesto dove poter denunciare questo episodio. E poi è sempre la nostra parola contro quella di un magistrato. Che per quanto chiacchierato possa essere, ha sempre qualche santo in paradiso pronto a salvargli il culo. Cane non mangia cane.
E’ questa la situazione che ci crediate o no.

Proprio oggi qualcuno ha depositato la solita lettera anonima in redazione, in cui si espone tutto il lavoro svolto dalla Manzini. Una lettera che a differenza delle altre elogia, in questo caso, il magistrato, e dice: “… non è vero che la dottoressa Manzini è una corrotta come sostenete voi, e lo dimostra il fatto che non solo ha chiuso le indagini sugli appalti spezzatino, e qui vi do un’anteprima, ma ha anche iscritto nel registro degli indagati, oltre ai soliti che nominate sempre (Potestio, Cucunato, Pecoraro), altre venti persone. E presto capirete che le cose non stanno come dite voi”.
Vedremo, se son rose fioriranno, anche se a me sanno più di crisantemi, quelli che porteremo a breve sulla tomba della defunta Giustizia a Cosenza.

GdD