Lupacchini, Facciolla e la strana conversazione sul Super server (unico) delle intercettazioni

di Beatrice Nencha

Fonte: Notte Criminale (Lupacchini, Facciolla e il server unico)

Otello Lupacchini

C’è una strada che finora nessuno ha mai esplorato sulle motivazioni alla base della conflittualità esplosa tra le toghe in Calabria, risoltasi nella defenestrazione dell’ex procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini (degradato e trasferito fulmineamente alla Procura di Torino) e del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, oggi giudice civile a Potenza, dopo il cambio di funzione disposto (altrettanto fulmineamente) dal Csm dell’epoca.

Eugenio Facciolla

Questa strada passa (anche) per le rimostranze espresse dalle due toghe, in più occasioni, sul progetto di installare a Catanzaro un grande orecchio informatico in cui far confluire tutte le intercettazioni delle procure italiane. Fu durante una riunione di coordinamento, indetta dallo stesso pg Lupacchini nel marzo 2018, che emerse per la prima volta il progetto di istituire un server unico delle intercettazioni in Calabria. “Si trattava di indirizzare tutte le intercettazioni che si svolgevano negli uffici di Procura del Sud Italia in un server unico che avrebbe dovuto trovare ospitalità nella procura di Gratteri”, riporta il giornale on line calabrese Iacchité.

“E’ chiaro che il controllo delle intercettazioni di tutti gli uffici giudiziari significa potere, significa controllare una parte del Paese”. Inizialmente, dunque, il maxi-server doveva “trovare casa” proprio a Catanzaro, anche se alla fine si optò per lasciarlo a Napoli. Dove Nicola Gratteri è fresco di nomina e si insedierà già a ottobre.

Del resto la sua passione per l’uso degli strumenti intercettivi a tutto campo è nota e mai ricusata: proprio in audizione davanti al Csm per il posto di Procuratore di Napoli, “Gratteri ha ammesso di aver intercettato addirittura 15 magistrati del distretto, alla faccia dell’art 11 cpp, senza che nessuno gli facesse notare la grave violazione o gli abbia chiesto l’esito di queste intercettazioni” fa notare una toga, interpellata sulla spaccatura avvenuta sulla sua nomina dentro Palazzo dei Marescialli.

IL MISTERO DELL’AUDIO SUL SERVER: “TANTI PM MI VOGLIONO BENE”

Ma è sempre attorno alla vicenda del server unico delle Procure che si innesta, a partire dal 2018, un altro fatto autonomo, meritevole di approfondimento. Quello che potremmo definire “il Server della discordia” finisce al centro di una captazione (o di un’autoregistrazione) durante un colloquio avvenuto tra due o più personaggi, non identificabili ma che potremmo definire come degli “addetti ai lavori” interessati alla dislocazione di tali apparecchiature. Uno dei protagonisti prospetta – o millanta – al suo interlocutore l’appoggio di numerosi magistrati di peso al business: “Questi mi conoscono che ho iniziato a lavorare.. questi con me, se si possono spendere loro, volentieri eh”. Magistrati additati quali principali mentori nella realizzazione del progetto dell’infrastruttura informatica. Nel breve interscambio di battute, dal tono circospetto ma confidenziale, si fanno – o si millantano, ripetiamo – nomi e cognomi di procuratori, si allude a bonifici e ad operazioni che non sembrano proprio adamantine all’interno del “discorso Centro-Sud” dell’operazione.

A quanto appreso da Notte Criminale, uno degli interlocutori potrebbe identificarsi in un dirigente di un’importante azienda leader nel settore delle tecnologie digitali, cloud e cyber security. Nella conversazione, che dura alcuni minuti e sembra realizzata, dal rumore di sottofondo, in un locale pubblico, viene illustrato come il territorio nazionale sia stato sostanzialmente suddiviso in macro-aree in base alle Procure di riferimento. Grazie al sostegno di alcuni magistrati considerati amici e “sponsor” del progetto:

“Io poi c’ho magistrati che mi vogliono bene” – viene detto in un passaggio – “X ci vuole proprio bene assai, è a C. lui” (abbassando la voce)

“Ma che ha fatto lui per voi?” ribatte l’interlocutore.

“Ci può spingere, ci aiuta.. Ovunque”.

In un altro passaggio, il dialogo verte sulla motivazione alla base del supposto affetto di un altro degli “sponsor” citati:

“Ah quindi una parte di bonifico glielo fate voi?”

“Ovviamente, non si sa”

“E che cazzo, è normale”

“Bravo, bravo”

“Eh Sicuramente lui, è persona splendida”..

“Fiducia, fiducia totale”

“Poi cos’altro possiamo”..

“Cerchiamo di chiudere una bella cosa, tipo Vaticano-estero”

Dunque per comprendere l’importanza delle decisioni (e degli scontri) avvenuti in Calabria intorno a quello che chiameremo il Super server delle Giustizia, bisogna riavvolgere il nastro a marzo 2018. E alla riunione, in vista della convocazione presso la procura generale della Cassazione, di tutti i capi distretti per discutere delle conseguenze della riforma Orlando sulle intercettazioni (il decreto legislativo n. 216 del 2017). Un summit voluto dall’allora pg di Catanzaro Lupacchini per discutere, in particolare, delle nuove disposizioni a livello informatico sulla custodia dei file audio in unico server, in cui sarebbero confluite le captazioni delle procure d’Italia. I server dovevano essere collocati a livello decentrato, tra cui uno in area Centro nord (Milano) e l’altro in area Centro sud (Napoli). Il tema che alcuni magistrati sollevarono “era legato all’art 268 cpp, in quanto la responsabilità per la custodia dei file è del capo di ogni ufficio di Procura”, ricorda uno dei magistrati presenti, l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla: “Con il server unico accade che questi file vengano trasferiti dal singolo ufficio a quello dove è ubicato (il server), pertanto durante la riunione fu sollevato il problema della riservatezza, disponibilità e responsabilità per la custodia degli atti. Il procuratore Gratteri disse che era amico di Orlando e che avrebbe fatto mettere il server unico a Catanzaro”.

Andrea Orlando

E’ a questo punto che si innescano le prime contestazioni tra i magistrati, che sfoceranno per alcuni di loro  – in particolare per Lupacchini e Facciolla – in una serie di gravi incolpazioni davanti al Csm, trasferimenti fulminei per incompatibilità e inchieste penali sulla base di varie ipotesi accusatorie, oggi quasi tutte cadute nel nulla per entrambi. E’ ancora Facciolla a rievocare lo scontro di vedute con il procuratore Gratteri sul Server unico: “Io ebbi l’ardire di fargli osservare l’opportunità, visto che era amico di Orlando (all’epoca ministro della Giustizia), di mettere mano anche all’art 268 per evitare responsabilità per fughe di notizie e altro imputabili magari a terzi. Gratteri riteneva invece che dovesse rimanere tutto così. Fui seguito nel mio ragionamento dal collega Giuseppe Capoccia (procuratore di Crotone), che subito dopo ebbe gli stessi miei problemi, sempre per via di Gratteri”.

LA TELEFONATA DI FACCIOLLA SCATENA LA GUERRA TRA I PROCURATORI

Il ricordo della riunione del marzo 2018 differisce in alcuni passaggi nel racconto di un altro dei colleghi presenti, che qui riportiamo mantenendone l’anonimato. Sono diversi alcuni dettagli del contesto, non il contenuto: “A un certo punto si fa questa riunione, c’è questa proposta di Gratteri di mettere tutto “a casa mia” (a Catanzaro), e gli altri che dicono va bene ma poi chi è responsabile? Sei responsabile tu o sono responsabile io? No, sei responsabile tu che hai disposto le intercettazioni. E allora gli altri procuratori non sono stati d’accordo. Ma erano verbalizzazioni di chiacchiere in quel contesto, c’è un verbale molto stringato in cui si dice che si parla di chi debba essere responsabile. Il problema del server unico sorgerà immediatamente dopo”. Ovvero quando, finita la riunione, secondo la nostra fonte “Facciolla chiama un suo contatto della Polizia di Stato, un esperto che ha una società di intercettazioni (la stessa società che poi finirà nell’occhio del ciclone giudiziario a Salerno), per chiedere informalmente all’esperto come funzionasse questo server unico, chi lo controlla, e altri dettagli tecnici per documentarsi in funzione della successiva riunione, che si sarebbe tenuta proprio per stabilire chi dovesse farsi carico delle responsabilità in caso di fuga di notizie. Di rimbalzo, questa telefonata di Facciolla viene intercettata in un’indagine di Gratteri, gli atti finiscono a Salerno, ma dalla telefonata emerge che la vicenda del Server unico era nota già da tempo agli addetti ai lavori”.

I NODI SU RESPONSABILITA’ E PRIVACY CONFERMANO I DUBBI DEI DUE MAGISTRATI

A questo punto, per capire meglio la portata tecnica della questione, bisogna aver presenti alcuni dettagli della riforma, che dispone il drastico taglio da 140 a 4 dei sistemi informativi funzionali alle attività di intercettazione e la loro gestione, con la successiva istituzione di un Archivio digitale delle intercettazioni e dei relativi atti. La misura è contenuta nel Dl 105 del 10 agosto 2023. Tramite il decreto legge n.105 il governo “razionalizza lo stoccaggio delle intercettazioni per fini di Giustizia”. E lo fa da un lato ampliando le fattispecie di reati per i quali sarà possibile più agevolmente autorizzare le captazioni con i soli sufficienti indizi, includendo reati come il traffico illecito di rifiuti e il sequestro a scopo di estorsione, “altresì commessi con finalità di terrorismo ovvero con modalità mafiose” o “per agevolare  associazioni criminali”.

Dall’altro, il cuore del decreto si concentra “sull’istituzione delle infrastrutture digitali centralizzate  con competenza interdistrettuale”, consentendo il passaggio  dagli attuali 140 – dove ogni Procura possiede e gestisce i propri server dedicati, quasi sempre gestiti da società private – ad un massimo di 4 server. Un primo step, da parte dell’esecutivo, per accorpare, ottimizzare e risparmiare sulla gestione dei server, fino a ieri demandata alle singole procure. Tuttavia, come analizzato dal sito Agenda Digitale in un articolo dello scorso 29 agosto, molti nodi non sono ancora venuti al pettine.

L’articolo 2 comma 1 prevede che “al fine di assicurare i più elevati  e uniformi livelli di sicurezza, aggiornamento tecnologico, efficienza, economicità e capacità di risparmio energetico dei sistemi informativi funzionali alle attività di intercettazione eseguite da ciascun ufficio del pubblico ministero, sono istituite apposite infrastrutture digitali  interdistrettuali”. Con rimando per tutti gli aspetti tecnici ad ulteriori decreti ministeriali per la gestione dei dati delle intercettazioni “che ne assicurino l’autenticità, l’integrità e la riservatezza”, anche in relazione al conferimento dei dati e ai sistemi di ripristino (back-up). Aspetti che investono direttamente il Gdpr (Reg. Privacy) e di cui si rileva una prima obiezione: “(..) non si comprende la ragione per cui il legislatore non abbia vincolato l’adozione del D.M. a un parere del Garante..”.

Nelle Conclusioni dell’articolo si afferma che è “prematuro poter prevedere i risvolti pratici dell’intervento normativo (..) oltretutto l’intervento  è stato inserito in un contesto emergenziale  e non coerente con la materia procedurale”. Dato che il D.L. disciplina, tra le altre disposizioni, anche la proroga dei contratti dei Dirigenti pubblici e non è improbabile “che verranno adottate modifiche in sede di conversione”.