Magorno e il malaffare: la Finanza convoca l’architetto Savarese di Diamante

Ultimamente siamo molto critici con la DDA di Catanzaro ed abbiamo i nostri motivi.
La lentezza con la quale i magistrati indagano lasciando impuniti i reati di corruzione che dilagano a Cosenza è decisamente irritante.
Almeno quanto le fughe di notizie che qualche magistrato infedele mette in moto per provare a salvare il deretano ad un parlamentare del PD, del quale, tra l’altro, tutti conosciamo l’identità: si chiama Ernesto Magorno ed è un incapace conclamato. Oltre ad essere un affiliato del clan Muto. 
La nostra testata non è amata dai magistrati abituati a rovistare nei verbali per passarli ai media conniventi col malaffare e allora dobbiamo accontentarci di qualche notizia, comunque di prima mano, che filtra dagli uffici giudiziari di Catanzaro.
Qualche giorno addietro l’architetto Pino Savarese di Diamante, già consigliere comunale, è stato sentito dalla Guardia di Finanza di Catanzaro dietro richiesta della DDA.
Lo stesso Savarese aveva presentato un esposto con il quale faceva risaltare il ruolo delle amministrazioni guidate da Magorno a Diamante e la colleganza con il malaffare.
Tra i fatti esposti la questione, ormai atavica, del porto di Diamante e l’assenza di pagamenti per la concessione da parte del farmacista cosentino Santoro (titolare dell’impresa aggiudicataria dell’appalto) per ben 10 anni, la storia della festa della Lanterna e la questione parcheggi.
Non ci illudiamo che siano alle porte clamorosi sconquassi, ma ci fa piacere constatare che qualcosa si muova.
E poi, l’anno prossimo, non c’è dubbio che quell’incapace di Magorno sarà in corsa per prendersi il premio Losardo.
In una terra dove la politica corrotta è riuscita anche ad impossessarsi delle celebrazioni della famiglia di una delle vittime della mafia di stato di Cetraro (della quale Magorno fa parte a tutti gli effetti), nessuno si scandalizzerebbe se questo soggetto venisse anche insignito di un premio alla memoria.
Avete capito come siamo finiti?