Malagiustizia: da Sesti al Garden, tutta la verità

Oreste Nicastro (terzo da sinistra)

L’ISPEZIONE A COSENZA E LA VERITA’ CHE NESSUNO DICE

Un dossier redatto nel 2005 dagli ispettori del ministero della Giustizia rappresenta un eccezionale documento sulla malagiustizia, che è la gemella di quella malapolitica che ancora dilaga a Cosenza e in tutta la Calabria. Il dossier mette in evidenza intrighi, rivalità, omissioni, complicità che hanno avuto come protagonisti magistrati importanti sia della Procura cosentina che della Dda, avvocati e faccendieri.

Ci sono i furbi e i meno furbi, gli arrivisti, i “doppia faccia”, i delinquenti, i pentiti. L’inchiesta era nata da una nota informativa del Procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catanzaro relativa alle segnalazioni del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Eugenio Facciolla, che lamentava l’assenza di misure di sicurezza per le sue indagini in corso e una serie infinita di segnalazioni disciplinari. Obiettivo: smontare pezzo per pezzo il processo nato dall’Operazione Garden. In sostanza, emerge la verità tenuta nascosta per più di vent’anni ovvero la collusione tra politica, “colletti bianchi”, malavita, magistratura e forze di polizia. Ma si deve fare di tutto affinchè non se ne parli nei processi.

A Cosenza viene mandato Otello Lupacchini, magistrato di rango e noto per aver combattuto con grande coraggio la Banda della Magliana. Il quadro che disegna è allucinante.

L’OMICIDIO SESTI E GLI AVVOCATI DI COSENZA

“… La gestione degli affari giudiziari di Cosenza – scrive Lupacchini nella sua relazione – era problematica già da prima che si costituisse la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Il momento di emersione dei disagi può farsi coincidere con la guerra di mafia scatenatasi nel 1977 e proseguita fino al 1985. Tale problematica di rapporti si aggravò ulteriormente a seguito dell’omicidio dell’avvocato Silvio Sesti, che determinò l’occupazione del proscenio da parte di una ristretta cerchia di avvocati, che si appropriarono dello spazio lasciato libero dal collega assassinato. Mentre l’avvocato Sesti era un penalista vecchio stampo anche con un certo nome e proiettato sulla piazza romana, coloro che trovavano nella sua morte ragione di crescita e di affermazione sono di fatto avvocati i quali operavano esclusivamente sul territorio di Cosenza e che si segnalarono nel 1991 per avere inscenato il primo lungo sciopero della categoria solo per sbarazzarsi di un collegio di magistrati che voleva condannare alcuni pregiudicati evidentemente graditi alla loro categoria…”.

Dell’omicidio Sesti, rimasto clamorosamente impunito, scriviamo approfonditamente nella categoria Cold Case. Ne porta una grandissima responsabilità Oreste Nicastro, procuratore della Repubblica dell’epoca.

Gli arresti del 1994 scoperchiano tutto il pentolone degli anni Ottanta. “… Sono state portate alla luce le connessioni del mondo della criminalità con le strutture della società civile. Dalle emergenze processuali sono sorte più inchieste che consentiranno di capire perché per decenni la criminalità organizzata di Cosenza ha esteso il suo controllo a tutti i settori raggiungendo un livello di impunità difficilmente riscontrabile in altre province…”.

Non sarà così perché le manovre di delegittimazione del processo Garden fermeranno tutto.

Queste inchieste, insomma, non portano a niente e così, anche dopo il 1994, quando scattano le manette per decine e decine di malavitosi, basta il pentimento del boss Franco Pino, abilmente manovrato dalla Procura di Cosenza, per mandare all’aria il processo. E il giudice che era sostituto anziano a Cosenza, come per incanto, si ritrova coordinatore della Dda di Catanzaro…