Malasanità a Cosenza, urge personale sanitario non un nuovo ospedale

Malasanità a Cosenza, urge personale sanitario non un nuovo ospedale

di Francesca Canino

Fonte: Stampa Libera

A Cosenza e dintorni si discute animatamente sul luogo più idoneo su cui costruire il nuovo ospedale provinciale. Da mesi si assiste a discussioni prive di valore, scatenate dal campanilismo più becero che divide i cittadini e impedisce di giungere a una conclusione razionale.

Nel mentre le tifoserie si affrontano sui vari spalti – Università, Comune, sedi di associazioni – i malati sono costretti a rimanere tali, le ambulanze spesso non arrivano quando qualcuno ha bisogno e tante volte si muore per malasanità. Ha scosso la Calabria il recente caso verificatosi all’ospedale bruzio, dove un 56enne è morto nel bagno del Pronto soccorso dopo essere rimasto su una barella per diverse ore.

In attesa di conoscere le cause del decesso che l’autopsia già eseguita chiarirà, non si può rimanere in silenzio dinanzi a quanto accade nel mondo sanitario cosentino. I cittadini non sanno più a che santo rivolgersi quando non si sentono bene o quando sono vittime di incidenti, seppur piccoli.

Le guardie mediche sono inesistenti, la medicina territoriale è inesistente anch’essa – basti pensare ai vari poliambulatori pubblici che erogano prestazioni sanitarie all’acqua di rose e in tempi biblici – i medici di famiglia sono insufficienti per la popolazione, l’ospedale è una roulette russa, ma è, tuttavia, l’approdo più immediato che accoglie tutti. È d’obbligo, pertanto, chiedersi perché non funziona come dovrebbe visto che chi sta male si riversa esclusivamente al Pronto soccorso, ma non trova, troppe volte, l’assistenza necessaria. Il punto da cui partire per evitare tanti casi di malasanità è l’analisi del contesto: il numero risicato del personale sanitario è la causa delle mancate risposte ai pazienti, che spesso muoiono o perdono la pazienza e distruggono le sale dei Pronto soccorso o firmano e tornano a casa senza essere stati curati dopo ore e ore di attesa in un ambiente simile a un lazzaretto.

Mancano medici, infermieri, OSS, figure indispensabili per un ospedale, manca anche elasticità mentale e umanità in chi dirige l’ospedale, che dovrebbe consentire almeno a un familiare di poter rimanere vicino al congiunto ammalato, in modo da vigilarlo e impedire casi come quello del 56enne morto nel bagno. Invece si discute di siti, di piani di fattibilità, di milioni, di policlinici o ospedali, senza attuare una distinzione tra i due concetti, senza considerare che un nuovo ospedale o un nuovo policlinico senza il personale sanitario non risolveranno i problemi degli ammalati.

L’Annunziata, nonostante sia vicina al secolo, potrebbe funzionare molto meglio se non soffrisse per la penuria di personale, se potesse avere una organizzazione adatta alle richieste di salute che provengono dai cittadini e soprattutto se si consentisse a un familiare di rimanere con l’ammalato. Vogliamo un ospedale funzionante, non un ospedale nuovo che rischia di diventare la solita incompiuta e la solita manna per politici e affaristi.