Sono passati quasi due mesi dall’invio di 6 avvisi di garanzia ad imprenditori e dirigenti comunali da parte della procura di Cosenza chiesti ed ottenuti dalla dottoressa Manzini.
Si tratta dei dirigenti Domenico Cucunato, uomo di fiducia del sindaco Occhiuto, l’ingegnere Carlo Pecoraro, il capogabinetto e braccio destro del sindaco Carmine Potestio, gli imprenditori Francesco Amendola e Antonio Amato e il responsabile della ditta Medlabor Antonio Scarpelli.
L’ipotesi accusatoria è di corruzione e abuso d’ufficio, scaturita nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza sugli appalti per la manutenzione cittadina. Il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, nell’ipotesi accusatoria, mette in evidenza la straordinaria crescita della Medlabor, ditta che nel 2011 aveva un giro d’affari di appena 10mila euro, ma tra il 2012 e il 2015 riceve appalti e commesse dal Comune di Cosenza per oltre 600mila euro.
Per il magistrato, la fortuna della ditta si dovrebbe all’ex capo di Gabinetto del Comune di Cosenza Carmine Potestio che in cambio di denaro avrebbe favorito la ditta, affidandole lavori e commesse in via diretta, senza passare attraverso una gara.
Per gli inquirenti, il tutto avveniva con la complicità del dirigente del settore Lavori pubblici, Domenico Cucunato, e del suo direttore di dipartimento, Carlo Pecoraro. Gli appalti venivano frazionati in modo da non superare la soglia dei 40mila euro, quindi affidati attraverso il sistema del cottimo fiduciario. Ma la Medlabor non sarebbe stata l’unica ditta agevolata dai dirigenti del Comune di Cosenza.
Nel mirino della Procura, ci sono anche commesse e appalti accumulati dal 2011 al febbraio 2016 da altre due imprese, la Cmt di Francesco Amendola e la Fratelli Amato di Antonio Amato. E al vaglio investigativo, oltre a queste, risultano esserci almeno altre 4 ditte amiche.
Un quadro allarmante del livello di corruzione che ha raggiunto il Comune di Cosenza.
Dopo diversi accertamenti e perquisizioni dei finanzieri, con il rinvenimento di prove e il riscontro avvenuto sui gravi reati commessi dagli esecutori materiali della più ampia cupola politica /mafiosa cittadina, si narra che la dottoressa Manzini avesse chiesto al GIP Branda l’arresto dei sei, ma che lo stesso Gip aveva ritenuto abnorme tale misura “derubricandola” a semplici avvisi di garanzia. Che furono inviati ai destinatari lo stesso giorno in cui il procuratore capo, dottor Granieri terminava la sua lunga carriera di magistrato insabbiatore avendo raggiunto la sua agognata pensione.
Segno evidente che ad impedire “lo scorrere naturale della Giustizia” era lo stesso procuratore capo, membro di primo piano della cupola politica/mafiosa che da anni comanda in città. Il quale, durante gli anni della sua reggenza in Procura, aveva ordinato ai suoi sottoposti di insabbiare tutto ciò che riguardava il sindaco Occhiuto e la sua amministrazione. Delegando l’allora aggiunto Airoma, altro pezzotto della cupola, a vigilare su questo. Compito che Airoma aveva assegnato ad un loro fedelissimo, il PM Domenico Assumma, completamente asservito a Granieri e quindi ad Occhiuto.
Di più, il dottor Domenico Assumma aveva ed ha ancora oggi il compito, non solo di insabbiare le malefatte di Occhiuto, ma anche di perseguitare tutti i suoi oppositori. Lavoro che il dottor Assumma ha svolto egregiamente, aprendo fascicoli e conducendo interrogatori (alcuni durati anche 6 ore) farlocchi di coloro i quali osteggiavano, a regione, il loro sodale Occhiuto.
Sul dottore Assumma a breve vi racconteremo uno dei suoi tanti interrogatori farlocchi, dove non solo abusa delle sue prerogative, ma addirittura intimidisce, come faceva Daniele Lamanna noto mafioso locale oggi pentito, gli avversari del sindaco.
Ritornando agli avvisi di garanzia, che in altri luoghi per reati meno gravi hanno visto parecchi dirigenti finire dritti in galera (vedi procura Roma), c’è da chiedersi a che punto sono arrivate le indagine della procura.
La Manzini, che conduce l’inchiesta, oltre ad aver mandato più volte i finanzieri in Comune, e nelle abitazioni degli indagati sequestrando di tutto e di più, ha anche ascoltato per 3 ore in un interrogatorio in procura il sindaco Occhiuto e non solo.
Nell’ufficio della Manzini sono sfilati anche altri personaggi della cupola. Il dirigente Dattis, il fedelissimo del sindaco Giovanni De Rose, e altri. Insomma la dottoressa Manzini ha smosso l’ambiente ed ha ascoltato un sacco di persone. E pare che in procura non ci sia giorno in cui lei non convochi qualcuno.
Il punto è: queste convocazioni, questi interrogatori, queste perquisizioni, nonostante l’evidenza dei reati che se li avessi commessi io mi troverei già al 41 bis, a cosa hanno portato? C’è una evoluzione degli “avvisi di garanzia”? Si può già delineare un quadro accusatorio consistente, circostanziato, e riscontrato? Per quel che ci riguarda si.
Perché i reati ci sono e sono evidenti e questo girarci attorno ci sembra più un voler prendere tempo che assecondare il corso della Giustizia. Viene da chiedersi: ma in questi interrogatori di cosa si è discusso, cosa ha chiesto la dottoressa Manzini al sindaco? Occhiuto ha chiarito?
Capiamo il riserbo che spesso e volentieri viene usato dalla procura di Cosenza come una scusa per non dire niente e fare andare tutto aru riscuardu, ma qualcosa la procura deve anche dirla ai cittadini che aspettano notizie si questo argomento. Anche perché gli avvisati sono di nuovo in servizio, e il pericolo di reiterazione del reato è concreto. Infatti gli stessi continuano a fare determine per mettere cerchi luminosi in giro per la città, alla stessa ditta.
Questo non preoccupa il GIP Branda? E soprattutto che dice il nuovo procuratore capo Spagnuolo? Ha preso visione di questa delicata e urgente inchiesta? Purtroppo quando si tratta della procura di Cosenza niente è mai certo e c’è già chi dice che tutte queste convocazioni, questi interrogatori, di fatto si sono risolti nell’ufficio della Manzini con il fatidico shampoo, barba e capelli.
GdD