Maradona, un anno dopo la morte ecco la “statua del popolo”

Un Maradona bronzeo, palla al piede, slanciato in corsa verso la porta avversaria, poggiando sulla terra natia d’Argentina. Così lo scultore Domenico Sepe ha immaginato la statua del più grande calciatore di tutti i tempi e leggenda del Calcio Napoli. «Dopo aver creato un modello in argilla, l’opera è stata realizzata con l’antica tecnica della fusione a cera persa che rende la statua vuota all’interno così come i Bronzi di Riace», spiega Sepe. Il Maradona in bronzo di Sepe è un’opera unica e irripetibile in quanto la “forma” (l’involucro che viene usato come stampo) è stata appositamente distrutta, con un valore che oscilla tra i 100 e 150mila euro. La scultura nasce dalla consolidata collaborazione dell’artista con la fonderia artistica Ruocco, un’eccellenza italiana nel cuore del quartiere Pianura ed è stata pensata – racconta Sepe – per essere «la statua del popolo». Ovvero un’opera donata alla città, quindi gratuitamente al Comune che ne è proprietario, per essere ammirata da tutti i napoletani. E così sarà perché oggi, giovedì 25 novembre, ad un anno esatto dalla dipartita del Diez, così come ha assicurato l’assessore allo sport Emanuela Ferrante ad una radio locale, la statua di Diego sarà inaugurata all’esterno dello stadio che porta il suo nome.  La collocazione?  «Equidistante – dichiara Sepe – tra la Curva A e la Curva B, in una delle aiuole all’esterno dei Distinti» dove resterà visibile fino alle ore 22 dello stesso giorno in attesa che si sblocchi il parere positivo del Genio civile e il completamento dell’iter burocratico per l’installazione del nuovo basamento in cemento realizzato dalla società Rok Marmi che ha voluto contribuire al progetto.

Il taglio del nastro avverrà alle 13:30 alla presenza del figlio napoletano del Pibe de Oro, Diego Armando Maradona Junior e delle vecchie glorie del Napoli, compagni di Diego Armando nel settennato che portò due scudetti e diverse coppe. Mentre il Comune sarà rappresentato dagli assessori Emanuela Ferrante allo sport, Antonio De Iesu alla legalità ed Edoardo Cosenza alla mobilità. Sepe ha iniziato a realizzare l’opera sin dai giorni successivi alla morte del campione argentino il 25 novembre del 2020, per essere poi conclusa nel marzo scorso. La scintilla che ha accesso la fiamma della creatività di Sepe risale ai ricordi di giovane tifoso: «Questa scultura nasce come dono ai tifosi e alla città. Ma per me ha un doppio valore – precisa l’artista e docente di storia dell’arte – personale perché mi ricorda di quando mio padre, oggi affetto dal morbo di Parkinson, mi portava allo stadio. Conservo ancora il ricordo di mio padre alzare le braccia al cielo esultando per le gesta e i gol di Maradona. E poi ovviamente da tifoso perché ci ricorda l’incredibile calciatore e atleta che è stato il capitano del Napoli».