Marcello Mazzetta, Capu i Liuni e Madame Fifì uniti contro la Giustizia

Il “disegno criminale” delle due più importanti paranze politiche cosentine legate al Pd, quella di Madame Fifì e quella di Marcello Mazzetta, oramai è chiaro a tutti: impossessarsi ancora più saldamente del partito, e l’elezione di Pecoraro a segretario provinciale e quella (prossima) di Anna Maria Artese a Rende va in questa direzione, al fine di garantire alle due paranze uno “scudo istituzionale” contro ogni azione giudiziaria che solo il culo poggiato sullo scranno del Parlamento può garantire. Marcello Mazzetta e Madama Fifì, che vuol dire anche Capu i Liuni, sono sulla stessa barca: entrambe le paranze politiche sono da tempo attenzionate dalla Dda di Catanzaro e di Salerno, inchieste che potrebbero avere risvolti eclatanti (indagini un tempo “apparate”, ma la novità del Csm di aprire una istruttoria sull’operato della procura di Cosenza ha rimesso tutto in gioco), e l’unica difesa che possono opporre, a questa eventualità, è l’immunità parlamentare.

L’operazione “il partito è mio e lo gestisco io”, è partita e sta andando alla grande, il Pd provinciale, ma anche quello regionale, è tornato saldamente nelle mani di Capu i Liuni, che non ha avuto problemi ad accogliere nella sua famiglia Marcello Mazzetta che nel suo “progetto” dovrà fare tandem alle prossime elezioni politiche con Madame Fifì. Una alleanza che conviene ad entrambi: creare un fronte comune contro l’avanzata di qualche magistrato onesto, mobilitando conoscenze pesanti da entrambe le parti, è la strategia di fondo di Capi i Liuni, e Mazzetta è l’alleato perfetto. Le sue conoscenze giudiziarie/massoniche  possono ritornare utili, così come le conoscenze politiche/massoniche di Madame Fifì, alla “causa comune”. Certo è che se dovesse andare in porto il loro piano, con l’elezione di Mazzetta al Parlamento e la rielezione di Madame Fifì, liberarsi della massomafia sarà ancora più complicato. E la Calabria continuerà ad essere la regione più corrotta d’Europa. Un titolo che forse ci meritiamo.