Chi la fa, l’aspetti.
E’ davvero paradossale che oggi Mario Occhiuto si lamenti e si atteggi quasi a vittima di un attacco hacker a uno dei suoi tanti profili.
Lui, il sindaco dei social, l’uomo che si è fatto creare decine di fake insieme ai suoi esperti in comunicazione per dilagare e ottenere consensi su Facebook, oggi piange per quei cattivoni di hacker che gli hanno tolto la caramella dalle mani.
Questa sua passione segreta gli è costata persino un’interrogazione presentata da alcuni consiglieri comunali per chiedere lumi su quel computer di Palazzo dei Bruzi dal quale qualcuno si divertiva a fare Anna Lotti “Mata Hari”. Ma ognuno di noi, appena un po’ pratico di social, si rende conto di come sia agguerrita la banda di Occhiuto.
E così la satira colpisce. Con Occhiuto, tra lezioni d’inglese gratis, candidature di scambio, manifesti abusivi, addirittura con la foto ancora in vista sul portale della Provincia, ente dal quale è decaduto da due mesi, ci sarebbe da arruolare satiri 24 ore su 24.
Oggi Mario il cazzaro è raffigurato come l’hacker dei poveri. Quello dei fake su commissione. Succede anche questo a 24 ore dalla sua presentazione in pompa magna.
Un evento da basso impero che la parte sana della città giudicherà per quello che è.