Fabio Gallo ha aperto un interessante dibattito sulla deriva di Cosenza. Eppure (lo ha dichiarato lo stesso cazzaro) il buon Fabio ha sostenuto Occhiuto alle ultime elezioni e non ne ha fatto mistero ma per fortuna ha capito di essersi sbagliato e da qualche mese, finalmente, lo attacca. Certo, non lo fa in maniera frontale perché non fa parte del suo dna, ma gli sta assestando belle mazzate. Uno degli ultimi post che ha dedicato al “sacco” di Cosenza e nel quale è intervenuto anche Mario Occhiuto (http://www.iacchite.com/sacco-cosenza-si-appropriano-del-futuro-tutti-fabio-gallo-la-coda-paglia-occhiuto/), ha generato molte prese di posizione e tra i commenti spiccava senz’altro quello di Ugo G. Caruso, che ad Occhiuto non gliele ha mai mandate a dire e che lo disintegra in maniera soave. Del resto, per capire che Occhiuto ha strozzato Cosenza in un imbuto basta mettere il naso fuori. Una vera indecenza. Almeno per noi…
di Ugo G. Caruso
Apprezzo le intenzioni di Fabio Gallo ed invidio la sua lilialità perché io avrei parlato in modo meno alato e più franco dicendo a lettere ancora più chiare quello che molti finalmente stanno capendo, un po’ troppo tardi in verità, circa il nesso tra Piazza Fera/Bilotti, lo stravolgimento dei sensi di percorrenza della città, i 16 varchi e il rifacimento ovviamente peggiorativo di piazze e strade.
Cinque anni fa per scherzo avevo coniato la definizione “Mario Occhiuto, l’uomo che ha strozzato Cosenza in un imbuto”. Non è forse quello che è accaduto? Sotto gli occhi plaudenti di cosentini sodali o colpevolmente ingenui e boccaloni in nome di una rinascita cittadina che ha invece reso Cosenza una città sempre più kitsch, pacchiana, faticosa, stressante, inquinata, puntellata da brutture ed ecomostri (come rilevava giustamente Fabio Gallo), controcorrente rispetto alle idee guida che presiedono allo sviluppo urbanistico e del vivere sociale delle città più avanzate.
Il suo riassetto orecchia a sproposito esperimenti e idee sbirciate da lontano e scimmiottate (un esempio? Lione) e la consegna ad una bolla di retorica e tronfiaggini assortite (Alarico) nel silenzio quasi unanime di opposizione, media, società civile, organi di controllo, magistratura. Quando Occhiuto venne confermato plebiscitariamente scrissi che temevo il il peggio. Beh, nonostante l’assurdo stravolgimento di ambienti urbanistici come Piazza XXV Luglio che in quanto così concepita dal regime fascista è da considerarsi storica, a favore di moleste adunate etiliche notturne con ricaduta consensuale dei soliti baristi, esercenti, eccetera nonché di oziosi giovani (e meno giovani) appartenenti alla patetica movida cittadina, vi dico che il peggio deve ancora arrivare…