Se il successo si misura dai fallimenti, così come si usa fare a Cosenza, è giusto allora definire Mario Occhiuto un imprenditore di successo. Un “titolo onorifico” che per oltre un decennio lecchini, intrallazzati, collusi, corrotti, clienti, parenti, amici degli amici, hanno affibbiato all’architetto senatore, già sindaco, più fallito d’Italia. A sostenere più degli altri i tanti “(in)successi imprenditoriali” di Mario, paradossalmente, i suoi numerosi creditori che avevano ben capito che per recuperare i crediti avrebbero dovuto “lanciare” Mario in politica, dove è facile, ricoprendo la carica di sindaco, intrallazzare impunemente con i soldi pubblici. Presentarlo alla città come un imprenditore di successo, un uomo del fare (debiti) che ha fatto tanto, un passaggio fondamentale per raggiungere l’obiettivo. Che come tutti sanno è stato raggiunto. E i tanti creditori hanno potuto così recuperare, attraverso le ditte amiche, gli incarichi, e intrallazzi di tutti i tipi, quanto loro dovuto dal senatore più indebitato del Senato. Più della Santanchè. Ovviamente il tutto a spese dei cittadini. Lo abbiamo sempre scritto: i cosentini pagano i debiti di Mario Occhiuto.
È solo grazie a questa scaltra mossa dei suoi creditori che Mario Occhiuto ha potuto ripianare, sempre a spese dei caggi, una parte dei suoi enormi debiti. Che ammontano esattamente a oltre 28 milioni di euro. Un debito prodotto dal fallimento di ben 18 società da lui fondate. Ma per chi l’ha votato e sostenuto è un imprenditore di successo. Un architetto cosmopolita e creativo promotore di famosi progetti in giro per il mondo. Anche se nessuno di loro ha mai saputo indicare di quali “opere” si tratta. La verità, sempre negata da Mario e compari, è che non ha mai costruito niente in vita sua, tranne che una montagna di debiti. Se non fosse stato per le coperture garantite dal “porto delle nebbie (leggi procura di Cosenza)” che per anni ha nascosto le sue truffe, la sua carriera politica non sarebbe mai iniziata.
Sono anni che i fascicoli in procura su Mario Occhiuto bivaccano nei cassetti del Gattopardo. Che solo da un po’ di tempo a questa parte ha deciso di tirarli fuori, e non certo per amore di giustizia, ma per mero calcolo opportunistico. Sa che i reati di Mario Occhiuto sono stati commessi a partire dal 2009, e che prima di arrivare in Cassazione saranno già prescritti. Ecco perché li ha tenuti così a lungo nascosti, più tardi inizia il processo, più si avvicina la prescrizione. Una gattopardata ben studiata e con un obiettivo chiaro: salvarsi la faccia tirando fuori i guai di Occhiuto per restituire una immagine di se alla città, prima di andare in pensione e per lasciare un buon ricordo, di un onesto procuratore capo che fa il suo dovere e non guarda in faccia nessuno, senza produrre, però, nessun danno a Mario che oltre a garantirgli la prescrizione dei reati con il trucchetto dell’imbosco dei fascicoli per anni, è anche coperto dall’immunità parlamentare.
Per la cronaca: Mario Occhiuto è già stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi per la bancarotta di una delle sue tante scatole cinesi, la “Ofin”, che ha prodotto un crac da due milioni di euro. Il 5 dicembre si aprono invece altri due procedimenti, sempre per bancarotta fraudolenta, di altre due sue scatole cinesi create da Mario Occhiuto: la “Otrestudio” e “Mostre e servizi d’Ingegneria”, entrambe fallite. Totale del debito quasi 17 milioni di euro. Che sommati ai due milioni di euro dell’Ofin, fanno 19 milioni. Mancano ancora all’appello dei debiti di Mario Occhiuto, certificati dalla Guardia di Finanza, 9 milioni di euro. Evidentemente i tempi per la prescrizione non sono ancora maturi per questi processi. Ci toccherà aspettare prima di vedere confermato in toto tutto quello che abbiamo scritto su Mario Occhiuto. Ma una cosa oramai è chiara a tutti, e nessuno può più negarla: addui minta manu iddru a fini è sempri a stessa: fallimento. Ed è stato così anche per il comune di Cosenza, e se non stanno attenti, vedrete che farà fallire anche il Senato. Il che sarebbe per noi l’unico vero successo di Mario Occhiuto.









