Massomafia in Calabria, operazione Alibante: la Cassazione manda in carcere l’avvocata Maria Rita Bagalà

Aosta, avvocato Maria Rita Bagalà

E’ stata portata in carcere, fuori regione, l’avvocata Maria Rita Bagalà. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il suo ricorso contro la pronuncia del Riesame di Catanzaro che aveva accolto la richiesta della procura distrettuale antimafia, che chiedeva la custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta Alibante. Era agli arresti domiciliari ad Aosta dal 3 maggio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri di Aosta. Dalla mattina di oggi, l’avvocata Maria Rita Bagalà si trova nella sezione femminile del carcere delle Vallette di Torino.

Per l’accusa, Maria Rita Bagala’, sotto la regia del padre Carmelo Bagala’, considerato il capo del clan, “partecipava alla cosca” della ‘ndrangheta, garantendo “l’amministrazione dei diversi affari illeciti”, lo scrive il gip di Catanzaro, Matteo Ferrante, nell’ordinanza di custodia cautelare sottolineando che l’avvocata, oltre a essere la “mente legale del clan”, curava gli interessi economici e finanziari del sodalizio.

Per la procura guidata da Nicola Gratteri, Bagalà figurava anche come prestanome e intestataria di beni patrimoniali: la donna per gli investigatori avrebbe amministrato in prima persona e in maniera occulta la società Calabria Turismo Srl, interdetta per mafia dal 2016, ottenendo finanziamenti illeciti per quasi 600mila euro.

Per l’inchiesta, che ha coinvolto anche il marito Andrea Giunti, pure lui avvocato ma per il quale il Gip a maggio ha respinto la richiesta di arresto, entrambi sono stati colpiti da interdittiva del questore di Aosta Ivo Morelli che impedisce loro di avere rapporti di lavoro con la pubblica amministrazione.