Ricordate la celeberrima “loggia di San Marino” perseguita per anni da Luigi De Magistris? Era formata da tutto il superclan dei calabresi (intesi come politici) che aveva individuato proprio nella piccola Repubblica il paradiso fiscale dove conservare i frutti delle rispettive ruberie occultandoli allo stato. Il giochino è andato avanti per anni, lo sapevano anche le pietre, a tal punto che i politici hanno cambiato da tempo location per i loro “risparmi” e si sono buttati in Inghilterra, dov’è più difficile che qualcuno li tocchi. La logica conclusione di questa vicenda, di conseguenza, non poteva che essere il “fallimento” di San Marino (http://www.iacchite.blog/ciao-san-marino-fallite-le-banche-degli-ex-paradisi-fiscali-del-superclan-dei-calabresi/). E a noi non resta altro da fare che ricordare i fasti di un tempo…
Correva l’anno 2007 quando l’Italia fu scossa dalla notizia-shock del presidente del Consiglio Romano Prodi iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Catanzaro. Il reato ipotizzato era l’abuso d’ufficio. Per la procura si trattava di un atto dovuto, anche a tutela delle garanzie della difesa, che avrebbe permesso (ma non ci riuscì, come tutti sappiamo) di chiarire i rapporti tra il premier e altri personaggi sotto inchiesta per la cosiddetta loggia di San Marino.
Da mesi il sostituto procuratore Luigi De Magistris stava indagando su un presunto comitato d’affari che, sull’asse San Marino-Bruxelles, si sarebbe arricchito incassando finanziamenti dell’Unione europea in modo illegale.
Al centro dell’inchiesta, oltre a numerose società sospette, c’erano alcuni uomini considerati dagli inquirenti molto vicini a Prodi e che erano già stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.

Come Sandro Gozi, ex funzionario dell’Unione europea, già «assistente politico» di Prodi a Bruxelles. Per De Magistris uno degli uomini chiave a San Marino sarebbe stato, invece, un’altra vecchia conoscenza del Professore: Piero Scarpellini, impiegato in una società con sede nella Repubblica del Monte Titano e definito dal pm nel decreto di perquisizione «consulente di Prodi» («consulente non pagato dell’ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del consiglio per i paesi africani» ha precisato di recente palazzo Chigi). I personaggi in questione sarebbero stati tra i principali interlocutori dell’utenza telefonica 32074… intestata alla Delta spa e che De Magistris aveva ipotizzato essere riconducibile al «Presidente del consiglio dei ministri, o a qualche diretto collaboratore del suo staff».
De Magistris avrebbe voluto capire se c’era un nesso tra la perfetta conoscenza da parte dell’entourage del premier della macchina comunitaria e di tutti i suoi ingranaggi (Prodi è stato presidente della commissione dal 1999 al 2004) e le presunte truffe euromilionarie ai danni dell’Unione europea.

Romano Prodi, come sapete, è uscito dall’inchiesta Why Not. La richiesta di archiviazione della procura di Catanzaro ha interessato sia l’ex presidente del Consiglio che altri 9 indagati (tra i quali anche gli amici Piero Scarpellini e l’onorevole Sandro Gozi)
Per Prodi – ha detto la procura – può escludersi l’appartenenza a quel gruppo di persone indicate quale “Comitato di San Marino”. Quelle persone erano solo di area politica a lui riconducibile. Nessun coinvolgimento diretto dell’ex premier.
I magistrati si sono arresi di fronte al segreto opposto dal potentissimo sistema bancario della Repubblica del Titano. “Why Not” si è sgonfiato come un palloncino sfiatato e – uno dopo l’altro – sono usciti tutti dalla scena. Tutti i tasselli legati alla comunanza a logge massoniche coperte sono stati abilmente scollati e le accuse di violazioni alla legge Anselmi sono cadute presto anche per il re degli indagati, Antonio Saladino. A quel punto addio inchiesta. La nuova P2 (nera e bianca) su cui stava indagando De Magistris ha vinto. Su questo non ci sono dubbi.
Ma oltre al danno c’è stata anche una grande beffa, su cui i giornali di regime ovviamente hanno sorvolato: la procura di Catanzaro, attenzione attenzione, non ha escluso che a San Marino viva e vegeti una Loggia massonica al centro di affari poco chiari, così come sostenuto da De Magistris, ma semplicemente “è nell’impossibilità di dimostrarne l’esistenza”. La differenza – converrete – è enorme!
CASSADONTE: LA LOGGIA DI SAN MARINO NON E’ CON NOI. E CON CHI ALLORA?
Del resto una persona, come definirla, ben informata dei fatti come Vincenzo Cassadonte, ci ha dato, in tempi non sospetti, una mano a capire alcune cose.
E voi direte: chi è Vincenzo Cassadonte? E’ un arzillo 83enne calabrese di Squillace nientepopodimenoche “Gran Sovrano Commendatore della Loggia del Rito scozzese antico ed accettato per l’Italia, l’Europa e le loro dipendenze”. Bum!
Principianti, dilettanti allo sbaraglio, di fronte a quest’uomo con 50 anni vantati al servizio della massoneria (una specie di Ernesto d’Ippolito in salsa catanzarese). E non solo: è stato assessore provinciale, dirigente del Psdi, un partito scomparso da una vita, che poteva tenere le assemblee nazionali in un condominio, fondamentale però per la vecchia politica, al punto che espresse anche un Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat (dal ’64 al ’71), di cui Cassadonte era segretario particolare. E, in tempi, più recenti, pezzi di malacarne come Antonio Cariglia “niente lascia e tutto piglia”, Paolo Romeo e Pino Tursi Prato.
Il Gran Maestro aggiunto è Rocco Mercurio. Anche per lui, dopo 3 anni di attesa, non luogo a procedere come per Cassadonte: nessuna appartenenza a logge segrete e nessuna violazione della Legge Anselmi (rispolverata da De Magistris come collante per l’inchiesta Why Not e riproposta oggi dal suo “erede” Cafiero de Raho).

Un’etichetta di verginità in più per questo ex sindaco di Vallefiorita, fiabesco nome di un paesino nel catanzarese, strettissimo collaboratore dell’indagato Governatore della Calabria Loiero Agazio, responsabile del programma-quadro “Mediterritage”.
Ebbene il Gran Sovrano eccetera eccetera eccetera, intervistato per “L’Opinione” a novembre 2008 da Emilio Grimaldi, alla precisa domanda: “E’ esistita una Loggia di San Marino oppure anche questa è un’invenzione del pm Luigi De Magistris?” risponde: “Penso che esiste. Però non è con noi”.
Ora si badi bene: il tempo della risposta del Gran Sovr Calabr è al presente, mentre la domanda dava per scontato un passato (alle spalle?). Non solo: Cassadonte ha avuto non pochi guai con De Magistris ma ne è uscito indenne. Infine: “non è con noi”. Cosa vuol dire: la Loggia, per quanto ne sa, non è regolare o cosa?
Reato non è, comunque, tornando all’archiviazione della procura di Catanzaro, usufruire delle agevolazioni offerte agli investimenti dal sistema bancario sanmarinese alle società e agli uomini, chiamati in causa da De Magistris, che li vi hanno fatto affari.
Ma non è stata questa l’unica porta in faccia – in modo legittimo ma opinabile, come dire, dal punto di vista della trasparenza politica e finanziaria – chiusa in faccia dalla piccola ma in realtà grande Repubblica agli investigatori e ai magistrati italiani. E il legame tra Calabria e San Marino, negli anni, è andato avanti e si è caricato di nuovi e suggestivi intrecci. Fino all’inevitabile default…