L’ex Gran Maestro Di Bernardo è un nastro trasportatore. Gli bastano poche domande per essere stimolato e accendersi: riannodare i fili e partire da lontano fino ad arrivare agli ultimi eventi. Ma le sue strade non sono quelle più battute, ma quelle dei registri chiusi, dei documenti investigativi e delle riunioni della massoneria di cui è stato Gran Maestro negli anni delicati tra il ’91 e il ’93. Ricostruisce la nascita della commistione tra mafia-stato e massonerie, la questione Gelli fino ai rapporti con la ‘ndrangheta e alla fine rivolge alcune domande all’attuale Gran Maestro Seminario.
Qui l’intervista completa https://www.youtube.com/watch?v=RyhGztguJT0
La prima commistione: lo sbarco e Gigliotti
Parte da lontano, appunto. Dalla nascita della massoneria stessa. Dai rapporti travagliati dei primi anni fino ad arrivare a quello che è il punto di rottura iniziale secondo lui. Il primo caso storico di commistione tra Stato, mafia e massoneria. Lo sbarco degli americani in Sicilia. Dietro quello sbarco hanno danzato ombre su cui ancora si fa fatica a gettare luce. Di Bernardo traccia i collegamenti: “l’allora stato nascente con gli alleati si è servito della mafia siciliana e della mafia di New York” e fin qua poco di nuovo, ma poi aggiunge: “ma anche della massoneria americana”. E alla richiesta di nomi traccia quello che giudica il punto di snodo principale: Frank Gigliotti. Uomo governativo americano, “ai vertici della massoneria” dice Di Bernardo, “ma anche della mafia e tenuto in alta considerazione dalla CIA”. E poi ancora: “è Gigliotti che raccomanderà Gelli”. Una figura su cui lavorare e approfondire.
“Gelli era parte integrante della massoneria”
Ma Gigliotti è il punto di contatto con la fase più misteriosa della massoneria italiana. La P2. La loggia propaganda due è sempre esistita, precisa da subito Di Bernardo. Era nata per dare riservatezza agli appartenenti più in vista. Ma c’è un aspetto sottovalutato: Gelli non agisce come cellula impazzita, errore nel sistema. Gelli era stato delegato dall’allora Gran Maestro. Era autorizzato e suo rappresentate. Gelli costruisce il suo potere come parte integrante della massoneria di allora. E Di Bernardo è convinto che ci siano molti aspetti ancora su cui far luce, le carte di Gelli non sono del tutto conosciute e lui ne ha copia. Ed è qui che si lascia sfuggire un riferimento: in quelle carte ci sono anche riferimenti a casi importanti, come il caso Moro.
Alla domanda. Perché non riferisce tutto alla magistratura, risponde con un’altra domanda: quale? “Rovistare in quelle carte significa anche parlare di magistratura, di una parte, almeno”. Poi dice: “Se dovessi avere giornalisti, magistrati con la volontà di andare fino infondo, io sono pronto”.
Le indagini di Cordova: “in Calabria sapevano”
Arriviamo agli anni caldi. Il ’92. Le indagini di Cordova. Cordova, allora pm a Palmi, chiede gli elenchi dei massoni calabresi, poi sequestra gli elenchi di tutta la massoneria. La sua intuizione è che la ‘ndrangheta avesse usato la massoneria come canale di espansione per il nord Italia. Anche questo è una ricostruzione su cui si potrebbe approfondire. Quello che viene fuori è che in Calabria e in Sicilia la massoneria è fortemente infiltrata dalla ‘ndrangheta. E cosa forse ancora più inquietante: “quando lo riferisco ai massoni calabresi, loro confermano la situazione”. Alla domanda: chi conferma? Fa un solo nome: “Ettore Loizzo, mio aggiunto, sapeva tutto”. E chi sapeva non poteva fare molto per contrastare la situazione.
E poi precisa chiaramente. Le indagini finirono nel nulla non per assoluzione, ma per decorrenza dei termini, perché Cordova andò a Napoli e si susseguirono i successivi senza mai riuscire a chiudere. Ad ogni modo Di Bernardo si dimise, e fondò una nuova obbedienza. La massoneria inglese, quella internazionale, tolse il riconoscimento al GOI e lo diede alla nuova obbedienza. Solo di recente il GOI lo ha riottenuto.
Gli ultimi anni: se va tutto bene, qual è la risposta a queste domande?
E sugli ultimi anni, quelli che cominciano dal 2017 e sotto la reggenza prima di Bisi e poi di Seminario si apre l’ultimo capitolo. Quello del negazionismo, lo definisce Di Bernardo. Negare ogni accusa, ogni connivenza, e querelare chi sospetta il contrario.
“Benissimo”, ribatte, “ma allora perché prima Bisi e poi Seminario hanno solo sospeso – a tempo indeterminato – e non espulso i casi accertati in via definitiva di appartenenza alla mafia?” e fa i nomi dei casi di Vito Lauria (in carcere per mafia e sospeso a tempo indeterminato), Lucio Lutri, Alfonso Tumbarello nel caso di Messina Denaro.
Perché non essere chiari e muscolari su questi casi se si vuole dare l’impressione di pulizia?
E a queste aggiungiamo le nostre domande che provengono dritte dal dossier sulle compravendite:
1) A chi sono andati i soldi per la casa massonica di Vibo?
2) La compravendita della casa di Cosenza è in regola? (Su questo anche l’Espresso ha sollevato dei dubbi)
3) Che rapporti ci sono con il Monte dei Paschi, all’epoca di Mussari? È vero che Bisi è stato assolto dall’accusa di riciclaggio), ma è vero che Bisi e Seminario si vedevano spesso con Pittelli?