“Mattoni” da poesia: Brunori Sas
“A differenza della trap, amo la sconfitta: il rigore alto di Baggio al Mondiale è l’estasi del mio fallimento. Ed ero un imprenditore…”
di Stefano Mannucci
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Dario, esca dalla nicchia. Accetterebbe di scrivere l’inno per i satelliti di Musk?
Già pronto. Per Elon cambierei anche la ragione sociale. Brunori Mask, ahah.
La Sas era l’impresa edile della sua famiglia.
La morte repentina di mio padre Bruno cambiò tutto. Tornai in Calabria dalla Toscana, i miei fratelli decisero che avrei dovuto occuparmi dell’azienda. Un anno e mezzo da imprenditore, cosa tosta, però i muratori anziani lodavano i nostri mattoni: erano solidissimi, non se ne rompeva uno. Argilla di prima qualità.
Suo padre faceva cose concrete, lei impalpabili come le canzoni.
Certi miei pezzi sono mattonate. Comunque, alla vigilia del mio primo album pensai che Brunori Sas fosse un modo per omaggiare la memoria di papà.
Il prossimo disco è quello del ritorno dopo cinque anni. Uscirà il 14 febbraio, suona come un possibile capolavoro. L’albero delle noci, stesso titolo della canzone che porterà a Sanremo.
Se sarà buono il merito è di Riccardo Sinigallia, che l’ha prodotto con me nella mia tenuta di San Marco. Riccardo mi ha spronato a dire ogni verità nelle canzoni, anche quelle disturbanti.
C’è una ballata da far venire le lacrime agli occhi, Per non perdere noi. L’amore di lunga durata diventa resistenza umana.
Quando l’ho fatta sentire a mia moglie Simona è scoppiata in un pianto liberatorio, poi in un sorriso. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno, quando si canta.
L’Albero delle noci è invece per la vostra bambina Fiammetta.
Scritta di getto, nella notte di un Sabato Santo. Scaturita dall’inquietudine di non sentirmi all’altezza come genitore, e di non mostrare a mia figlia solo le luci del mondo, non è sensato proteggerla dalle brutture che incontrerà nel cammino. Infatti in studio, piccola com’è, mi offriva marijuana per ispirarmi. Ah ah.
Aveva reinciso per la bimba l’album Cip come se fossero filastrocche.
Un flop. Non ci dormiva, piangeva, si addormentava con Sapore di sale. O con dei canti di chiesa che le sussurravo alle tre del mattino per non bestemmiare.
Ma l’albero esiste veramente?
È fuori dalla mia finestra a San Fili, dove vivo nel Cosentino. Sono 14 anni che mi suggerisce canzoni, e siccome non posso ripagarlo con i diritti, lo faccio con questo titolo. Ora che l’ho detto i miei detrattori andranno ad abbatterlo.
Nell’album ci sono pezzi registrati col cellulare.
In Guardia giurata parlo della famiglia: a un certo punto mi commuovo, così abbiamo lasciato questa registrazione con lo smartphone. A rifarla non sarebbe venuta sincera. Però non faccio l’apologia della famiglia. In Pomeriggi catastrofici racconto di quando tutto sembrava a posto nell’infanzia, ma già si annunciava un futuro meno sereno.
Sua madre è la vera artista di casa.
Ha fatto il conservatorio, insegnava musica, poi ha dovuto fare la casalinga. Mi cazzia, dice che solo da poco ho imparato a cantare decentemente. Adorava Mina, e così mia nonna Emma. I miei nipoti invece sono delle serpi in seno.
Perché?
Ascoltano la trap. Sono solo zio Dario. Ora sono motivati perché mi hanno preso come capitano al Fantasanremo. Li deluderò: non dirò parole astruse per fargli prendere punti.
Scena: lei e Tony Effe ultimi due finalisti, abbracciati, in attesa della proclamazione.
Sarebbe una foto iconica per i miei nipoti se vincesse Tony Effe. Io sono per la poesia della sconfitta, il rigore alto di Baggio alla finale mondiale è l’estasi del mio fallimento.
I trapper possono cantare la qualunque in nome della libertà e voi cantautori siete frenati da mille lacciuoli?
Ne parlo in La ghigliottina. Il maschio etero bianco che ha paura di dire qualsiasi cosa. E il verso “di cosa cantiamo oggigiorno?”.
Di cosa?
In un vecchio pezzo, Colpo di pistola, il mio protagonista era un femminicida. L’arte non può avere paura di rappresentare ciò che è mostruoso, semmai dovrebbe innescare un dibattito su come evitare l’inaccettabile. Ma se lo fanno i trapper si dice: sono solo ragazzi. Il cantautore è considerato uno di cultura e finisce per autocensurarsi. E così si spegne.
A marzo sarà nei palasport, il 18 giugno al Circo Massimo con l’orchestra. Se una Sibilla gliel’avesse profetizzato…
Le avrei detto: potevi risparmiarti il vaticinio, l’avevo previsto dal 2008. No, spero sia un evento comunque intimo, malgrado la grandeur del luogo. Al massimo ingaggeremo dei figuranti per le ultime file. O metteremo cartonati.
Qual è il suono della destra al potere?
Un suono vecchio, datato. Ma non vintage.