Maurizio Orrico, Sgarbi e le scatole di cartone

E’ da tempo che il poliedrico artista cosentino Maurizio Orrico è in cerca di una nuova chance. Da fedele warholiano qual è,  anche lui insegue i famosi 15 minuti di celebrità che finora non ha avuto. Non che gli siano mancate le opportunità, è che non le ha sapute sfruttare.

Diciamo che ha sprecato molto del suo tempo “lavorativo” a rincorrere determine, piuttosto che a sviluppare l’arte. Infatti nessun privato  ha mai comprato una sua opera. Tutto quello che ha venduto, lo ha venduto alla pubblica amministrazione, e tutto ciò che ha organizzato è stato sempre, in un modo o nell’altro, sovvenzionato con denaro pubblico.

Per chi non lo conoscesse, Maurizio (55 anni) è un artista completo. Dopo l’esordio pittorico, si concentra sulla fotografia – analogica e digitale – e sull’utilizzo di altri mezzi espressivi quali scultura, installazione e video artistici. Orrico è tra i fondatori e membro del PSL, Pluri Sensorial Laboratory, un laboratorio work in progress che si occupa di tecniche agevolanti la riduzione di anomalie percettive.

Tra le sue opere più significative ci sono di sicuro i Viaggiatori. Sette copie di enormi figure in resina sparse per il mondo, di cui due si trovano presso l’ex casa, ora pignorata del sindaco, palazzo Salfi, e un’altra  si trova nella villa di Martina Hauser, ex assessore del Comune di Cosenza e compagna dell’ex ministro Clini arrestato per intrallazzi vari. Peccato però che le sue “statue” altro non sono che un plagio delle più famose figure realizzate  da Jean Michel Folon (1934-2005).

Orrico, come si sa, ha anche velleità politiche, tant’è che ha provato anche a fondare un movimento politico, oltre a candidarsi con il suo migliore amico Occhiuto. Non è arrivato neanche a 90 voti.

E’ stato Maurizio a volere fortemente Sgarbi assessore a Cosenza. E Occhiuto lo ha accontentato. Anche per sua convenienza, ovviamente.

Con Sgarbi assessore al Comune di Cosenza la possibilità di farsi sponsorizzare dal più famoso e controverso critico d’arte d’Italia, si fanno concrete. Quello che gli serve a Maurizio, detto in una sola parola, vista la scarsità artistica, è una pastetta.

Infatti da quando Occhiuto ha nominato Sgarbi assessore, Orrico gli si è appiccicato addosso. Non lo molla un secondo. Qualunque cosa dice o fa Sgarbi, se ci fate caso, dietro c’è sempre lui, ad annuire e a leccare come un ossesso, nella speranza che Sgarbi prima o poi gli dedichi una mostra tutta sua. E da lì volare verso il successo che a come stanno le cose per lui, oggi è lontano anni luce. Senza una spintarella non se lo fila nessuno.

Orrico è totalmente dipendente da Sgarbi, pende dalle sue labbra, tant’è che gli ha dedicato un’opera: la capra.

Ha leccato talmente tanto che alla fine Sgarbi ha ceduto e gli commissionato la  realizzazione di una decina di case di cartone, da destinare ai senza tetto di Milano e Torino. Una specie di provocazione artistica per sensibilizzare le autorità ad attenzionare e a risolvere questo triste problema della gente che vive per strada. L’iniziativa è chiamata «Casa del clochard».  Un Orrico sensibile ai drammi umani e aperto ad esplorare uno spaccato sociale distante chilometri dal suo modo borghese di vivere. L’operazione messa in piedi da Sgarbi/Orrico a Milano e a Torino, non si ferma solo alla provocazione artistica, ma di fatto sopperisce, e fornisce una vera e propria mini abitazione a chi non possiede neanche una coperta. Quando l’arte diventa concretezza.

Una idea fantastica, quello che mi chiedo è questo: come mai Sgarbi e Orrico,  non hanno inteso proporre questa stupenda iniziativa ad Occhiuto, visto le cifre dell’emergenza abitativa in città? Un modo per coniugare arte e bisogno. Un successo annunciato. Peccato: l’ennesima occasione sprecata per la nostra città.

Del resto si sa: i migliori cervelli della nostra città se ne vanno tutti fuori a lavorare perché qui da noi fare arte è veramente difficile. Specialmente ora che l’attenzione della Dda  è tutta concentrata sul Comune di Cosenza e fare  una delle solite determine tarocco è complicato.