Meglio fare il pastore in Aspromonte e non il bidello a Sondrio
di Gioacchino Criaco
I 1200 euro di un collaboratore scolastico, in un qualunque posto dell’area padana non bastano per vitto e alloggio, figurarsi a dover progettare una vita. Eppure se ne vanno a frotte dal Sud a inseguire un posto fra il personale scolastico, che la Scuola è diventata la fabbrica del terzo millennio, la Fiat di un tempo. Il pastore fra latte e derivati e carne ne guadagnerebbe di più, l’aria aperta, la libertà, la natura, niente ordini e padroni, la terra propria. Si, la terra propria non è più propria, giusto per capire come ciò che sia possibile in teoria poi non lo è nella pratica. La terra in Aspromonte è dello Stato, e lo Stato da secoli si inventa trucchi per cacciare la gente, spingerla verso i porti e le stazioni. L’Aspromonte è parco, dentro decide lo Stato quello che puoi fare, se i tuoi beni sono in zona A non puoi farci quasi nulla.
Il mestiere del pastore è diventato impossibile, niente attività agro silvo pastorale. Decidono loro sulla terra nostra. E se sei di uno dei paesi d’Aspromonte, come è ovvio sia, un parente per rifilarti una interdittiva antimafia te lo trovano e allora addio contributi e sovvenzioni… senza farla lunga, lo Stato ha deciso che non lo psi possa fare il pastore in Aspromonte e allora i pastori aspromontani vanno a custodire i bambini nelle scuole della Valtellina. Questo è uno dei tantissimi meccanismi della partenza, per ognuno il sistema economico si è dedicato con passione , senza alcun tipo di contrasto .
Per questo hanno sempre vinto facile: loro creano le ragioni della partenza e noi nemmeno parliamo del motivo dello stare. Della lotta per non morire.









