Le indagini sulle eventuali “coperture» del superlatitante Matteo Messina Denaro si sono spostate anche nel territorio di Trapani. Sotto esame degli investigatori ci sono i medici che nel corso del tempo possono essere entrati in contatto con il boss nel periodo che va dal 2019 fino a quando il boss è stato preso in carico, come paziente oncologico, dalla clinica La Maddalena Di Palermo. Quello che gli investigatori vogliono accertare è se qualcuno dei sanitari che lo aveva in cura fosse stato a conoscenza dell’identità di Andrea Bonafede, nome sotto cui si celava nel documento di identità e nella tessera sanitaria il boss di Castelvetrano.
Un’indagine ancora in corso che è partita con la perquisizione al reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate, effettuata dai carabinieri ieri mattina. Quando gli uomini dell’Arma sono arrivati in ospedale, il primario, Filippo Zerilli, era assente per malattia e adesso si sta valutando la sua posizione. L’iscrizione nel registro degli indagati, di cui si è avuta notizia oggi, pare sia un atto dovuto. Ma si stanno analizzando anche le posizioni di altri medici. La prima diagnosi intestata a Bonafede-Messina Denaro è firmata da Michele Spicola, medico patologo dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, in servizio all’ospedale Vittorio Emanuele di Castelvetrano. Ma l’iter sanitario del boss latitante poi si è spostato all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo dove il 13 novembre 2020 ha subito l’asportazione del tumore al colon. Successivamente ha lasciato la provincia di Trapani per ricevere le cure della clinica La Maddalena dove ha subito un altro intervento chirurgico per alcune metastasi, nell’aprile del 2021. Sembra che Messina Denaro si sia vaccinato contro il Covid nell’hub di Castelvetrano come soggetto “fragile».