Questo articolo è stato pubblicato su L’Espresso il 25 marzo 2018 e rappresenta una testimonianza importante sulla latitanza di Matteo Messina Denaro e sul “filone calabrese” della vicenda.
“Ho incontrato Matteo Messina Denaro. L’ho conosciuto al porto di Palermo, poi avevamo un altro appuntamento in Toscana, dove è protetto da uomini della ‘ndrangheta”. E’ una storia tutta esclusiva quella raccontata dal settimanale L’Espresso da oggi in edicola a firma di Lirio Abbate e Giovanni Tizian. Un testimone toscano di 45 anni avrebbe infatti rivelato incontri avuti con il superlatitante da 25 anni, aprendo a nuovi scenari sull’ultimo boss di spicco di Cosa Nostra tra i più ricercati al mondo.
L’uomo delle rivelazioni viene chiamato “Gino”, senza che ovviamente ne venga svelata la sua vera identità. Si tratta di un soggetto “con qualche disavventura giudiziaria – racconta L’Espresso – e vecchie amicizie con siciliani legati a Cosa nostra e calabresi appartenenti a clan della ‘ndrangheta”.
“Della sua rete di protezione si occupano alcuni esponenti della ‘ndrangheta”
Tramite la ricostruzione della dichiarazioni del super testimone, l’Espresso parla di “una rete di fiancheggiatori e complici lontana da quella trapanese. A partire dal fatto che il boss ha spostato diversi suoi interessi economici e criminali in Toscana, che ha soggiornato di frequente nella zona di Pisa, che viaggia spesso per Lamezia Terme e che della sua rete di protezione oggi si occupano anche alcuni esponenti della ‘ndrangheta, della zona ionica e dei clan di Rosarno“.
Le scene degli incontri riservati raccontati dal testimone, che riguardano anche un componente della famiglia di Matteo Messina Denaro, si sarebbero così svolte in una trattoria vicino allo scalo aereo di Pisa. “Da questo locale sono passati esponenti delle famiglie siciliane e dei clan calabresi”. Emergono così i posti in cui ha alloggiato, e il territorio che ha frequentato, si apprende delle sempre più precarie condizioni di salute del boss e la clinica in cui è stato sottoposto alla dialisi.
“Lo “Zio” ha preso un volo da Pisa per Lamezia Terme”
Nella memoria del testimone sono custoditi altri frammenti utili a ricomporre, secondo l’Espresso, la oltre ventennale fuga del boss trapanese. Il testimone spiega che le visite del latitante si sarebbero ripetute più volte in Toscana, “dove ha trascorso diversi giorni di vacanza a luglio anche a Forte dei Marmi” e in alcune occasioni avrebbe alloggiato in un resort di pregio sulle colline pisane con piscina e vista mozzafiato.
La persona a conoscenza di questo fatto è del giro del calabrese, e fornirà anche il dettaglio di uno dei viaggi del boss trapanese: “Lo “Zio” ha preso un volo da Pisa per Lamezia Terme”. Le rivelazioni del super testimone pubblicate da L’Espresso sono poi passate al vaglio dei magistrati della Procura distrettuale antimafia di Firenze.