Mileto. Dopo il parco a Nicholas Green, bisognerebbe dare la cittadinanza onoraria all’Eurocoop

MILETO: DOPO IL PARCO A NICHOLAS GREEN, LA CITTADINANZA ONORARIA ALL’EUROCOOP

Dopo quasi 30 anni a Mileto viene intitolato un parco a Nicholas Green, il ragazzo americano ucciso mentre transitava sull’autostrada del Sole. Per quell’omicidio sono stati condannati  Michele Iannello e Francesco Mesiano. All’inaugurazione del Parco urbano Nicholas Green c’erano tutti, dal sindaco, Salvatore Fortunato Giordano, al vescovo Attilio Nostro, al procuratore della Repubblica Falvo. Il sindaco ha sottolineato ”il grande valore di questa giornata  è rendere gratitudine alla famiglia di un bambino incolpevole che ha perso la vita per mano delinquenziale. Era il minimo che potevamo fare. Oggi è per noi un momento di rinascita. Dopo 29 anni Mileto esce finalmente dall’oblio e si riscatta in modo formale, anche se di fatto è stata sempre vicina alla famiglia Green. Ogni bambino potrà ritrovarsi nel parco e chiedere ai propri genitori chi era Nicholas”.  Senza alcun dubbio va sottolineata la sensibilità del sindaco a voler intestare il parco a Nicholas Green e quindi a ricordare quella tragica pagina. Non vorremmo, però, che il sindaco pensasse veramente che solo con questo gesto si possano cancellare fatti e avvenimenti che indicano come a Mileto la presenza della ‘ndrangheta sia ormai radicata profondamente in tutta la sua realtà. Non è col silenzio che Mileto si riscatta e  può uscire dall’oblio.  Michele Iannello, uno degli assassini di Nicholas Green, è divenuto collaboratore di giustizia e ha svelato l’organizzazione mafiosa a Mileto e nelle sue frazioni. Nell’ultima operazione Maestrale 2 di Nicola Gratteri e della Dda di Catanzaro ampio spazio viene dedicato alla ‘ndrangheta di Mileto.

MILETO E LA SUA STORIA

Mileto non è un paese qualunque, i suoi abitanti si vantano di essere la Capitale Normanna di Ruggero I  prima della conquista della Sicilia. E’ sede di una delle Diocesi più antiche e grandi d’Italia. Ha dato i natali alla mistica Natuzza Evolo e a Paravati sorge la Basilica a lei dedicata. La domanda che nasce spontanea è come ha fatto una cittadina con una storia simile a cadere in mano ad una delle cosche più feroci della Calabria. Per anni gli stessi abitanti di Mileto si sono nascosti dietro il dito che la ‘ndrangheta fosse un fenomeno marginale confinato nella frazione di San Giovanni. Sarà stato anche vero, sta di fatto che oggi la ‘ndrangheta impone le sue leggi dove vuole, in qualunque settore, imprenditoriale, del volontariato, dei servizi.

OPERAZIONE MAESTRALE 2, LE LOCALI DI ‘NDRANGHETA A MILETO

L’ordinanza Maestrale 2 ma anche quella Maestrale 1, per non parlare di quelle più antiche Stammer 2 e Dynasty, ci confermano che ”… a Mileto esiste una “Struttura di ‘ndrangheta” pienamente operativa con il dominio delle famiglie GALATI— MEDIANO- PITITTO- PROSTAMO-TAVELLA”.

Una ‘ndrina antica di cui si viene a conoscenza negli anni ’80 dopo la faida che vide contrapposti i Pititto con i Tavella. Si scrive nell’ordinanza che la “faida di Mileto” esplosa dalla metà degli anni ‘80 è stata determinante per gli odierni assetti criminali”. Il pentito Michele Iannello nel 2018 dichiara: All’epoca a San Giovanni di Mileto era costituita una ’ndrina distaccata dei MANCUSO” diviene una struttura criminale autonoma quale Locale di San Giovanni di Mileto… “a San Giovanni di Mileto nel  1987  attraverso Peppe MANCUSO ci veniva riconosciuto il locale ed il territorio di competenza era San Giovanni di Mileto e Mileto”  riconosciuto  dall’allora riferimento del “Crimine” dell’area individuato in un appartenente della famiglia MANCUSO e nello specifico  in MANCUSO Giuseppe alias  “Peppe Mbrogghia”.

LA SPAZZATURA E’ ROBA NOSTRA

Il controllo del territorio è sistematico, non c’è settore o attività in cui la locale non interviene. L’ordinanza  Maestrale 2 ci parla dell’aggressione del responsabile della ditta Eurocoop srl che gestiva nel 2018 la raccolta dei rifiuti nel Comune di Mileto. ”Prima che arrivasse questo qua… Quando Turi ha dovuto picchiare a quello dell’Eurocoop […J Che qua… gli hanno dovuto incendiare il camion! […J.””. A causa della impossibilità per la Eurocoop di proseguire nella raccolta dei rifiuti, il Comune di Mileto l’ha sostituta con la ditta MURACA srl”.

Questo è il tono della conversazione  tra Galati Michele, Polito Domenico e  Nicolaci Vincenzo “assessore” che riferisce che fu lui a portare a Mileto la nuova ditta Muraca srl a cui con affidamento diretto fu data la gestione della raccolta dei rifiuti. Sempre secondo l’ordinanza della Dda di Catanzaro si evidenzia che fu lo stesso Nicolaci “assessore” “a portare  le mazzette a PITITTO Salvatore, il NICOLACI è ancora più preciso, riferendo che era lui personalmente a portare i soldi a questi e gli stessi venivano consegnati in contanti a somme di 1.200 euro al mese […] No.., gli portavo io 1. 200 euro al mese… Michele non  insistere! Me li dava a me in contanti… 1. 200, solo Mileto aveva! All’epoca Pizzo non glieli faceva bonifici (…)”.

Vincenzo Nicolaci viene appellato “assessore” perché era stato assessore nella giunta Varone sciolta per mafia nel 2012. Nella stessa giunta erano presenti Domenico Colloca e Antonino Fogliaro. Tutti e tre raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare nell’operazione Maestrale. Antonino Fogliaro si trovava già in carcere per una condanna definitiva per traffico internazionale di droga. I fatti attribuiti a Nicolaci si riferiscono al 2018. Ma già nella relazione della Commissione di accesso agli atti, che ha portato nel 2012 allo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Mileto per infiltrazioni mafiose, emerge  che Vincenzo Nicolaci il 12 giugno 2016 è stato controllato dalle forze dell’ordine a Vibo Valentia in compagnia di Salvatore Mancuso (cl ’72), di Limbadi, alias “lo Zoppo” ( deceduto), fratello dei più noti boss Giuseppe (cl ’49), Diego, Francesco (Tabacco) e Pantaleone (“Ingegnere”) Mancuso.

CENTRO DI ACCOGLIENZA PER IMMIGRATI

L’altra figura è quella di Domenico Colloca, che viene tirato in ballo come riferimento della locale di Mileto nel  settore della gestione del catering, delle mense scolastiche e ospedaliere, nonché della distribuzione dei pasti ai centri per gli immigrati. Su Domenico Colloca abbiamo già scritto. Dalle ordinanze Maestrale 1 e Maestrale 2 si evidenzia che la ‘ndrina di Mileto fa un salto di qualità,  grazie al suo intervento riesce a mettere le mani sulle mense ospedaliere , riesce a controllare il centro d’accoglienza per i minori insieme all’avvocato Azzurra Pelaggi. E’ interlocutore di esponenti politici di primo piano come l’On. Mangialavori, Vito Pitaro e in precedenza Brunello Censore. Tratta da pari a pari con dirigenti massimi dell’Asp come Cesare Pasqua riuscendo a concludere un accordo reciprocamente vantaggioso a discapito degli interessi della collettività. Tutte cose già scritte.

Qui vorremmo ricordare solo la conversazione telefonica con l’On. Mangialavori agli atti del Maestrale 1 quando per evitare la chiusura del centro accoglienza per i minori smosse tutti i suoi canali politici. Prima interviene con Vito Pitaro per sincerarsi della volontà del sindaco di Vibo Valentia, Elio Costa, e poi telefona direttamente all’On. Mangialavori. Dal tenore della telefonata si evincono i rapporti amicali e politici tra i due: “Senatore buongiorno…, era una cosa mezza urgente, quindi ho detto io, lo chiamo. Devo venire a trovarti con Azzurra Pelaggi…”.  

Giuseppe Mangialavori riferiva quindi a Colloca di chiamare Francesco Pascale “dato che questi è già a conoscenza della problematica”. Colloca e Pascale si incontrano in un bar e Pascale rassicura il Colloca sull’interessamento alla questione dell’On. Mangialavori. Questa intercettazione è importante per dare il quadro dei contatti di Colloca con il mondo politico, poi non verrà più riproposta nell’ordinanza Maestrale 2. Ce ne sfugge il motivo. Va detto che Vito Pitaro e l’On. Mangialavori non sono indagati, mentre Azzurra Pelaggi e Domenico Colloca sono stati arrestati. L’arresto della Pelaggi è stato successivamente revocato dal Gip di Catanzaro. Quello che ci interessa è dimostrare i collegamenti politici trasversali e i contatti tra presunti  mafiosi e politici. Nell’ordinanza Maestrale 1 si scrive che Domenico Colloca risulta “collegato politicamente al consigliere regionale Vito Pitaro e rappresentava anche il punto di riferimento del sodalizio nell’ambito politico ed istituzionale, vantando anche rapporti con uomini politici di livello nazionale come Giuseppe Mangialavori.

FATTI E FATTACCI

Nell’ordinanza Maestrale 2 c’è di tutto. C’è l’episodio che sfiora la farsa della tangente che un certo Mazzeo Michele va a chiedere ad un ristorante “I due forni di Cocis” che ha due sedi, una a Mileto e l’altra a Pizzo. Mazzeo chiede 15 mila euro di tangente per la sede di Pizzo e quindi va a chiedere l’autorizzazione alla famiglia Bonavota che controlla quella realtà. Esce fuori che il Cocis già a Mileto pagava la tangente ad un certo Mesiano. Alla fine  il Mazzeo, invece dei 15 mila euro, si deve accontentare di 15 polli cotti al forno, 7 pizze, patatine fritte, patate al forno.

Oppure sempre lui, questo Mazzeo, che fa il giro dei pezzi da novanta per comunicare loro che a Mileto da quel momento in poi comandava lui e non più i Galati e i Mesiano. E tutti preoccupati e imbarazzati, fino a quando Razionale non gli spiattella in faccia che lui a San Giovanni conosce solo i Galati e che lui non conta niente.

Una commedia alla Goldoni con Arlecchino servitore di due padroni, quando un certo Filippo Gasparro compra un terreno e i Galati gli comunicano che deve pagare un 20% di tangente e in più sul terreno acquistato devono transitare le sue pecore e capre. I Galati si scervellano a capire come ha potuto quel Gasparro comprare un terreno senza la loro autorizzazione e scoprono che l’autorizzazione gliel’aveva data Domenico Arena che non aveva competenza sul loro mandamento. All’acquirente non rimane che chiedere scusa ai Galati e pagare di nuovo la mazzetta dopo aver tentato di avere uno sconto. Anche qui cerca di inserirsi il famigerato Mazzeo che tenta anche lui di avere una quota della mazzetta. La stessa sorte tocca a Barone Giuseppe che acquista dei terreni in Filandari e a Mileto, e che subisce il taglieggiamento degli ulivi per mano di un certo Paglianiti a cui avevano sottratto acquistandolo un terreno che aveva in affitto. Il Barone  si rivolge ai Galati che gli garantiscono la protezione però intanto comincia a mettere mano nella tasca e tieniti forte.

Siamo alle Malebolge di Dante, uno spettacolo da farsa se non fosse  che siamo difronte a gente senza scrupoli nella loro brutalità. Dopo la faida degli anni ’80 che vide contrapposti i Pititto con i Tavella arriviamo alla faida degli anni 2013 che vedono contrapposti i Corigliano con i Mesiano per problemi di vicinato e di confine tra le loro proprietà. Questo porta all’ omicidio prima di Giuseppe Mesiano avvenuto a luglio 2013 e dopo un mese c’è la vendetta con l’omicidio di Angelo Corigliano.

FURTO DELLE CARTE D’IDENTITA’

Nell’ordinanza Maestrale 1 si racconta del furto delle carte d’identità dall’ufficio anagrafe denunciate a febbraio 2019 e risalenti secondo gli investigatori a settembre 2018 quando era in carica la giunta di Rosa Mazzeo che poi si dimise dopo pochi mesi. Dall’ordinanza esce fuori che a consegnare le chiavi del Comune fosse stato il vicesindaco del tempo, Antonio Prestia. Ne è certo Bartone: “Il Prestia… ecco qua… testa di cazzo… inc.le.. che mi lascia le chiavi… Prima me le promette le cose…”, “Allora io… E quando me le dai queste chiavi?”; Prestia: “Quando vuoi!”; “Vieni a casa…. Te le dò.. e ti fai le copie… La chiave del Comune te la do io”). Nel prosieguo della conversazione, Bartone avvisava Prestia che l’indomani si sarebbe portato presso casa sua per avere le chiavi (“Vedi che domani (imprecazione) davanti casa tua vengo a coricarmi.” – … “ Domani sera alle sei vengo là.. io!) e alla fine lo ammoniva (“E non vi presentate più in politica… che non vi diamo più un voto…”).

PARENTI SERPENTI

Anche l’attuale amministrazione viene  sfiorata da parente e amicizie  sospette. Come la presenza dell’assessore Pasquale Luccisano, all’epoca consigliere comunale di maggioranza, al compleanno di  Benito Tavella che si trova ora agli arresti per associazione mafiosa, nipote del boss Giuseppe Prostamo ucciso nel 2011. La famiglia Tavella risulta “vicino alla locale cosca denominata Prostamo-Pititto-Iannello” della frazione di San Giovanni. Tale legame è consolidato anche da un rapporto di parentela che si manifesta tra il padre Fortunato Tavella e i suoi fratelli e sorelle che a loro volta sono coniugati con degli appartenenti alle famiglie Prostamo e Iannello”. Non a caso, i Tavella sono anche zii e cugini del più noto Michele Iannello, collaboratore di giustizia, e condannato all’ergastolo per l’omicidio del bimbo americano Nicolas Green. E qui si ritorna alla casella di partenza.

DIOCESI DI MILETO E BASILICA DI NATUZZA

All’iniziativa dell’inaugurazione del Parco urbano Nicholas Green era presente il vescovo di Mileto Attilio Nostro, assurto alle prime pagine dei quotidiani perché ha proposto ai fedeli di firmare una petizione contro l’aborto. Nel suo primo anno pastorale a Mileto non si ricordano altrettanti messaggi forti e incisivi contro la ìndrangheta. Eppure la Diocesi è stata sfiorata dallo scandalo della costruzione del Santuario voluto da Natuzza a Paravati. L’allora direttore della fondazione “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”, padre Michele Cordiano ha ammesso, nel corso di un interrogatorio,  di aver scelto di “assecondare il suggerimento” di  Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta” allo scopo di assicurare una “tutela ambientale” sui cantieri.

Insomma, il prete disse si al boss per stare tranquillo e portare l’opera a compimento senza “incidenti” di percorso. In effetti la ditta Mirarchi Antonio e fratelli, una volta vinto l’appalto, su indicazione di padre Cordiano, si rivolse alla ditta indicata da Mancuso, che fornì “tutto il calcestruzzo impiegato nella costruzione”. Certo, la notizia è del 2013, sta di fatto che dopo tale notizia Padre Cordiano viene allontanato dalla fondazione Natuzza, vi ritorna un paio di anni fa con Monsignor Olivo, dopo la defenestrazione del vecchio Vescovo Renzo, e a settembre scorso il  vescovo Attilio Nostro lo conferma come rettore della basilica di Natuzza per altri 5 anni. Se avesse messo una decima parte del suo fervore antiabortista sicuramente Padre Codiano sarebbe  in un altro incarico lontano dalla basilica costruita con il cemento dei Mancuso.

CONCLUSIONI

Il nuovo prefetto di Vibo Valentia, dopo aver ordinato l’accesso agli atti che ha portato alle immediate dimissioni del sindaco Giuseppe Marasco, ha dichiarato che sono sotto osservazione altri tre comuni. Vedremo quali saranno e speriamo che non vi sia anche Mileto. Di certo una conclusione ci sentiamo di farla. Noi prendiamo come un segnale ben augurante l’intestazione del parco a Nicholas Green, di certo solo quest’atto non può bastare a riscattare e far uscire Mileto dall’oblio. Per dare un segnale ancora più forte, consigliamo al sindaco Salvatore Fortunato Giordano di dare la cittadinanza onoraria a quell’amministratore dell’Eurocoop che fu picchiato. intimorito e  cacciato da  Mileto solo perché non ha piegato la testa alle pretese estorsive delle locali di ndrangheta di Mileto. D’altronde, dopo il tartufo di Roby Facchinetti sarebbe un gesto altrettanto significativo e importante… O no?