A Reggio Calabria molti osservatori cella politica commentano che non si riesce a “superare” l’eterna contrapposizione Scopelliti-Falcomatà. E in effetti le cronache politiche riflettono ancora oggi questo annoso duello che sembra non voler finire mai, anche quando i soggetti non sono neanche protagonisti diretti delle sfide politiche.
Come scrive Pasquale Romano su CityNow “è l’ennesimo round di una sfida che non vuole saperne di conoscere l’epilogo. Sul tappeto, le pagine migliori e quelle più brutte che la città e tutti i reggini hanno sfogliato in questi 20 anni. Il duello rappresenta uno dei codici narrativi per definizione. Che si tratti di un film, di letteratura, di poesie o canzoni, la singolar tenzone storicamente appassiona come poco altro e divide in fazioni contrapposte. La disputa in questo caso va ben oltre la semplice contrapposizione tra i due diretti protagonisti, i quali hanno dominato la scena politica negli ultimi 20 anni in riva allo Stretto. Si tratta di due mondi opposti e contrari che si scontrano, filosofie agli antipodi, “diversità genetiche” come definite da Falcomatà e che entrambi rivendicano orgogliosamente….”.
“A Reggio Calabria – aggiunge Pasquale Romano –, c’è anche la matematica a sezionare in due parti distinti e separate il decennio (poi interrotto) di gestione Scopelliti rispetto ai 10 anni ancora in corso di amministrazione Falcomatà. In mezzo, l’inferno incandescente e non del tutto chiaro relativo allo scioglimento del Comune che ha portato all’incubo del commissariamento. Dal ‘Modello Reggio‘ alla Svolta assicurata da Falcomatà, rimasta in gran parte teorica, sino ad arrivare al dinamismo ardimentoso dell’amministrazione nell’ultimo periodo, con il sindaco evidentemente deciso a chiudere con lo sprint il suo secondo mandato…”.
E inevitabilmente riaffiora il passato, che coinvolge addirittura anche il “vecchio” Paolo Romeo e lo scomparso Itali Falcomatà, padre di Giuseppe… Perché per conoscere il presente bisogna sempre partire dalla storia.
Paolo Romeo, l’ex parlamentare del Psdi arrestato nell’ambito dell’operazione “Mamma Santissima”, in occasione delle elezioni amministrative del 2002 avrebbe dirottato voti della ‘ndrangheta, fino ad allora andati a beneficio dell’ex sindaco di Reggio Calabria Italo Falcomatà (padre dell’attuale primo cittadino Giuseppe, scomparso prematuramente durante il mandato amministrativo), su Giuseppe Scopelliti, poi eletto a discapito di Demetrio Naccari Carlizzi, genero e cognato, rispettivamente, di Italo e Giuseppe Falcomatà, candidato sconfitto del centrosinistra.
Il particolare emerge dall’ordinanza del Gip, Domenico Santoro.
Nel ricostruire gli interessi della ‘ndrangheta nel settore della manutenzione e dei lavori pubblici in generale, i pm della Direzione distrettuale antimafia reggina, che hanno coordinato l’indagine “Mamma Santissima” eseguita dal Ros e dai Carabinieri del comando provinciale, parlano di Italo Falcomatà e Demetrio Naccari Carlizzi dopo avere delineato la figura di Vincenzo Carriago del cui sostegno, secondo quanto e’ scritto nell’ordinanza, i due esponenti del centrosinistra avrebbero beneficiato.
Al riguardo, negli atti si fa riferimento anche alle dichiarazioni di alcuni pentiti riportate in operazioni precedenti in cui le minacce subite dall’allora primo cittadino sono messe in relazione con il mancato rispetto degli impegni assunti con la cosca.

“Non v’e’ dubbio, quindi, che Falcomatà e Naccari Carlizzi – si legge nell’ordinanza – hanno beneficiato del sostegno mafioso di Carriago Vincenzo quantomeno in occasione delle consultazioni elettorali del 2001 e che in vista di quelle del 2002 Naccari Carlizzi aveva reiterato la richiesta di sostegno. L’imprenditore, invero, aveva opposto un netto rifiuto – sottolineano gli inquirenti – invocando il fatto che gli accordi raggiunti la volta precedente non erano stati rispettati e aveva anche declinato l’offerta di un’ipotesi di lavoro ammontante a 100.000.000 di lire“.
Sempre secondo quanto e’ scritto nell’ordinanza, “la vicenda in esame, dunque, mostra come Romeo abbia intercettato l’elettorato mafioso di Falcomata’ Italo e lo abbia orientato verso Scopelliti Giuseppe. In conseguenza – scrivono ancora gli inquirenti – , padrone della macchina comunale, tanto delle componenti politiche quanto di quelle amministrative, ne ha condizionato il funzionamento piegandolo alle esigenze di appartenenti alla ‘ndrangheta“.