Molestie all’Unical. Fem.In.: “Il rettore se la canta e se la suona da solo”

SULLE MOLESTIE, IL RETTORE UNICAL SE LA CANTA E SE LA SUONA DA SOLO

Se c’è qualcosa che ci fa pensare al famoso detto “mettere le mani avanti per non cadere indietro” è proprio il comunicato del rettore UNICAL dott. Leone, a seguito delle testimonianze pubblicate sulle molestie in università.

È bastato un sondaggio lanciato dal profilo Instagram di Fem.In. e una domanda semplice, “l’università è un luogo sicuro?” per raccogliere centinaia di testimonianze che trovate ancora tra i contenuti in evidenza per scoperchiare il vaso di Pandora.

Ma noi indietro, invece, ci vogliamo tornare eccome, perché il problema della violenza di genere in UNICAL non è un fenomeno che nasce oggi, anzi, e verso il quale non sono mai stati presi adeguati provvedimenti.

📝 Di base ci risulta già quanto meno poco ortodosso che nel suo comunicato si citino organi che a tutti gli effetti non funzionano o che sono stati istituiti da poco più di un mese, senza neanche una mail che informi in maniera capillare gli/le studentə, ma ciò che ci fa ancora di più rabbrividire è come gli stessi vengano concepiti e che nel loro concepimento non siano statə interpellatə gli/le studentə in prima persona, a dimostrazione del fatto che queste sono solo operazioni di facciata. Come possono essere sicuri per gli/le studentə degli organi in cui operano persone che all’interno della stessa università godono di rapporti informali con gli stessi docenti/amministrativi molestatori?

Se le vittime di queste indegne azioni preferiscono segnalare a noi, è per colpa della poca fiducia che l’istituzione universitaria ispira, colpevolmente dati i suoi trascorsi e il suo essere esemplificazione di un sistema paramassonico, permeato di clientelismo e omertà.

Inoltre, la cosa che davvero ci lascia più amareggiate è questa morbosa attenzione di facciata alla tutela della singola vittima, piuttosto che ai provvedimenti (non presi) contro i docenti o gli amministrativi che abusano del loro ruolo di potere, come strumento di prevenzione e di tutela verso la comunità studentesca tutta. Ad oggi sappiamo che una minima parte di questi è stato spostato di dipartimento o ufficio, come se questa fosse una soluzione sufficiente, mentre tutti gli altri, la maggior parte, rimangono ben saldi sulle loro poltrone nello stesso identico posto, godendo di una serie di agganci e relazioni che fino ad oggi hanno garantito il silenzio su fatti ben noti nell’ateneo.

🙊 Su tutto il resto il rettore tace: sulle porte dei bagni impossibili da chiudere, sulla scarsa illuminazione, sulle molestie da parte dei carabinieri volontari o dei vigilanti, sulla mancanza di sostegni adeguati a chi non conosce la lingua o gode di diverse abilità con conseguenti episodi di violenza psicologica da parte di docenti o sulle incursioni notturne o non preavvisate da parte dei custodi, rigorosamente uomini, in alloggi per studentesse.

🔄 Cose che ci teniamo a ribadirlo, sono note anche al catrame che ricopre ponte coperto e scoperto, ai vetri di ogni singolo cubo e persino alle fotocopie dei libri di testo.

❗ Non pervenuto invece è il ruolo delle associazioni studentesche che spesso sono palestra politica dei grandi partiti, che millantano chissà quali attività per rendere sicuro il campus, che nella realtà si sostanziano in una militarizzazione dell’Ateneo da parte di quegli stessi soggetti che ogni giorno ci molestano.

Insomma, c’è poco da girarci intorno, non esiste, ad oggi una volontà dell’ateneo di risolvere in maniera strutturale determinate problematiche ma anzi il tentativo di prenderci in giro, come se non fossero sufficienti gli abusi e le molestie quotidiane a cui siamo sottoposte, ci lascia un retrogusto amaro che qualcuno dovrà pur pagare.

SIAMO DONNE, SIAMO MIGRANTI, SIAMO DIVERSAMENTE ABILI, SIAMO TUTTO CIÒ CHE VOI NON CONTEMPLATE, MA DI SICURO NON SIAMO FESSƏ.

STATE ATTENTƏ, SIAMO INCAZZATƏ!
Cosenza, 31.03.2021
FEM.IN. Cosentine in lotta