Montalto. Nasce comitato contro l’autonomia differenziata. Appello ai consiglieri comunali

Al Sindaco
Alla Giunta
Ai Consiglieri Comunali di Montalto

Siamo un gruppo che si è formato spontaneamente raccogliendo l’accorato appello della senatrice Liliana Segre: “non voglio, non posso tacere”. Siamo persone di diverse appartenenze politiche, a volte con visioni diverse del mondo, animate da culture non sempre simili, ognuno con un bagaglio piccolo o grande del proprio vissuto, ma tutte che si riconoscono nell’invocazione: “ non voglio, non posso tacere”. Non possiamo più tacere osservando la deriva verso cui sta sprofondando il nostro Paese con la legge sull’autonomia differenziata e la proposta di legge costituzionale sul premierato.
Ci siamo ritrovati per scambiarci idee, disegnare percorsi, per discutere sul che fare adesso per cercare di dare un piccolissimo contributo al fine fermare questa deriva.
Questa legge produce aumento di diseguaglianze e povertà, ancora più insopportabili dopo anni di politiche di austerità, dopo la pandemia, in presenza di guerre commerciali, tecnologiche e finanziarie. Abbiamo assistito in questi anni ad uno scambio: progresso contro diritti sociali sino a ridurre gli uomini in schiavitù.

Con la legge sull’autonomia differenziata l’Italia sarà divisa in tanti piccolo stati, in tante piccole patrie, con regolamenti procedure e funzioni diverse. Sembra di rivedere l’Italia preunitaria. Forse peggio di allora. Adesso a governare saranno venti sistemi di potere famelici, centralizzati. L’istituto regionale accentuerà le sue caratteristiche di catafalco irriformabile con grande delusione per chi ha creduto e crede ancora nel regionalismo, fondato sui fabbisogni di territori e comunità. Una divisione che fa paura anche alle di imprese che si troveranno a combattere con un coacervo di norme e regolamenti. Non ci saranno politiche nazionali necessarie in settori come l’energia, per potere competere come sistema paese in Europa e nel mondo

Sono 23 le materie che possono essere trasferite alle Regioni che ne faranno richiesta. Per 14 di queste il trasferimento non potrà avvenire prima della definizione dei LEP ( livelli essenziali delle prestazioni). Per alcune, come la sanità, risultano già definito tali livelli. Con il trasferimento delle competenze la sanità perderà il suo carattere universalistico, con l’augurio che no si verifichi un’altra pandemia come quella che abbiamo già vissuto.
I poteri concessi in sanità non sono pochi. Rilevanti fra questi appaiono la gestione di fondi integrativi, con il rischio di rivedere dopo decenni sistemi mutualistici- assicurativi; mano libera sulla formazione post-laurea; nascita di un mercato competitivo per l’ingaggio di professionisti; l’avvio di una concorrenza selvaggia nel reclutamento di medici, infermieri, professionisti vari con conseguente svuotamento dei contratti collettivo nazionali. Assisteremo a fenomeni di dumping salariali con conseguente fuga di professionisti dalle strutture sanitarie del Sud.

Le regioni più ricche andranno per la loro strada e quelle più povere peggioreranno la loro situazione. Già adesso stiamo subendo i danni da un sistema sanitario differenziato nei fatti.
Non potere accedere ai servizi sociali gratuitamente, come prima, significa inquietudine, mancanza di dignità, un futuro nero davanti, a fronte del quale chi subisce ripiega su se stesso. Chi vive questo stato di precarietà, di insicurezza sociale, di paura del proprio futuro troverà sulla sua strada sicuramente un Cesare che gli garantirà sicurezza e darà assicurazioni con parole che delineano un orizzonte comunque.
È da qui che nasce e si sviluppa il seme dell’autoritarismo e l’adesione a sistemi di democratura.

Anche la scuola rientra tra le competenze trasferibili. Con la differenziazione non si avrà più un’offerta formativa unitaria su tutto il territorio nazionale, ma venti sistemi diversi. La scuola perderà il ruolo unificante nazionale che ha esercitato sinora.
Fenomeni di dumping salariale con la revisione di graduatorie e stipendio del personale potranno essere causa di emigrazione di insegnanti dal Sud al Nord.
L’assegnazione di contributi alle scuole paritarie, non opportunamente regolamentata, si tradurrà sicuramente in incentivazione al settore privato a danno di quello pubblico con conseguente perdita del carattere universalistico della scuola. A tutto questo si accompagna il timore di una perdita del ruolo della scuola pubblica a favore di quella privata ed il ritorno ad una scuola classista

Senza avere prima definito e stimato i LEP non si potrà procedere al trasferimento delle competenze. Ai Lep si affida la garanzia di eguaglianza tra territori. Nessuno dimentichi però che non ci sono attualmente i soldi per finanziare i LEP, come certificato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Da noi si dice che si vogliono celebrare le nozze coi fichi secchi. È interessante però descrivere il meccanismo di finanziamento di tali livelli per denunciare un meccanismo infernale di riproduzione di povertà e diseguaglianze. Dopo avere definito i LEP bisogna procedere alla stima dei costi standard al fine di determinare il fabbisogno di risorse necessario per finanziario in ciascuna Regione. Dalle intese tra Stato e Regione non devono derivare maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La stima dei costi standard non potrà non essere fatta sulla base della spesa storica, cioè implicitamente assumendo quanto lo stato nazionale spende ora per le funzioni Lep.

Grave risulta la mancata attuazione della legge sul federalismo fiscale. Bisogna denunciare con forza l’assenza di un fondo perequativo a favore delle regioni e dei territori più svantaggiati. Secondo la legge Calderoli la spesa delegata a ciascuna Regione sarà finanziata introducendo una compartecipazione ai tributi erariali incassati, confidando nella dinamica positiva della base imponibile per garantire il finanziamento dei servizi. Considerato che tale dinamica dei gettiti sarà molto diversa tra le regioni, si può concludere tranquillamente che le regioni più ricche tratterranno sul proprio territorio una grandissima massa di gettito. Tutto a danno non solo delle regioni del Sud ma anche del bilancio pubblico. Questa legge rischia di scassare i conti pubblici e sarà la fine di qualsiasi possibilità di governare il bilancio pubblico ovvero di fare politica economica con il bilancio pubblico.
A chi pensa che queste siano solo questioni che non interessano direttamente le nostre comunità, chiediamo di attrezzarsi con un metodo di analisi che colleghi il generale al particolare, ma a costoro chiediamo soprattutto di alzare gli occhi e vedere che alle diseguaglianze si accompagna l’ingiustizia sociale e la mancanza di dignità della persona.

Risuona forte allora il monito di monsignor Giovanni Checchinato, Arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano:
“Che tristezza l’approvazione dell’autonomia differenziata in Senato. Ma i cristiani presenti e votanti hanno dimenticato la Scrittura, i Padri della Chiesa? Stanno dalla parte dei ricchi in maniera pregiudiziale?”. Successivamente ha ribadito: “Da credente non sono d’accordo con questa legge improbabile. La nostra umanità sta perdendo la capacità di ascoltare le voci periferiche. Liberiamoci di questa legge che aggraverà le condizioni delle comunità dei territori del Sud, che sono meno interessati da dinamiche di sviluppo. Perché punire intere comunità fatte di persone che hanno la sola colpa di essere nate in territori dove non esiste e non è mai esistito sviluppo economico?…”. 

Per tutte le considerazioni svolte rivolgiamo un accorato
APPELLO
a tutti i consiglieri di maggioranza e di minoranza perché alla prima riunione del Consiglio Comunale della nostra città discutano di questa legge e dei danni che causerà alla nostra comunità. È una discussione che, nel rispetto delle procedure previste dalla legge, può essere fatta anche prima della chiusura dei lavori, aperta su questi temi al pubblico.
Se risultasse impossibile accogliere tale richiesta, si impegnino tutti ad indire nei prossimi giorni una riunione del Consiglio aperta al pubblico su questi temi.
Ad ogni montaltese che condivide le nostre preoccupazioni, per il bene della nostra comunità e nell’interesse della nostra Regione, chiediamo di dare il proprio contributo alla raccolta delle firme richieste per indire il referendum. Lo chiediamo ad ognuno indipendentemente dalla sua appartenenza politica, nel rispetto della sua cultura ed ideologia, nella disponibilità ad accogliere considerazioni, informazioni e proposte, nel rispetto incondizionato della sua visione del mondo.
Cancelliamo questa legge.

Montalto Uffugo, 13/07/2024
Comitato cittadino contro l’Autonomia Differenziata