SECONDA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/cosenza-morra-il-meetup-e-gli-esposti-alla-manzini/)
TERZA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/cosenza-morra-manzini-e-la-santa-alleanza-contro-il-gattopardo/)
QUARTA PUNTATA (https://www.iacchite.blog/cosenza-linterrogatorio-di-ciro-a-casa-morra-e-la-mossa-del-gattopardo/)
QUINTA PUNTATA
Stiamo ricostruendo la vergognosa storia della “gestione” del porto delle nebbie di Cosenza sulla quale finalmente il Csm ha aperto i riflettori.
Morra ha capito che deve correre ai ripari. La cazzata di aver “interrogato” a casa sua Cirò, potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang. La paranza di Occhiuto è al lavoro per arginare la sua l’offensiva. E il pm Cozzolino, telecomandato dal Gattopardo, è già all’opera per screditare lui, Cirò e la Manzini.
Da un po’ di tempo qualcuno sta attingendo informazioni (alcune provenienti anche dalla Dda di Catanzaro) sulla “famiglia Morra”, da usare come arma di ricatto contro il professore di Filosofia diventato sbirro, per zittirlo una volta per tutti. E gli scheletri nell’armadio non tardano a venir fuori.
In particolare la paranza di Occhiuto è venuta in possesso di una “informativa” del Ros, stilata durante le indagini della Dda di Catanzaro che porteranno all’esecuzione del blitz contro la cosca Muto di Cetraro denominato “Frontiera”, dove si legge che diversi appartenenti alla cosca del “re del pesce” erano soliti stazionare presso il locale (siamo nell’Alto Tirreno cosentino) allora gestito dal figlio del senatore Morra, intrattenendo con lo stesso rapporti, senza ombra di dubbio, di natura “commerciale”. Come a dire: il figlio di Morra fa affari con i mafiosi di Cetraro. Affari relativi alla gestione del locale: dalla forniture di alcolici alla guardiania, per finire ad un quota sui biglietti venduti. Il tutto in perfetta armonia tra i sodali del clan Muto e il figlio di Morra che non risulta essere vittima di estorsione, infatti non esiste nessuna denuncia in questo senso.
A condurre le indagini sul clan Muto, l’inchiesta da dove viene fuori l’informativa che riguarda il figlio di Morra, l’allora pm antimafia Luberto che tanto deve alla buonanima dell’onorevole Santelli che da sottosegretario alla Giustizia non gli aveva fatto mancare il suo aiuto per far carriera. Del resto Vincenzo Luberto è abituato a fare “certi piaceri” agli amici politici, e lo ha dimostrato non solo con Ferdinando Aiello dal quale riceveva denaro e vacanze gratis, in cambio di informazioni, ma anche con le operazioni farlocche “Passepartout” e “Lande Desolate”, messe in piedi con il solo scopo di azzoppare Palla Palla (in vista delle allora elezioni regionali) e aiutare Mario Occhiuto ad uscire dal mirino di Gratteri, per potersi tranquillamente candidare a presidente della regione Calabria. Da dove arriva il “foglio” che incastra Morra tutti lo possono capire.
Si sono da poche svolte le elezioni politiche e lo stallo prodotto dal “porcellum” ha generato l’insano governo giallo/verde (1 giugno 2018). Morra è tagliato fuori dalla squadra dei ministri, ma per lui si prospetta la nomina a presidente della commissione antimafia, e la guerra con gli Occhiuto che accusano il figlio del senatore di fare affari con la ‘ndrangheta, può seriamente danneggiare questa “prospettiva”. In più la voce del suo interrogatorio a Cirò (febbraio 2018), è già arrivata alle orecchie della buonanima della Santelli, informata da Mario Occhiuto autocandidatosi alla presidenza della regione Calabria per le elezioni regionali del 26 gennaio 2020, a sua volta informato dal pm Cozzolino che ha interrogato nel luglio del 2018 Morra, Cirò e Ponte (i partecipanti all’incontro segreto a casa Morra).
Un ulteriore problema per il senatore ricattato dai massomafiosi, anche se, almeno per quel che riguarda questo aspetto, ha dalla sua l’alleanza di governo con la Lega che pubblicamente “osteggia”, ma che usa sottobanco come scudo per proteggersi dall’offensiva di Mario Occhiuto che sa bene che senza l’ok di Salvini la sua candidatura non decollerà mai. E la Lega, in quel preciso momento, di mettere in discussione l’alleanza di governo per la candidatura di Occhiuto, non ci pensa proprio. Ed infatti il veto di Salvini metterà fine alle velleità di Mario Occhiuto, scalzato dalla Santelli nella corsa alla candidatura per la presidenza della regione Calabria (ma questa è un’altra storia).
Ed è in questo contesto che Morra coinvolge il deputato Melicchio nella battaglia contro il malaffare in città. Morra fa credere a Melicchio che è urgente interrogare il ministro Bonafede su quanto accade nel Tribunale di Cosenza. Il rischio che i corrotti, dice Morra a quel fessacchiotto di Melicchio, boicottino le indagini della Manzini sulla corruzione a Palazzo dei Bruzi, è alto, e bisogna tutelare il lavoro della coraggiosa Marisa. Melicchio abbocca, e si propone, ad altri 8 suoi colleghi, come il primo firmatario di una interrogazione parlamentare al ministro Bonafede. Ma non sa che Morra lo sta strumentalizzando. L’interrogazione gli serve come arma da contrapporre ai ricatti usati dai massomafiosi contro di lui. Se il Gattopardo vuole stare tranquillo e non trovarsi tra i piedi gli ispettori deve per forza scendere a patti con lui. E’ questo il vero scopo di Morra, ha necessità di stoppare le voci sul figlio che compromettono la sua nomina a presidente della commissione antimafia. Urge una pax, o quantomeno una tregua armata, tra Morra e gli Occhiuto, in vista delle elezioni dei presidenti delle commissioni previste per novembre del 2018.
Non passa neanche una settimana dagli interrogatori di Cozzolino di Morra, Cirò, e Ponte che 8 deputati 5 Stelle (Melicchio, D’Ippolito, Orrico, Misiti, Tucci, Forciniti, Scutellà, Sapia e Parentela) guidati da quel cioncione di Melicchio che all’epoca parlava anche con noi, nel luglio del 2018 presentano al ministro Bonafede la seguente interrogazione: “Da troppi anni, ormai, numerosi articoli di stampa descrivono un ambiente conflittuale all’interno della Procura del Tribunale di Cosenza a causa di inchieste boicottate e fughe di notizie. Abbiamo deciso di interrogare il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per chiedere se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l’avvio di iniziative ispettive presso il Tribunale di Cosenza, e ciò anche al fine di fugare tutti i dubbi che emergono dalle notizie diffuse a tutela stessa dell’immagine della Procura del Tribunale di Cosenza”. E informano il Ministro che: “le informazioni diffuse trovano riscontro su alcuni dati oggettivi, in merito a quanto successo all’interno della Procura cosentina su inchieste che coinvolgono la Pubblica Amministrazione, insieme ad alcune indagini finite nel nulla. Queste notizie, oramai di dominio pubblico, gettano discredito sul funzionamento della Procura del Tribunale di Cosenza che, per la sua autonomia e dovere di riservatezza, non può, né deve replicare a “voci” sull’adeguatezza del suo operato”.
Ora anche Morra ha la “pistola carica”. E non esiterà, come vedremo, ad utilizzare l’interrogazione per giungere ad un accordo (squallido) con gli Occhiuto. E a prova di tutto ciò domani pubblicheremo la risposta (l’ultima puntata di questa telenovela) del ministro Bonafede che, per i contenuti espressi, non lascia spazio ad altre interpretazioni se non a quella che “qualcuno” ha lavorato sottobanco per annullare l’ispezione… Nel mentre il Gattopardo attende nell’ombra il momento propizio per far capire a Morra e alla Manzini chi è che davvero comanda a Cosenza.
5 – continua