Noi glielo avevamo detto che prima o poi sarebbe arrivato il momento di dover dare conto alla città di Cosenza di taluni atteggiamenti che con il mandato elettorale e l’incarico istituzionale ricevuto non hanno niente a che fare. Glielo avevamo detto a Morra che prima o poi tutti i nodi sarebbero arrivati al pettine, e così è stato. E questo a conferma che noi non abbiamo mai scritto un solo rigo di falsità su di lui. Così come su nessun altro, al netto di aggettivi dispregiativi e “cifra stilistica”.
Il senatore Morra, come vi abbiamo sempre raccontato, non ha mai smesso di trafficare, nel bene e nel male, con la famiglia dei Cinghiali e le intercettazioni, una ambientale piazzata della Guardia di finanza nei “luoghi” di pertinenza di Ferdinando Aiello che discute con i soliti iGreco, lo testimoniano. Aiello spiega benissimo come funziona il “sistema Cosenza”, parla dei suoi legami con il procuratore Spagnuolo, e altri magistrati, con prefetti, poliziotti, finanzieri, imprenditori, politici, burocrati, professionisti, mafiosi, descrivendo una vera e propria rete istituzionale ad alti livelli, parallela allo stato, dedita all’arricchimento personale illecito attraverso il saccheggio delle risorse pubbliche. La cupola massomafiosa di cui vi abbiamo sempre parlato.
Sono i politici come Aiello, Gentile, Morrone, Occhiuto, Adamo a “nominare” il questore, il prefetto, il procuratore capo, i vertici dell’Asp, e i dirigenti pubblici, come vi abbiamo sempre raccontato, e una volta piazzati i propri cavalli, possono fare quello che gli pare, perché hanno dalla loro chi gli copre le spalle, e gli permettere di accedere alla cassaforte pubblica, senza incorrere in imprevisti. Da qui tutti possono anche capire le finte assoluzioni di Occhiuto e dei dirigenti comunali accusati di truffa e peculato.
Se hai mezzo tribunale sul tuo libro paga, l’assoluzione, quando serve, e l’impunità quotidiana, è più che garantita. Come a dire: gli piace vincere facile. Aiello, nelle intercettazioni che riempiono centinaia e centinaia di pagine, spiega anche che le paranze politiche e gli intrecci massomafiosi hanno una “natura liquida”, non esistono paranze a legame stabile: gli “elementi” si compongono e si scompongono a seconda degli interessi del momento e della “situazione politica”. Qualche esempio: Gentile e Occhiuto prima sono amici, poi si denunciano in tribunale, per poi ritornare ad essere, dopo essersene dette di tutti i colori, di nuovo amici. Occhiuto e Santelli, da grandi amici a grandi nemici. Adamo e Palla Palla, prima si amano, poi si odiano, poi si amano… e si odiano. Tutto dipende dagli interessi in gioco e dalla forza politica esercitata.
C’è da dire, inoltre, che i servizi offerti dalla casta dei corrotti di stato, sono (quasi) sempre disponibili per ogni buon malandrino politico degno di questo titolo. Basta conoscere il massomafioso giusto, pagare, e il “cliente è servito”. E nel mentre Aiello spiega tutto questo, ascoltato da due procure – Catanzaro e Salerno -, tira in ballo il senatore Morra. Il che potrebbe sembrare una sorta di chiamata in correità sulla base di semplici chiacchiere, ma così non è, perché Aiello, che non sa di essere ascoltato, nella sua narrazione segue un preciso “filo logico” nella descrizione del sistema, che trova conferma sia sotto il profilo dell’esatta descrizione che fanno gli intercettati dell’allora “contesto politico” a cui cercano di adattare e calibrare la loro strategia politica/criminale al fine di trarne illecito profitto, sia sotto il profilo “dell’avverarsi” di tante loro “previsioni politiche e giudiziarie”, roba che manco l’Oracolo di Delfi… ed è proprio qui che entra in scena Morra, e quel che racconta Aiello è quello che poi succederà.
I finanzieri ascoltano Aiello e Giancarlo Greco che discutono della situazione che si è venuta a creare dopo il ritorno del gruppo Citrigno, a cui il giudice Valea, dietro il pagamento di una robusta bustarella, ha restituito il patrimonio confiscato dalla Dda di Catanzaro di quasi 100 milioni di euro, nel mercato della sanità privata. Un temibile rivale per i loro loschi affari. Citrigno ha anche i suoi pesanti referenti massomafiosi, e il solo Spagnuolo, con Luberto oramai fuori dai giochi, al soldo della paranza Greco/Aiello, ma anche al servizio degli Occhiuto/Santelli, potrebbe non bastare per fermarlo. Anche perché, dice Aiello, a “rompere le scatole, sono arrivati anche i Gentile che manovrano Morra. E citando il deputato Misiti dei 5 Stelle – con il quale, evidentemente, Aiello ha una certa confidenza e che rimprovera di aver firmato insieme ad altri 8 deputati 5 stelle l’interrogazione parlamentare dove si chiede una ispezione al tribunale di Cosenza cosa che potrebbe inguaiare Spagnuolo – Aiello dice a Saverio Greco di essere sicuro che dietro a tutto questo c’è lo zampino dei Cinghiali, che come si sa manovrano Morra a piacimento, usandolo come arma contro il gruppo Greco/Aiello/Spagnuolo, per favorire il gruppo Citrigno.
E allora la strategia diventa quella di convincere il Cinghiale, che ricatta Morra perché in possesso di carte compromettenti sulle frequentazioni “mafiose” del figlio del senatore allora 5 Stelle, a passare dalla loro parte. Gentile capisce che è meglio non andare oltre con questa storia dell’ispezione al tribunale, e che un buon accordo di spartizione del territorio è la cosa giusta da fare. La tregua armata è momentaneamente siglata. E le carte di Morra iniziano a girare come una trottola. Fino ad arrivare anche nelle mani degli Occhiuto che le useranno (tutti ricordano il post di Roberto che accusa il figlio di Morra di frequentazioni mafiose) per mettere a tacere definitivamente Morra, che allora faceva il galletto con la Manzini. E sul punto dice Aiello, dopo aver rivelato che i Gentile ricattano Morra: “Savè (Saverio Greco), Morra è andato di corsa a casa di Gentile per “apparare”. Il problema è risolto, ci penserà Morra, ricattato, a questo punto, da tutti i massomafiosi di questa regione, a fermare l’ispezione al tribunale di Cosenza…”.
E così Morra ha fatto, contattando direttamente Bonafede, che non ha mai inteso dare seguito a quella interrogazione con una giustificazione che dire puerile è fargli i complimenti. Il tutto nel totale silenzio dei firmatari dell’interrogazione, tra questi il deputato Melicchio, che come vi abbiamo sempre detto, sapeva tutto questo sin dall’inizio. Ora, se tutto questo non merita quantomeno un intervento del presidente della commissione antimafia, ditelo voi.
A noi sembra che Morra, oltre ad essere un vigliacco, ha anche imparato bene, dai loschi figuri che frequenta sottobanco, come comportarsi di fronte a notizie che non possono essere “commentate” o replicate: “Piegati giunco finché non è passata la piena”. E così sta facendo: fa finta di non leggere in attesa che tutto finisca nel dimenticatoio. Non prova neanche più vergogna come un Cinghiale qualsiasi.
P.S. questi i firmatari silenziosi dell’interrogazione: Alessandro Melicchio, Giuseppe D’Ippolito, Anna Laura Orrico, Massimo Misiti, Riccardo Tucci, Francesco Forciniti, Elisa Scutellà, Francesco Sapia, Paolo Parentela.