Morte di Ilaria Mirabelli. Dopo mesi di menzogne, Molinari rinviato a giudizio

Dopo mesi di versioni traballanti, tentativi maldestri di depistare la verità e ricostruzioni giudicate inattendibili dagli investigatori, Mario Molinari – 45 anni, cosentino – è stato finalmente rinviato a giudizio per la morte di Ilaria Mirabelli. Una decisione arrivata al termine di un percorso lungo e tortuoso, segnato da continue incongruenze e dalla sensazione, sempre più forte, che qualcuno stesse cercando di far passare per incidente ciò che incidente non era.

La vicenda parte dal 25 agosto 2024, quando la Volkswagen Up su cui Ilaria viaggiava insieme a Molinari finì fuori strada lungo la salita per la Sila. Il corpo della 39enne venne trovato a circa 50 metri dal punto dell’impatto, un dato che da subito ha incrinato la versione fornita dall’uomo. Quel giorno, dopo essersi fatto medicare in ospedale, Molinari risultò positivo ai test per alcol e droghe.

Nonostante ciò, ha sempre sostenuto che alla guida ci fosse Ilaria, una tesi ripetuta con ostinazione anche quando gli accertamenti tecnici sulla vettura e la dinamica apparente dello schianto iniziavano a raccontare un’altra storia. Una storia in cui – per gli inquirenti – al volante c’era lui.

Per lungo tempo il fascicolo è rimasto avvolto da esitazioni, nuove verifiche. Ma la famiglia di Ilaria, non ha mai smesso di pretendere chiarezza. A rappresentarli ci saranno gli avvocati Guido Siciliano, Salvatore Tropea e Mafalda Ferraro, mentre Molinari sarà difeso dall’avvocato Nicola Rendace.

Ora, con il rinvio a giudizio, la vicenda entra nella sua fase più delicata. La prima udienza è fissata per febbraio 2026. Sarà allora che, dopo i tanti tentativi falliti di occultare le responsabilità, i fatti verranno finalmente messi in fila uno per uno, senza più possibilità di rimettere il velo su ciò che è successo quel giorno sulla strada per la Sila.