Museo di Alarico, i conti non tornano

Non solo Occhiuto non potrà scavare per tirare su il famoso tesoro di Alarico, ma mi sa che non riuscirà neanche a buttar giù l’ecomostro dell’ex Hotel Jolly, oggi sede dell’Aterp, per farne il suo tanto annunciato, quanto inutile Museo di Alarico. Perché ad analizzare tutto l’iter burocratico, seguendo principalmente il flusso del denaro, si capisce subito che i conti non tornano. Non tornano per Occhiuto e per il suo progetto. Che nasce bene, e come tutte le cose che fa Occhiuto, pubbliche e private, finisce male.

Siamo alla fine del 2012. Manca qualche giorno a Capodanno e già la gente pregusta il concertone in piazza con Max Gazzè. La giunta Occhiuto è nel massimo del suo splendore. A più di un anno dalla sua elezione, l’amministrazione targata Occhiuto si è da subito dimostrata efficiente, proficua e produttiva. Per i fatti loro ovviamente.

Consulenze, cottimi fiduciari, affidamenti diretti, appalti tarocco e subappalti per tutti. Una vigna che non ti dico. Uno scialacquamento che manco lo sceicco del Dubai. E mentre la premiata ditta Occhiuto & C. si prepara a stappare la sciampagna, inaspettato – quasi a coronare quella che si presenta come la sua rinascita economica e professionale che pare destinata, nel suo delirio, a durare per sempre, almeno così lui crede – arriva un bel regalo: 7 milioni di euro per la realizzazione di uno dei pilastri del suo magnifico sogno, il Museo di Alarico. Euro che arrivano da una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), n° 89 del 2012, pubblicata sulla Gazz.U. del 23/11/2012, che assegna alla regione Calabria le risorse residue del Fondo Sviluppo e Coesione 2000-2006 per un totale di 189,720 milioni di euro, in cui sono compresi i 7 milioni del progetto.

Arriva la mezzanotte che saluta il 2012, e sulle note di “La favola di Adamo ed Eva” (che non si riferisce alla love story tra Nicola ed Evelina), la banda Occhiuto stappa la sciampagna. Calice in mano, circondato dai suoi lusingatori, affacciato dal balcone principale di palazzo dei Bruzi, guarda estasiato la folla che si allunga per tutto il corso. Il suo sguardo si perde nei particolari del singolo. Scruta ed immagina le vite degli altri. Una sorta di Albert Speer che vaneggia insieme al suo amico, su come sarà la nuova Berlino. Un’emozione, che solo i grandi della storia possono provare.

geologo

Come da copione, Occhiuto Speer, mette in moto la macchina amministrativa. Idee e progetti iazzano, nella mente dell’architetto. Un turbinio estatico, dote di cui solo i geni sono in possesso, lo eleva ad asceta. In preda a raptus creativi traccia linee, parabole e segmenti, che delineano visivamente la nuova grande opera. Una fusione di pietra e metallo è la sua idea strutturale. Qualcosa che racchiuda in sé l’idea stessa della necessità, di cui fortemente abbiamo bisogno come società contemporanea, di connettere tra di loro definitivamente, in un continuum temporale, il passato, il presente e il futuro. Cosa vuol dire questa cosa non lo so, ma l’ho scritta lo stesso.

Gli uffici lavorano alacremente, e più di tutti quel barbudos di Pecoraro. Che ha predisposto un bel protocollo da siglare con l’Aterp (11-06-2013), rappresentato dal dirigente Pino Barone. Il protocollo sancisce che a partire da questo bellissimo giorno si “avvia la procedura per l’acquisizione da parte del Comune dell’edificio nel quale aveva sede l’ex albergo jolly e la procedura per il trasferimento degli uffici dell’Aterp”.

Stabilisce che dei complessivi 7milioni di euro finanziati dalla Regione Calabria tramite i fondi Cipe, all’Aterp andranno 2.253.000,00 euro e, all’inizio, ne incasserà immediatamente circa 450mila di euro.

L’evento della firma del protocollo è anche occasione per Occhiuto per illustrare, alla stampa, corsa quella mattina nelle stanze dell’architetto in fretta e furia per immortalare l’avvenimento, il progetto, che la sua mente diabolica (nel senso positivo) ha così pensato: la realizzazione dell’opera sarà divisa in due appalti separati che riguarderanno l’uno la demolizione, dell’ex Jolly Hotel, l’altro la sua ricostruzione.

Il primo passo è fatto. Allora, 7 milioni di euro, meno 2.253.000 euri, che vanno per l’acquisto dell’ex hotel Jolly, fanno 4.747.000 euro.

Questa la cifra che rimane dal capitale per il progetto così denominato: “Riqualificazione della confluenza dei fiumi Crati e Busento e realizzazione del “Museo di Alarico”. In pratica l’opera principale non è il museo, ma bensì la riqualificazione dei fiumi Crati e Busento. Infatti l’opera è “siglata” nella concessione del finanziamento come infrastruttura.

Il museo è di sicuro un media, ma non certo un’infrastruttura. La realizzazione del museo, dunque, è vincolata alla riqualificazioni dei fiumi. Una furberia per far passare il sogno di Occhiuto. Che presto, come vedremo si infrangerà definitivamente.

Schiere di architetti al suo servizio lavorano giorno e notte al progetto esecutivo. Mentre i contabili cercano di far quadrare i conti. La spesa per la realizzazione del museo, stando al pubblico bando approvato con determina dirigenziale n. 2572 del 16.10.2015, sarà di 2.579.000 euro. Chiavi in mano, senza arredamenti, né allestimento museale.

Dunque, giusto per fare il punto: dal totale di 7 milioni di euro, cacciati i soldi per l’acquisto del Jolly, erano rimasti 4.747.000, meno 2.579.000 euro necessari per il museo, fa 2.168. 000 euro. Denaro che serve per riqualificare i fiumi Crati e Busento.

E pare che a conti fatti ci si può stare dentro. Ma non è così che andrà.

1 – Continua

GdD