CROTONE – Gravi negligenze, imprudenza e imperizia. Sono le accuse che il sostituto procuratore della Repubblica di Crotone, Pasquale Festa, muove alle sei persone indagate per i ritardi nei soccorsi al caicco Summer Love il cui naufragio, avvenuto il 26 febbraio dello scorso anno a Steccato di Cutro, ha causato 94 morti. Nell’avviso di conclusione indagini notificato oggi a quattro finanzieri e due militari del corpo delle Capitanerie di porto, accusate di naufragio colposo ed omicidio colposo, il pm ricostruisce le varie fasi dell’intervento, effettuato con colpevole ritardo, che ha poi provocato la tragedia.
“I profili di colpa ipotizzati a carico dei finanzieri attengono essenzialmente alle modalità esecutive delle azioni da svolgere in seguito all’avvistamento del natante, mentre – a detta della Procura della Repubblica di Crotone – è risultata non censurabile la scelta iniziale di qualificare l’evento come operazione di polizia (law enforcement) in luogo di soccorso in mare. In particolare è stata contesta l’omessa completa comunicazione delle difficoltà di navigazione incontrate a causa delle condizioni meteomarine, nonché il ritardo nel predisporre le operazioni di intercetto del caicco, in assenza di un effettivo ed efficace monitoraggio radar”.
Per quel che attiene invece ai membri della Guardia costiera – spiegano gli inquirenti – la contestazione ruota intorno alla mancata acquisizione di informazioni necessarie per avere un quadro effettivo di quanto la Guardia di finanza stava facendo cui conseguiva una carente valutazione dello scenario operativo e delle conseguenti disposizioni da impartire ai natanti della Guardia costiera che pure erano in condizioni di intervenire”.
Il sostituto procuratore Festa, dunque, sostiene che sia stata “corretta” la prima valutazione dello scenario operativo effettuata da Frontex Varsavia e dal Centro coordinamento soccorsi marittimi di Roma “che qualificavano l’intervento come operazione law enforcement” attribuendolo al Roan, Reparto operativo aeronavale, della Guardia di finanza di Vibo Valentia, “di cui però sconoscevano le capacità operative”.
Ed infatti nell’avviso di conclusione indagini il magistrato narra delle difficoltà di navigazione del pattugliatore della Guardia di finanza ‘Barbarisi’ che “previsto in servizio di pattugliamento dalle ore 18 del 25 febbraio alle ore 5 del 26 febbraio, non aveva mai mollato gli ormeggi a causa delle condizioni meteo marine avverse”, mentre la vedetta della Finanza V5006 “alle ore 21 aveva invertito la rotta per avverse condizioni meteo marine riscontrate proprio nella zona in cui era atteso il target”.
Ed è già in questa prima fase che si verifica una mancanza di comunicazioni tra Guardia di finanza e Capitaneria di porto che avrebbero potuto “incidere sulla valutazione dello scenario operativo”. Infatti, in presenza di mare forza 4 e vento di burrasca sud forza 7, con previsione in peggioramento, la Guardia di finanza aveva “ricevuto dalla Guardia costiera la disponibilità ad impiegare, autonomamente o in ausilio, assetti certamente operativi e che potevano navigare senza alcuna difficoltà”. Impiego che, invece, sarebbe stato ritenuto non necessario.
Secondo il pm – in definitiva – gli indagati avevano “tutti e indistintamente il prioritario, fondamentale e ineludibile obbligo di salvaguardare la vita in mare, anche rispetto a condotte imprudenti, negligenti e imperite degli scafisti nonché di tutela dell’ordine pubblico”. Se fossero stati adottati comportamenti diligenti “personale dello Stato avrebbe, una volta acquisito a vista il target, constatato la presenza di almeno 180 persone a bordo del caicco Summer Love, numerose delle quali neonate e minori, con conseguente applicazione del piano Sar, impedendo in tal modo che il caicco fosse incautamente diretto dagli scafisti verso la spiaggia di Steccato di Cutro e in prossimità dell’approdo si sgretolasse, urtando contro una secca a seguito di una manovra imperita del timoniere”.