‘Ndrangheta a Pizzo, gli affari di Gianluca Callipo e dei clan vibonesi

Gianluca Callipo, all’epoca sindaco di Pizzo, faceva parte del gruppo di arrestati “eccellenti” del blitz Rinascita Scott della Dda di Catanzaro. Le accuse nei suoi confronti sono particolarmente dure ma a differenza di Pietro Giamborino, che viene considerato intraneo ai clan del Vibonese, il sindaco di Pizzo almeno formalmente non viene ritenuto un affiliato.

La Dda di Catanzaro, tuttavia, nelle pagine dell’ordinanza notificate a Gianluca Callipo ricostruisce una lunga serie di favori fatti ad esponenti dei clan vibonesi. E ieri il procuratore Gratteri, leggendo le richieste di condanna, ha invocato 18 anni di carcere per Callipo. All’epoca venne anche sciolto per mafia il comune di Pizzo.

In conferenza stampa, a dicembre 2019, si era fatto cenno, in particolare, al suo strettissimo legame con Salvatore Mazzotta. Era stato detto a chiare lettere che Gianluca Callipo “aveva asservito il Comune di Pizzo alle esigenze di Mazzotta e dei suoi affiliati per questioni legate a concessioni ed autorizzazioni”.

Si spazia dal settore edilizio e del movimento terra a quello della ristorazione; per finire all’acquisizione di appalti pubblici e privati: un elenco lunghissimo e imbarazzante per chi, come Gianluca Callipo, si atteggiava a volto pulito della politica. Nelle pagine dell’ordinanza si fa riferimento ai box commerciali per la vendita del pesce ubicati in Piazza Mercato di Pizzo comunemente denominata “Piazzetta”, di proprietà del Comune di Pizzo: box abusivamente occupati e sui quali erano state effettuate opere edilizie senza titolo dai membri della famiglia Mazzotta.

Un capitolo a parte per il chiacchieratissimo ristorante Mocambo, notoriamente legato al clan dei Bonavota di San Gregorio d’Ippona. Si tratta dell’omissione illegittima, da parte degli amministratori locali di Pizzo, di compiere qualsiasi atto amministrativo che potesse dare effettivo e concreto esito all’esecuzione dell’ordinanza 19/2015 emessa in data 19 giugno del 2015 dall’ufficio urbanistico del Comune di Pizzo, avente come oggetto la revoca dell’agibilità dei locali per mancanza di regolare allaccio alla rete fognaria.

Ebbene, Callipo ha dato ordine di intervenire in modo che, a seguito dell’emissione del provvedimento, mediante il quale veniva revocata, alla società Futura Srl, l’autorizzazione di somministrazione di alimenti e bevande di tipo C con annessa piscina e l’autorizzazione di affittacamere, relativamente al locale denominato “Mocambo”, venissero poi disposte quelle di agibilità procurando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale agli uomini del clan e allo stesso Callipo. In questo modo si sarebbe consentito al clan di mantenere la gestione del locale e al sindaco e a un suo sodale di acquisire, il 12 settembre del 2017, mediante la procedura fallimentare, la struttura turistico-alberghiera per l’importo di euro 819 mila euro, in aperto conflitto di interessi per l’amministratore locale, socio della Cts Costruizioni Sud Spa. Accuse realmente molto pesanti, che sono state poi “addolcite” dalla Cassazione ma che non hanno impedito a Gratteri di chiedere ugualmente una condanna molto pesante per Gianluca Callipo.