‘Ndrangheta a Reggio, Bombardieri: “Imprenditori funzionali agli interessi della cosca”

Cointeressenze fra ‘ndrangheta e imprese. E’ quanto emergerebbe dall’inchiesta che stamane ha portato al sequestro di 11 imprese e all’arresto di 28 persone. Nel corso della conferenza stampa il questore di Reggio Calabria, Bruno Megale, ha evidenziato che nell’operazione «sono coinvolti imprenditori che erano funzionali agli interessi della cosca. La loro attività – ha sottolineato Megale – si era arricchita grazie alla cointeressenza con le organizzazioni mafiose, e per questo sono accusati di concorso esterno. Per questa fascia di imprese – ha proseguito il questore di Reggio Calabria – che si iscrive alla zona grigia, ve ne sono altre che hanno denunciato. L’operazione «dimostra l’attualità della cosca Libri e i suoi legami con le consorterie reggine, i De Stefano e i Tegano, attraverso legami attuali e contatti su tutto il territorio».

Da parte sua, il Procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri ha posto in evidenza «la necessità di dare continuità all’azione di contrasto alle organizzazioni mafiose. Oggi sono coinvolte persone che erano state condannate e che, uscite dal carcere, hanno ripreso le attività illecite che avevano lasciato, un riscontro investigativo che «dimostra la capacità delle cosche di rigenerarsi. Ci sono imprenditori che hanno denunciato e altri che si sono serviti dei legami con i clan per trarre vantaggi». Infine per il Procuratore Bombardieri, «nella ‘ndrangheta reggina c’è una federazione, un’unione di intenti tra le cosche che sapevano che richieste plurime potevano portare le vittime all’esasperazione e a denunciare».

Il capo della squadra mobile, Alfonso Iadevaia, soffermandosi sulla struttura organizzativa dei Libri, ha detto che si tratta di una «cosca in piena espansione» che, per volontà del suo vertice, aveva introdotto una gestione consociativa delle estorsioni. Oggi quelli che più di tutti sono colpiti dal provvedimento (di sequestro ndr) – ha aggiunto Iadevaia – sono proprio quegli imprenditori che hanno avuto «sponsorizzazioni» della ‘ndrangheta per ottenere appalti, una scelta davvero perdente».