I clan della ‘Ndrangheta puntavano a “colonizzare” il litorale romano, e per farlo sfruttavano la loro consolidata capacità di importare ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, per poi infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, da quello ittico alla gestione e smaltimento dei rifiuti. Questo è emerso dalle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma che hanno ricostruito, fra l’altro, l’importazione di 258 chili di cocaina avvenuta nella primavera 2018, tramite un narcotrafficante colombiano, disciolta nel carbone e poi estratta all’interno di un laboratorio allestito a sud della Capitale. Parte della droga, circa 15 chili, è stata trovata in una valigia che era stata nascosta nell’abitazione della sorella di uno degli appartenenti al gruppo criminale.
La ‘Ndrina pronta ad acquistare da Panama circa 500 kg di cocaina. Il traffico di rifiuti
Arrestati anche due carabinieri
Ci sono anche due carabinieri tra le persone arrestate. I due sono accusati di avere fornito informazioni riservate agli appartenenti al clan. Sono stati raggiunti da misura cautelare, uno in carcere e l’altro ai domiciliari. A uno dei due militari è contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa.
Perquisizioni in uffici comuni Anzio e Nettuno
Sono in corso perquisizioni da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma negli uffici comunali di Anzio e Nettuno, centri del litorale romano. Le perquisizioni puntano ad acquisire elementi sull’infiltrazione dell’organizzazione nelle due amministrazioni e in particolare sull’attività legata allo smaltimento dei rifiuti. Nei confronti degli indagati si contestano, a seconda delle posizioni, le accuse di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. I pm della Dda, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, indagano anche per estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso.