Tra arrestati spiccano i ‘sinopoliti’
Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, spiccano molti componenti del potente clan ‘Alvaro’, di Sinopoli, piccolo comune dell’Aspromonte tirrenico. Nell’elenco degli arrestati figura Cosimo Alvaro, 67 anni, detto ‘u pelliccia’, figlio del defunto boss Domenico Alvaro, detto ‘Micu scagghiuni’, secondo gli inquirenti, esponente di primissimo piano del clan. La famiglia ‘Alvaro’, nelle sue varie articolazioni (i merri, i paiechi, i trappitari, i cupertuni, i carni i cani), trae la sua forza ‘militare’ sui forti vincoli di parentela e dalle alleanze saldate con i matrimoni tra i rampolli del clan con i discendenti di altre ‘famiglie’ di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro e della Locride. I loro interessi si sono estesi negli ultimi venti anni a macchia di leopardo: a Roma, nell’Agro Pontino, in Piemonte, in Toscana, Liguria e, soprattutto in Lombardia, con l’acquisizione di attività commerciali, investimenti nell’agricoltura e partecipando al grande business degli stupefacenti, soprattutto cocaina e marijuana, coltivata in maniera estesa – come dimostrano le frequenti operazioni dei Carabinieri Cacciatori – lungo le falde aspromontane, dove attecchisce rigogliosa, conosciuta negli ambienti dello spaccio come ‘la calabresella’, per l’alto contenuto di sostanza dopante. Uno degli anziani capi del clan, Nicola Alvaro, fu coinvolto, ma subito prosciolto, nelle indagini sull’omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa e della moglie Emanuele Setti Carraro.