Tempo fa ci siamo occupati del controverso caso della BCC di Verbicaro. Ne avevamo scritto a proposito della vicenda giudiziaria della collega Francesca Lagatta, che era stata denunciata dai vertici della BCC di Verbicaro per diffamazione ed era stata poi assolta dal Tribunale di Paola.
Nel marzo 2016, Francesca Lagatta rivelava che nell’istituto bancario verbicarese, già precedentemente travolto da aspre polemiche, alcuni uomini in divisa delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria, avevano fatto irruzione per acquisire una fitta documentazione, disponendo le indagini per quattro dirigenti, sospettati, a vario titolo, di omessa comunicazione del conflitto di interessi (2629 bis cc) nell’ambito degli interessi degli amministratori (Art. 2391 del cc) e mendacio e falso interno (Art. 137 del testo unico bancario).
La Lagatta pubblicava anche una vignetta che girava su FB dove si ironizza sul fatto che l’apertura di un’inchiesta sulla banca per un inesistente conflitto di interessi nascondesse reati ben più gravi. Ecco la didascalia di quella vignetta.
“Uno squallido personaggio con un sorriso beffardo andava in giro ad avvisare amici e avversari che di lì a poco stava per scoppiare una bomba mediatica, che avrebbe travolto due personaggi noti della zona. A distanza di pochi mesi, precisamente il 9 marzo 2016 la bomba gli è scoppiata in mano travolgendolo. Le schegge hanno colpito chi aveva confezionato la bomba e i suoi amici. Siamo solo all’inizio… povero imbecille!! Che brutta fine ti hanno fatto fare!!”.
Il riferimento dell’immagine è chiaramente rivolto alla banca Bcc di Verbicaro, finita al centro di uno scandalo per il controllo della stessa nel giugno 2014.
Tutto ebbe inizio due mesi prima, quando Arturo Riccetti (ex assessore provinciale con Mario Oliverio) si candidò per la Presidenza del Consiglio di Amministrazione e un mese dopo ne prese le redini, dopo che alcuni componenti si erano opposti sottolineando una presunta incompatibilità con il suo ruolo di assessore provinciale.
Il Tribunale delle Imprese non riscontrò nessuna controversia, ma era chiaro: all’interno dell’istituto bancario, la presidenza di Riccetti non era affatto cosa gradita. E, a riprova di ciò, lo stesso Cda, successivamente, stilò dei verbali in sua assenza al fine di decretarne l’illegittimità. Ma la procedura attuata per sottrargli la poltrona fu piuttosto ambigua, al punto che Riccetti e i suoi avvocati decisero di informare la magistratura in merito presentando una serie di esposti alle Procure.

Di lì, pare che le indagini abbiano portato alla luce presunti reati ben più gravi. Nonostante il silenzio mantenuto, i soliti beninformati avrebbero appurato che *gli uomini della DDA della Sezione Sesta della Procura di Roma (area reati di criminalità economica, reati tributari, reati fallimentari) avrebbero fatto irruzione in banca per acquisire una fitta documentazione”.
In effetti, l’irruzione ci fu ma non erano gli uomini della DDA di Roma quanto la polizia tributaria di Reggio Calabria. In sostanza però cambia poco.
L’operazione sarebbe avvenuta il 9 marzo scorso. Proprio come recita la vignetta.
Che parlerebbe di notizie tutt’altro che fasulle. Il faldone di inchiesta sarebbe custodito presso la Procura di Paola e il PM che starebbe indagando è la dottoressa Maria Camodeca, la quale, avvalendosi dell’Art.250 del Codice Penale, avrebbe già disposto il sequestro di 56 affidamenti bancari. I reati contestati sarebbero quelli di omessa comunicazione del conflitto di interessi (2629 bis cc) nell’ambito degli interessi degli amministratori (Art. 2391 del cc) e mendacio e falso interno (Art. 137 del testo unico bancario).
Gli indagati sarebbero l’ex Presidente Giuseppe Zito, l’attuale Presidente Francesco Silvestri, il consigliere del Cda Giuseppe Russo e il sindaco del Cda Nicolina Germano.
Ricapitolando: per 15 anni la BCC di Verbicaro è stata retta sempre dai soliti amministratori. Nel 2014 si sono tenute le elezioni ed il candidato avversario, Arturo Riccetti, è stato eletto Presidente. I vecchi non potevano tollerare tanto e si sono inventati un conflitto di interessi. Così hanno fatto anche con due consiglieri eletti (Silvestri e Pignataro).
Eppure, i finanzieri della polizia tributaria di Reggio Calabria in quella documentazione hanno trovato delibere del Consiglio di Amministrazione che provano la dazione di mutui e prestiti in favore di amministratori, loro familiari e società dove sono soci o svolgono la loro professione di amministratori.
Dall’ordinanza dell’operazione Plinius inoltre emerge il collegamento dell’istituto con la criminalità di Scalea. E dall’ordinanza dell’operazione Frontiera si evince come riescano ad avere prestiti dalla BCC di Verbicaro società senza alcun tipo di garanzia, dove i consiglieri sono sindaci o commercialisti e hanno legami con la criminalità cetrarese ovvero il clan Muto.
Ecco perché questa inchiesta starebbe già facendo tremare gran parte dei noti personaggi della costa. Secondo indiscrezioni, in quella quella banca sarebbero contenute una valanga di informazioni “pericolose” riconducibili a molteplici personalità di spicco di vari ambienti dell’alto Tirreno. Gli interessi sarebbero enormi. E naturalmente inconfessabili.