Una nuova operazione anti-‘ndrangheta, un nuovo colpo alle infiltrazioni mafiose ramificate su più direzioni e più territori. Ha una valenza internazionale l’operazione portata a termine la notte scorsa dai carabinieri del Ros nella provincia di Vibo Valentia sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Un’indagine che prosegue sulla scia della maxi operazione Rinascita Scott del 19 dicembre 2019 che portò ad oltre 300 arresti. L’ultimo “colpo” messo a segno dalle forze dell’ordine parla di otto arresti, tre interdittive, un sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e società pari a circa tre milioni di euro. E di un sofisticato meccanismo di riciclaggio che interessava soprattutto Ungheria e Cipro ma anche altri Paesi.
I NOMI DEGLI INDAGATI
in carcere
Giovanni Barone 53 anni nato a Roma residente a Milano
Basilio Caparrotta 61 anni di Sant’Onofrio
Basilio Caparrotta 51 anni di Sant’Onofrio
Gerardo Caparrotta 54 anni di Vibo Valentia
Giuseppe Fortuna 45 anni di Tropea residente a Filogaso
Giuseppe Fortuna 59 anni di Vibo Valentia
Gaetano Lo Schiavo 34 anni di Pizzo
Edina Margit Szilagyi 55 anni nata a Budapest
Divieto di esercitare la professione
Saverio Boragina 70 anni di Vibo Valentia
Annamaria Durante 46 anni nata a Vibo Valentia residente a Milano
Eva Erzsebet Szilagyi 53 anni di Budapest
Così lo stesso Gratteri in conferenza stampa: “Oggi siamo qui perché abbiamo arrestato 11 persone per truffa e riciclaggio. I punti essenziali di quest’indagine: si tratta di un’indagine molto particolare dal punto di vista investigativo. Raramente qualcuno è in grado di farvi vedere cosa si è riciclato, tra chi e dove, e come si è riciclato. Ci sono diversi Stati interessati da questa inchiesta: Ungheria, Cipro, Francia, Gran Bretagna. Inoltre ci siamo avvalsi di unità d’informazione finanziaria con la Banca d’Italia, EuroJust. Noi – spiega il procuratore della Dda di Catanzaro – abbiamo detto che la ‘ndrangheta non è in grado di fare riciclaggio sofisticato ma si deve rivolgere al mondo delle professioni e questo è un classico esempio. Siamo riusciti a dimostrarlo, grazie alla nostra credibilità e all’aiuto di Eurojust. È stato possibile fare intercettazioni ambientali in Ungheria all’interno dello studio di un’avvocata che faceva riciclaggio per conto della ‘ndrangheta”.
L’attacco alla riforma Cartabia
“Nel corso di questa indagine – spiega ancora Gratteri – purtroppo non abbiamo potuto contestare una truffa aggravata di oltre tre milioni di euro perché per effetto della riforma Cartabia ci vorrà la querela della parte offesa e non siamo riusciti a rintracciarla. Si tratta di un viceministro dell’Oman, nazione che non fa parte ovviamente del trattato di Schengen; non c’è un trattato bilaterale e fare la rogatoria internazionale per chiedere se volesse fare querela ci avrebbe fatto perdere molto tempo. Per questo motivo non abbiamo potuto chiedere la custodia cautelare per la truffa aggravata…”.
“Siamo riusciti anche a dimostrare l’esistenza di una banca ungherese specializzata nel trattare criptovalute – ha concluso Gratteri -. La ‘ndrangheta è molto interessata a questo istituto di credito”.