‘Ndrangheta e turismo. Il prode Anastasi e le sue pressioni su Calabria Verde e l’assessore Rizzo per favorire Calafati

Palla Palla e Mariggiò

Se per tranquillizzare i bagnanti allarmati dal mare sporco veniva sollecitata l’Arpacal, per risolvere problemi di inquinamento derivanti da un fiume si coinvolgeva Calabria Verde, mentre per la depurazione si contattava l’assessore regionale all’Ambiente. Tutto secondo specifiche competenze, solo che agli interlocutori istituzionali si sarebbe arrivati direttamente e velocemente grazie alla mediazione di due «facilitatori» con buoni agganci ai piani alti della Cittadella. È questa, in sostanza, la funzione che secondo la Dda di Catanzaro avrebbero svolto l’ex dg della Regione Pasquale Anastasi e l’imprenditore Vincenzo Calafati, entrambi coinvolti nell’inchiesta “Olimpo” contro i clan della “Costa degli dei” (il primo ai domiciliari con l’accusa di traffico di influenze illecite, il secondo in carcere anche per concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione).

Al centro delle loro preoccupazioni, almeno stando a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, ci sarebbe stata la buona riuscita della stagione estiva del villaggio “Tui Magic Life” di Pizzo e per questo, nel 2019, si sarebbero mossi trovando risposte tempestive ai vertici della burocrazia regionale. Nell’alveo delle «cointeressenze» vantate dai due indagati sul fronte della pubblica amministrazione rientrerebbero, secondo i pm Andrea Buzzelli, Andrea Mancuso e Antonio De Bernardo, i contatti intrattenuti nel febbraio di quell’anno con l’allora assessore all’Ambiente Antonella Rizzo (che non è indagata) e con il commissario di Calabria Verde dell’epoca, il generale dei carabinieri Aloisio Mariggiò (che non è indagato).

Palla Palla e l’assessora Rizzo

Anastasi si sarebbe mosso per la “questione dei fiumi” e dei depuratori e il direttore del villaggio, sentito dalla Dda, ha parlato anche del “compito” che il Calafati avrebbe avuto di presentarlo alla Regione per risolvere il problema della plastica che arrivava da due fiumi e finiva in mare. Poi lo stesso direttore ha raccontato di essere andato con Anastasi nella sede di Calabria Verde e che “in quella circostanza – ha riferito agli inquirenti – il nostro interlocutore si impegnò a bonificare i fiumi”.

Nella vicenda ha un ruolo anche Salvatore Domenico Galati, ai domiciliari con l’accusa di corruzione, che riferiva ad Anastasi: “Sto aspettando per vedere se riusciamo giovedì in qualche maniera… entro… nel pomeriggio di vedere ma… siccome era fuori e non aveva l’agenda dietro…”. L’ex direttore generale chiede: “Con Antonella e il Generale?”. E Galati chiarisce: “Il Generale!”.

Gli inquirenti effettivamente alla fine di febbraio del 2019 monitorano un incontro a Calabria Verde in cui si parlava del torrente che trascinava rifiuti in mare e in cui i “facilitatori” e il direttore del villaggio avrebbero incassato la disponibilità del “generale” Mariggiò a far effettuare un sopralluogo. Subito dopo ci sarebbe stato un altro incontro di Anastasi, Calafati e Galati, proprio alla sede dell’azienda di quest’ultimo, con l’allora assessore all’ambiente Rizzo. I pm annotano due passaggi che rimangono rilevanti: una frase, detta “verosimilmente” da Galati, con cui si “riferiva ai presenti della notizia appresa da terza persona (che pare potersi identificare ragionevolmente nel commissario straordinario di Calabria Verde ovvero il generale Aloisio Mariggiò) circa l’immediata attivazione di “2/3 squadre” già per il successivo lunedì accompagnata dall’espressione “quello deve fare lo fa”.

Quindi, scrivono ancora i pm, “l’immediata attivazione della Rizzo che, convogliata direttamente presso l’azienda del Galati e prescindendo, pertanto, da requisiti di forma e/o di sostanza – non pare si possa parlare di un’attività ispettiva presso i depuratori ovvero all’interno dell’ex Club Med, quanto piuttosto di concertazione tra intermediari del pubblico e privato interesse -, verificava seduta stante l’ipotesi che i depuratori che insistevano nell’area potessero essere soggetti a malfunzionamento: e ciò sulla premessa di presunte dinamiche di natura elettorale che avrebbero potuto asseritamente incidere sulla corretta manutenzione dell’infrastruttura”.