‘Ndrangheta. I tentacoli del clan Molè tra chimici del Sudamerica, palombari a Gioia e panetti “Real Madrid”. I nomi degli arrestati

Maxi blitz anti ‘ndrangheta della Polizia di Stato su tutto il territorio nazionale. Le Squadre mobili di Reggio Calabria, Milano, Firenze e Livorno, con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, hanno eseguito oltre 100 misure cautelari emesse dalle procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze, a conclusione di articolate indagini che hanno riguardato esponenti della ‘ndrangheta operanti in stretto raccordo tra loro, in diverse regioni.

36 arresti

L’esecuzione del provvedimento riguarda 36 soggetti – 31 dei quali destinatari della misura cautelare in carcere e 5 ai domiciliari – nonché alla contestuale esecuzione del sequestro preventivo di 2 società, 4 terreni, immobili e rapporti finanziari.

36 misure cautelari di competenza Gip Reggio Calabria

Kevin Alanes Floro

Antonio Albanese

Carmelina Albanese

Massimo Antonini

Mario Billi

Antonio Campanella

Maria Carlino

Nilton Cesar Caio Tacuri

Fabio Cioni

Giuseppe Condello

Salvatore Corsoleto

Teodoro Crea

Giuseppe D’Angelo

Giuseppe Dangeli

Letterio De Pasquale

Angello Gianpierre Delgado Corbetto

Girolamo Fazzari

Giuseppe Antonio Ferraro

Flavio Fertonani

Antonio Ficarra

Daniele Ficarra

Giuseppe Ficarra

Simone Ficarra

Emanuele Fonti

Giovanni Iannì

Sandro Sergio Javier Tarazona

Vincenzo Latino

Gesuele Longordo

Ernesto Modaffari

Ippolito Mazzitelli

Rocco Molé

Antonio Pesce

Francesco Pesce

Bruno Pisano

Antonio Salerni

Teresa Salerni

Antonio Jose Tenorio Alvarez

Kevin Cesar Valverde Huranga

Nuova Narcos Europea

L’operazione – nell’ambito delle quali è stata sequestrata quasi una tonnellata di cocaina importata dal Sudamerica – ha riguardato soggetti di origine calabrese provenienti dalla Piana di Gioia Tauro, presunti appartenenti alla cosca Molè, attivi anche in Lombardia e in Toscana, e con ramificazioni internazionali. Eseguite, in diverse regioni d’Italia e all’estero, decine di ordinanze a carico di capi e gregari delle ‘ndrine della piana di Gioia Tauro nonché il sequestro preventivo di aziende, beni immobili, terreni e rapporti finanziari. Nel mirino della Polizia le cosche di ‘ndrangheta del versante tirrenico reggino.

I reati contestati

A vario titolo sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.

Le investigazioni

Svolte sotto le direttive del procuratore aggiunto Gaetano Paci, rappresentano lo sviluppo degli elementi acquisiti durante l‘operazione “Handover” – condotta sempre dalla squadra mobile sotto le direttive della DDA reggina – che il 21 aprile del 2021, era culminata nell’arresto di 53 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, traffico e cessione di stupefacenti. In particolare, nel corso dell’indagine, furono monitorati rapporti sospetti tra presunti affiliati alla cosca Pesce e presunti affiliati alla cosca Molè oggetto dell’indagine odierna.

L’inchiesta ha inoltre permesso di documentare, per la commissione di alcuni reati, rapporti di collaborazione con soggetti ritenuti appartenenti ad altre cosche di ndrangheta del versante tirrenico. Sul punto, risultano indagati e destinatari di misura cautelare in carcere, oltre che soggetti riconducibili alla citata cosca PESCE, anche un esponente della cosca CREA di Rizziconi. Sono stati confermati, inoltre, le relazioni criminali con organizzazioni ‘ndranghetiste della provincia di Vibo Valentia.

Sempre con riferimento al reato associativo e a vicende ritenute di natura estorsiva, le indagini hanno anche approfondito le condotte di alcuni soggetti domiciliati in Lombardia e segnatamente in provincia di Como e Varese, i quali sono stati oggetto di una parallela e collegata inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano, che ha emesso un Fermo di Indiziato di delitto a carico di numerosi soggetti cui è stata data esecuzione nella mattinata odierna.

Le investigazioni condotte hanno inoltre permesso di raccogliere diversi e plurimi elementi ritenuti allo stato probanti dell’esistenza di una associazione internazionale finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti.

Il controllo del mercato ittico di Gioia Tauro

Con riferimento alle estorsioni, le contestazioni riguardano sia somme di denaro consegnate loro da operatori commerciali di Gioia Tauro, che condotte poste in essere nei confronti di operatori del settore ittico che sarebbero stati costretti a consegnare, ovvero acquistare pesce da aziende riconducibili agli indagati, che in questo modo avrebbero assunto il controllo dello specifico mercato nel territorio di Gioia Tauro. Sulla base di tali evenienze il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo delle due società coinvolte.

I “panetti” marchiati con il logo “Real Madrid”, simboli massonici e “Alfa omega”

Panetti di cocaina marchiati “Real Madrid”, simboli massonici e logo “alfa omega”. Si presentava così, agli occhi dei militari che hanno proceduto al sequestro, la droga occultata in container commerciali e approdata a Gioia Tauro dal Sudamerica.

I precedenti

I sequestri di stupefacente all’interno dell’Area di servizio “Agip Tremestieri” nell’ambito dei quali veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 3 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 3,289 – marchiati con simboli massonici “squadra, compasso e occhio massonico racchiusi in un cerchio”.

In data 20 settembre 2019, nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Nord, veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso 10 panetti di cocaina del peso complessivo di kg 10,5478; 5 panetti erano marchiati con gli stessi simboli massonici.

Il 29 settembre 2019, nel Comune di Castelfranco Emilia (MO), veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 15 panetti di cocaina dal peso complessivo di kg 16,150. In data 11 novembre 20 19, a Villa S. Giovanni (RC), nei pressi dell’area d’imbarco. veniva tratto in arresto un soggetto trovato in possesso di 4 panetti di cocaina del peso complessivo di Kg. 4.295. Tre panetti erano marchiati con il logo “alfa-omega”.

I chimici sudamericani e i palombari a Gioia Tauro

Nel settore del narcotraffico, la cosca di ‘ndrangheta oggetto d’indagine si ritiene abbia operato alleandosi ad una ramificazione internazionale non solo per approvvigionarsi di ingenti quantitativi di cocaina, ma anche per il successivo recupero in mare dello stupefacente e per la commercializzazione dello stesso. Sul punto le indagini hanno fatto emergere, nel 2019, la presenza in Italia di soggetti sud americani (quattro peruviani ed un colombiano, anch’essi destinatari della misura cautelare in carcere) due dei quali assoldati ed ospitati a Gioia Tauro con funzione di chimici e tre esperti palombari fatti giungere a Gioia Tauro per il recupero dello stupefacente in alto mare, in modo da ridurre i rischi connessi all’arrivo dei carichi di droga nel porto.

Su tale fronte le indagini hanno permesso di individuare l’arrivo di carichi di cocaina sia presso il Porto di Gioia Tauro che presso il porto di Livorno. Proprio nell’area portuale toscana, tra il 6 e 1’8 novembre 2019, venivano individuati e sequestrati complessivamente 430 panetti di cocaina, del peso, ciascuno, di 1100 grammi circa, occultati all’interno di una cavità di laminati in legno, spediti dal Brasile.

Sempre grazie alle risultanze delle attività tecniche di intercettazioni, il 25 marzo 2020, in una masseria di Gioia Tauro (per la quale il GIP ha disposto il sequestro preventivo), sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 500 kg di cocaina, anch’essi suddivisi in panetti di 1 kg circa.

A seguito dell’ingente sequestro veniva avviata una parallela e collegata inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze, nel cui ambito sono emersi elementi che portano, allo stato, a ritenere che l’organizzazione finalizzata al narcotraffico si è avvalsa della complicità di alcuni portuali dello scalo marittimo livornese, che avrebbero avuto il compito di agevolare il recupero del carico di cocaina.

Sul punto il GIP del Tribunale di Firenze su richiesta di quella Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso una misura cautelare a carico di 14 soggetti, a cui è stata data esecuzione sempre nel corso della mattinata odierna.

Tra i fermati appartenente a Gdf Olgiate Comasco

Tra le persone fermate nell’ambito dell’operazione coordinata dalle Procure Antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze c’è anche Michele Contessa della Guardia di Finanza di Olgiate Comasco. Nel capo d’imputazione si motiva il provvedimento «per il sistematico asservimento delle funzioni e poteri di pubblico ufficiale inerenti la qualifica coperta nonchè per il compimento degli atti contrari ai suoi doveri d’ufficio» consistiti nell’introdursi nella banca dati alla quale aveva accesso in quanto finanziere per assecondare le richieste di alcuni presunti appartenenti al gruppo criminale.

Indagato anche ex sindaco del Comasco

Nel filone lombardo della maxi inchiesta, coordinata dalle Dda di Milano, Reggio Calabria e Firenze, contro la cosca Molè della ‘ndrangheta risultano indagati anche l’ex sindaco di Lomazzo (Como) Marino Carugati e anche un ex assessore della giunta che era guidata dal primo cittadino, entrambi, tra l’altro, già condannati per bancarotta. Lo ha precisato il procuratore aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci nella conferenza stampa in Procura a Milano. Dolci ha messo in luce i «rapporti» tra il clan, attivo in Lombardia soprattutto tra le province di Varese e Como, e «ex pubblici amministratori», ossia i due indagati.