‘Ndrangheta. Quando il boss Pino Piromalli votò per le stragi: l’intercettazione del 2021

Il boss Pino Piromalli detto “Facciazza” – nuovamente arrestato oggi dopo avere scontato fino al 2022 una pena di 22 anni al 41 bis – “aveva composto la ‘commissione’ costituitasi per decidere se la Ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato attuate dalla mafia siciliana” nel corso della quale il boss votò attraverso Nino Pesce detto “Testuni” a favore delle stragi.

È quanto emergeva da un’intercettazione registrata il 17 gennaio 2021 dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Hybris” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che a marzo del 2023 aveva portato all’arresto di 49 indagati ritenuti vicini alle cosche Piromalli-Molé di Gioia Tauro. A parlare nell’intercettazione era Francesco Adornato, 72 anni, detto “Ciccio u biondu”. Quest’ultimo non era indagato nell’inchiesta ma è considerato un “navigato esponente della ‘Ndrangheta”, condannato in via definitiva per mafia negli anni Novanta e “dunque proprio nel periodo di attuazione della cosiddetta strategia stragista”. Nel corso dell’intercettazione, in sostanza, sono stati richiamati i rapporti tra gli esponenti di Cosa nostra siciliana e quelli della ‘Ndrangheta calabrese, disegnando uno scenario storico lungo oltre trent’anni e che apre un ulteriore scorcio sulle alleanze tra le diverse matrici mafiose nei primi anni novanta.

In particolare al suo interlocutore, Giuseppe Ferraro di 50 anni, Adornato disse che “la commissione si era riunita presso il resort ‘Saionara’ sito a Nicotera e che era presente Pesce ed era assente Pino Piromalli ma che quest’ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo”. Sempre nella stessa conversazione, il settantaduenne ha spiegato che “Pesce, in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ‘Ndrangheta”. Il boss di Limbadi Luigi Mancuso, invece, “avrebbe votato contro” le stragi che “erano dirette all’eliminazione del regime di carcere duro”. Stando al riassunto di quell’intercettazione tra Adornato e Ferraro, all’epoca, “si progettava di arrivare ad assassinare un ministro e fare un colpo di Stato”. “La conversazione – scrive il gip nell’ordinanza – conferma quanto emerso nella sentenza ”Ndrangheta stragista’, mettendo in luce il preminente ruolo svolto, nel panorama criminale italiano e non solo calabrese, dalla ‘Ndrangheta durante la stagione delle stragi”.