‘Ndrangheta in Emilia, le intercettazioni. Caruso: “Io so dove bussare…”. E la Meloni lo caccia

Giuseppe Caruso

In Emilia Romagna, la Dda di Bologna continua il suo lavoro per scoprire i legami tra il clan Grande Aracri di Cutro, la politica e i colletti bianchi ed è di stamattina l’operazione Grimilde che portato all’arresto di sedici persone. In manette Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino e i suoi figli Salvatore e Paolo.

Tra i destinatari del provvedimento figura anche Giuseppe Caruso, attuale presidente del consiglio comunale di Piacenza, aderente a Fratelli d’Italia, ritenuto appartenente al gruppo mafioso capeggiato dagli altri. Proprio Caruso diceva a un altro indagato, secondo un’intercettazione dell’8 settembre 2015 agli atti dell’inchiesta: “Perché io ho mille amicizie, da tutte le parti, bancari… oleifici… industriali, tutto quello che vuoi… quindi io so dove bussare… quindi se tu mi tieni esterno ti dà vantaggio, se tu mi immischi… dopo che mi hai immischiato e mi hai bruciato… è finita“.

Nel dialogo intercettato Caruso, che secondo il Gip ha un ruolo “non secondario nella consorteria“, spiegava a Giuseppe Strangio che, in relazione alla funzione che all’epoca rivestiva all’ufficio delle Dogane di Piacenza, avrebbe dovuto cercare di mantenere un certo distacco da Salvatore (per gli inquirenti Salvatore Grande Aracri) perché questi, come il padre Francesco, era controllato dalle forze dell’ordine.

Sarebbe quindi stato più utile per la consorteria, ricapitola il Gip, che Caruso non apparisse all’esterno come un associato, “al fine di poter agire nell’interesse del sodalizio con più efficacia”. “Ultimamente – si legge nella conversazione di Caruso, intercettata – Salvatore stesso (sottinteso: mi dice) ‘stai a casa, lasciami stare, vediamoci pocò. Perché? Perché è giusto che sia così… nel senso che io dal di fuori se ti posso dare una mano te la do, compà, perché al di fuori mi posso muovere… guardo, dico, se c’è un problema, dico: ‘stai attento. Altrimenti, dopo che si viene bruciatì’, la gente ti chiude le porte, la gente mi chiude le porte… che vuoi da me… se tu sei bruciato non ti vuole… hai capito quello è il problema… quindi allora se tu ci sai stare è così… loro invece a tutti i cani e i porci è andato a dire che io riuscivo… che a Piacenza io riuscivo a fare i libretti, le cose“. Caruso venne eletto nel 2017 nel consiglio comunale. La conversazione risale, dunque, a un periodo precedente.

L’intercettazione del 2015 prosegue, con Caruso che sta parlando con il fratello Albinoanche lui arrestato: “Io con Salvatore gli parlo chiaro, gli dico… Salvatò, non la dobbiamo affogare sta azienda, dobbiamo cercare di pigliare la minna e succhiare o no?”. Secondo il Gip Alberto Ziroldi, Caruso con quelle parole stava “illustrando in modo assolutamente genuino quale fosse il reale intento e scopo dell’organizzazione criminale nell’aiutare la società Riso Roncaia Spa“.

In un altro passaggio dell’ordinanza, il giudice sottolinea come i fratelli Caruso abbiano fornito “in più occasioni la confessione stragiudiziale della loro appartenenza al sodalizio criminoso, comportandosi di conseguenza”.

Meloni: “Caruso fuori da Fratelli d’Italia” 

“Il coinvolgimento di Giuseppe Caruso, anche se non legato alla attività politica ma al suo ruolo di funzionario dell’Agenzia delle Dogane che fa capo al Ministero dell’Economia, ci lascia sconcertati. Auspichiamo che Caruso dimostri la sua totale estraneità in questa vergognosa vicenda. Ribadiamo con assoluta fermezza che in Fratelli d’Italia non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai spazio per nessuna mafia e per noi, come noto, chi fa politica a destra e tradisce l’Italia merita una condanna doppia. Anche per questo Fratelli d’Italia è pronta a costituirsi parte civile nel processo per difendere la sua immagine e la sua onorabilità. Finché non sarà chiarita la sua posizione, Giuseppe Caruso è sollevato da ogni incarico e non può essere più membro di Fratelli d’Italia”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.