Il pm antimafia Marisa Manzini, pubblico ministero nel processo “Black Money”, ha annunciato il ricorso in appello per la sentenza che ha fatto cadere il vincolo dell’associazione mafiosa per gli esponenti del clan Mancuso. In una intervista rilasciata a Ten è tornata a parlare sull’entrata a gamba tesa di Pantaleone Mancuso, nell’udienza dello scorso 10 ottobre.
“Indubbiamente – ha detto la Manzini – ha utilizzato termini non adeguati al luogo in cui si trovava. L’unico modo per zittirlo sarebbe stata l’interruzione del collegamento. Chi poteva farlo non lo ha fatto”. E quando un boss del calibro di Pantaleone Mancuso (Scarpuni) “ti urla stai zitta certo non è una cosa così tranquillizzante”. E durante la requisitoria “ho sottolineato l’arroganza mafiosa di chi interveniva in un Tribunale utilizzando quei toni”. Ma il problema andrebbe andrebbe affrontato alla radice.
“La cittadinanza vibonese – ha concluso il magistrato – avrebbe bisogno di un sussulto, di uno scatto d’orgoglio”. Ed ha raccontato un episodio riferito da Evelina Pytlarz, moglie di Domenico Mancuso che decise di allontanarsi autonomamente da quella famiglia: “Mi riferì- ha concluso la dott. Manzini – delle attenzioni ricevute dalla figlia durante una visita in ospedale proprio in virtù del cognome che portava”.