La Corte di Cassazione ha riconosciuto l’esistenza e operatività del “sistema federale della ‘ndrangheta”, come ricostruito dalla maxi operazione della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, confluita nel processo “Mandamento Ionico”, definito con il rito ordinario, che si è concluso con 25 condanne definitive a un totale di oltre 3 secoli di reclusione. Gli imputati sono accusati, a vario titolo e con modalità differenti, di reati che vanno dalla partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ’ndrangheta a reati fine aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa.
La Cassazione ha confermato le condanne per 14 persone giudicate colpevoli in appello nell’ambito del filone in abbreviato del processo, nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, e che vede alla sbarra esponenti della ‘ndrangheta della Locride. E disposto l’annullamento con rinvio per altri 12 imputati.
I giudici hanno rigettato i ricorsi di Andrea Floccari (condannato quindi in via definitiva a 8 anni), Renato Floccari (11 anni), Saverio Maisano (11 anni), Domenico Nucera (8 anni), Antonino Romeo (3 anni), Salvatore Ursino (8 anni 8 mesi), e Bruno Zucco (12 anni 8 mesi).
Nel dettaglio, la decisione dei giudici della Seconda sezione penale ha stabilito poi l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata nei confronti di Essaadia Maani, assolta “per non aver commesso il fatto”, come richiesto dall’avv. Febbraio. Assolto anche Francesco Milieri “per non aver commesso il fatto”, difeso dall’avv. Russo. Annullata la sentenza per l’imputato Francesco Mollica, (avv. Gallo), limitatamente alla pena principale, rideterminata in anni 10 di reclusione. Sentenza annullata anche per Giuseppe Pelle (cl. 60), limitatamente al reato di cui al capo F1), “per non aver commesso il fatto”, ed eliminato il relativo aumento di pena in continuazione nella misura di anni 1 di reclusione. Per la posizione di Leonardo Policheni, difeso dall’avv. Minniti, i giudici hanno annullato limitatamente al reato di cui al Capo H4), “per non aver commesso il fatto”, disponendo la trasmissione degli atti ad altra sezione della Corte di appello di Reggio Calabria per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio. Rideterminata la pena in 11 anni e 4 mesi per Carmine Sergi, difeso dagli avvocati D’Ascola e Bavaro, che hanno ottenuto una riduzione rispetto al merito, coadiuvati dagli avvocati Scudo e Femia. La pena è passata da 24 anni del primo grado a 19 dell’appello.
Annullata poi senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Francesco Cataldo, “limitatamente alla quantificazione della pena inflitta che ridetermina in anni venti di reclusione”, rispetto alla pena comminata in secondo grado, che era stata di 25 anni.
Sentenza annullata per Vincenzo Sergi (12 anni) “limitatamente alla sanzione accessoria della revoca dell’indennità di disoccupazione dell’assegno sociale, della pensione sociale e della pensione di invalidità civile fino alla completa espiazione della pena, che elimina”, con conferma nel resto. Spicca tra le altre pronunce quella di annullamento senza rinvio nei confronti di Antonio Pelle (classe ‘87), figlio di Giuseppe Pelle.