MILANO – Alto, calvo, con grandi occhi sporgenti, l’uomo dice: “Di’ la verità, sono stato un bel cavallo di Troia, eh?”. Al che l’altro risponde: “Lo stadio se non c’eri tu io non lo facevo mai nella vita”. I due sono Giuseppe Caminiti, detto “Pino ”, caratura criminale di rilievo tanto da avere come suo garante mafioso il boss di San Luca, Giuseppe Calabrò , detto “’U dutturicchiu”. L’altro è l’imprenditoreGherardo Zaccagni e con le sue società e grazie a Caminiti, ha gestito il business parcheggi. E lo ha fatto, intercettazioni alla mano, distribuendo mazzette a più non posso. Risulta dagli atti che Zaccagni, per la gestione dei parcheggi di Milan e Inter, abbia foraggiato un alto dirigente della società Mi Stadio, che ha in gestione dal Comune tutta l’area dentro e fuori il Meazza. Dirà: “Quello lì del Milan ci fa fare le strisce anche per l’Inter perché comanda lui, è l’operativo del Milan, è quello che anche l’Inter gli ha detto ‘va bene, occupati del parcheggio, è quello che abbiamo pagato’ ”.
Tra i vari contatti “istituzionali” è emerso poi quello del presidente federale Gabriele Gravina (non indagato) che sarà contattato da Daniele Bizzozzero, ex presidente del Lecco calcio (non indagato), per favorire l’aggiudicazione a Caminiti del parcheggio dell’Inter. Caminiti: “Non riesci a chiamarlo a Gravina?”. Bizzozzero cerca in rubrica: “Vediamo se mi risponde”.
Parcheggi e tangenti, dunque. Ma anche concerti. Tutto quello che avviene allo stadio per tanto troppo tempo è risultato in mano al duo Zaccagni-Caminiti che hanno potuto così guadagnare. E tutto questo apparentemente all’insaputa dei due club, di Mi Stadio e del Comune che ne è il concessionario. Sarà poi Caminiti a mediare i rapporti coi capi della Curva, prima Vittorio Boiocchi e poi Andrea Beretta.
I due, per aver favorito l’ingresso di Zaccagni, saranno pagati dallo stesso mensilmente con buste da 4 mila euro. Eccolo, dunque, il vero grande affare. Con Caminiti garante di Zaccagni anche per respingere appetiti mafiosi di altre cosche.
E non solo. Pino risulta il vero padrone dei parcheggi. Tanto che Boiocchi e Beretta, annusando l’affare dei concerti estivi, dicono: “Per Vasco Rossi ci saranno 120 mila spettatori. I parcheggi dello stadio saranno chiusi, bisogna chiedere a Pino se li può aprire”. Caminiti spiegherà poi a Zaccagni: “Questi qua della ’ndrangheta che vuole entrare in Curva è per il business anche dei parcheggi! Dietro lo stadio lo sai cazzo, c’è un business della madonna! È un passepartout per qualsiasi altra cosa! Poi loro cosa fanno dal parcheggio, pigliano i servizi delle pulizie, dalle pulizie pigliano la gestione ristoranti, dai ristoranti si pigliano la Curva, pigliano tutto!”. Dirà Zaccagni ai suoi genitori: “Pino non è lo stalliere (Mangano) di Berlusconi, ma noi l’abbiamo preso esattamente per quella funzione”. Del resto, le parole che Calabrò dirà a Caminiti restano scolpite nel marmo: “Pino stai tranquillo è roba tua? Sì basta! Dormi su 10 cuscini”. Pino dunque sta con Zaccagni e lavora in modo occulto per la società Kiss & Fly. Al fianco dei due, ritroviamo una vecchia conoscenza degli affari da stadio come Mauro Russo, perquisito ieri e cognato dell’ex calciatore Paolo Maldini, che spiega il suo metodo: “Avevo l’accordo col Comune. Mi ero comprato l’assessore”. In questo caso Zaccagni, oltre a oliare, secondo gli atti, il consigliere regionale Manfredi Palmeri dirigente di Mi Stadio, pagherà, per il pm, anche funzionari della Snaitech che gestisce il grande parcheggio dell’Ippodromo.
Uno spazio ambito perché con la prospettiva dei lavori per il nuovo stadio sarà l’unico utilizzabile. Su quel parcheggio voleva metterci le mani anche Boiocchi, la spunterà Zaccagni che spiega a Caminiti: “Tu mi hai accompagnato! La torre di Snai! Con i soldi! Ti ricordi? Il parcheggio dell’ippodromome lo daranno per i prossimi 12 anni (…). A quello di Snai domani ancora 5.000”. Caminiti è poi uomo di rapporti con l’Inter.
Più volte ha partecipato alle feste del club scattando selfie con i calciatori. E così per capire chi siano i partecipanti a un nuovo appalto va ad Appiano Gentile per parlare col dirigente non indagato Claudio Sala. Uscito si rammarica con Zaccagni: “Ho sbagliato con Claudio dovevo prendere un 500 euro, mettergliele in tasca”. Zaccagni: “Ok glieli diamo dopo”.