‘Ndrangheta nel Crotonese, l’affare della legna alle centrali a biomasse: “Hanno disboscato la Sila inquinando l’ambiente”

L’operazione di oggi della Dda di Catanzaro nel Crotonese rappresenta in sostanza – come è stato spiegato in conferenza stampa – l’epilogo della celeberrima operazione “Stige” di qualche anno fa. Sono stati acclarati gli interessi della ‘ndrangheta crotonese nel vero e proprio disboscamento della Sila con continui tagli abusivi che, insieme alle estorsioni e a un imponente traffico di smaltimento dei rifiuti realizzato attraverso le centrali a biomasse, producevano una marea di guadagni illeciti per la ‘ndrangheta crotonese attraverso l’acquisizione degli incentivi statali per il cippato bruciato dalle centrali, che in teoria avrebbe dovuto produrre energia pulita e nei fatti provocava e provoca soltanto inquinamento.

Il blitz è stato portato a termine grazie alla collaborazione di diversi pentiti e all’esperienza dei carabinieri forestali, che hanno chiarito come gli indagati sfruttavano le centrali a biomasse di Cutro e Crotone “gonfiando” i quantitativi di legna e falsificando le documentazioni di trasporto. Tradotto in soldoni, su 215 mila tonnellate di cippato, almeno la metà era di provenienza illecita e tutto questo si concretizzava anche con lo smaltimento illecito di rifiuti.

Prendendo la parola e ironizzando in maniera sacrosanta sulla legge Cartabia che gli impedisce di dare particolari sulle operazioni, il procuratore Nicola Gratteri ha affermato che “le mafie cambiano e si adattano alle opportunità che trovano, in questo caso il business delle biomasse”. Il magistrato ha sottolineato come la ‘ndrangheta non si accontenta più di “comprare” soltanto le attività industriali ma anche di “acquistare” latifondi, vigneti, uliveti e interi boschi per ottenere i contributi dello Stato modificando e falsificando quantità e parametri e ottenendo anche l’obiettivo di risolvere il “problema” dello smaltimento illecito della spazzatura.

Dodici in tutto le imprese coinvolte, tra queste anche quella dell’imprenditore del legname Carmine Serravalle, titolare della centrale a biomasse di Cutro acquistata nel 2015 dal gruppo Marcegaglia. E tra i beni sequestrati oggi su disposizione della Procura distrettuale antimafia è annoverata anche la Serra Valle Energy, l’impresa sotto la cui denominazione ricade ora la centrale di Cutro. Inoltre, si profila il sequestro preventivo nei confronti di 8 imprese boschive della provincia di Crotone e 4 della provincia di Cosenza. Il valore complessivo dei sequestri si aggira sui 16 milioni di euro circa.