Nelle 119 pagine di verbale, redatte dalla Direzione distrettuale antiamafia di Catanzaro e contenenti le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia del Vibonese, Pasquale Megna, vengono passati al setaccio delitti ed equilibri tra le cosche del Vibonese. O meglio, si evidenzia come la famiglia Mancuso rivestisse un ruolo di assoluta egemonia sul territorio. Diverse le questioni finite sotto esame.
Intanto, Pasquale Megna, arrestato perchè ritenuto responsabile della morte di Giuseppe Muzzupappa, è il nipote di Pantaleone Scarpuni Mancuso. E chiarisce come Domenico Campisi volesse liberarsi di Luigi Mancuso. “Ho ucciso Giuseppe Muzzupappa – ha sostenuto il pentito – perché quel giorno se non lo avessi ammazzato io, lui avrebbe ammazzato me, per timore di fare una brutta fine io stesso, che poi era la ragione per la quale giravo armato”. Le tensioni tra i gruppi, a cominciare da quello dei Cuturello, si erano fermate, infatti, soltanto “quando è uscito zio Luigi Mancuso dal carcere e li ha chiamati – ha detto Megna – dicendogli di non farci più questi danneggiamenti”.
Sotto la lente del pentito pure il rapporto tra la famiglia Mancuso e la cosca Pesce di Rosarno: “Era stato inizialmente a casa di Nino Gallone, padre di Pasquale e mi disse -ha aggiunto Megna – che non vedeva l’ora di scappare da lì perché in quel momento Mico “Nihji” (Domenico Mancuso) avesse lì la sua residenza in quella abitazione ed era molto pericoloso restare in quella casa. Marcello mi disse che poi, che tramite Pasquale Gallone e Salvatore Rizzo, gli avevano trovato una casa sul lungomare di Nicotera Marina, ma era stato anche a casa di Pino Gallone, fratello di Pasquale e padre di Nino”. D’altronde, “sia lui che mio padre – ha affermato Megna – mi dissero che era per via di zio Luigi, l’unico del quale stava veramente a cuore” al latitante che definiva gli altri “roba da Barbara D’Urso e da Novella 2000″, perché avevano dieci mogli e figli sparsi qua e là, mentre zio Luigi era l’unico che rispettava veramente perché era diverso da loro”.
Anche la morte di Tita Buccafusca non passa inosservata nelle pagine dei verbali: “Qualche sera prima (che morisse) era andato Agostino Papaianni a casa sua e l’ha sentito parlare con mio zio Luni Scarpuni di qualcosa che riguarda l’omicidio Barbieri. Ricordo ricordo uno sfogo di mia zia Antonella, prima della morte di mia zia Tita, che ci raccontò che qualche giorno prima dell’omicidio di Barbieri c’era un via vai di persone da casa di ‘Scarpuni’ come Totò Prenesti e lo stesso Papaianni. Mia zia mi parlò di queste due persone, con riferimento a quei giorni, ma per quanto a mia conoscenza anche Mimmo Polito e Nazzareno Colace, facevano parte del gruppo di fuoco di mio zio Luni”.
Tita avrebbe riferito a Megna che “Mancuso e Papaianni si erano detti qualcosa che aveva profondamente turbata Tita, al punto che per la paura, si era nascosta sotto il tavolo sentendo il telegiornale che dava la notizia della morte di Barbieri”.









