‘Ndrangheta e politica: quando La Rupa soffiò i voti di Gentile al clan Forastefano

Franco La Rupa

Il ritorno in sella del clan Forastefano, che si era rigenerato dopo le inchieste antimafia del 2007-2008, riporta alla luce tante storie – passate e presenti – che si intrecciano con la poliitica, con l’economia e con tanti altri settori delle professioni. Con riferimento alla politica, non è certo un mistero che Franco La Rupa, il controverso uomo politico di Amantea, sia un soggetto quantomeno borderline nei rapporti con le cosche e con la criminalità organizzata. Certo, è passato indenne da un delicato processo nel quale lo si accusava di essere in combutta con il clan del boss locale Tommaso Gentile. Ma c’è anche un altro processo, che si è concluso tre anni fa, e nel quale lo si accusava di aver fatto affari con un’altra cosca ben più importante, proprio quella dei Forastefano di Cassano, per essere eletto consigliere regionale nel 2005. E per il quale La Rupa è stato sì condannato in via definitiva per scambio elettorale politico-mafioso, ma ha potuto poi beneficiare dell’indulto, concessione che inizialmente gli era stata negata dalla Procura generale di Catanzaro, la stessa che con un giorno di ritardo ha poi accolto l’istanza del difensore del politico. La Rupa non ha scontato la pena, ma sul suo groppone restano la condanna, ormai passata in giudicato, e soprattutto l’interdizione dai pubblici uffici che stronca ogni sua eventuale tentazione di tornare alla politica attiva, almeno fino al 2023. Poi, chi lo sa, in politica mai dire mai.

La Dda di Catanzaro ha dimostrato l’esistenza di una sorta di accordo tra il clan Forastefano e Franco La Rupa, allora in forza all’UDEUR, il quale si era rivolto ai ‘cassanesi’ per raccogliere voti. Per ottenere un numero di preferenze tali da poter entrare in consiglio regionale, come in effetti avvenne, La Rupa, secondo l’accusa, ‘regalò’ 15mila euro al boss Antonio Forastefano.

Fatti accertati dal Tribunale di Castrovillari che lo ha condannato a 5 anni di reclusione. Il verdetto però è stato ribaltato con rinvio nel 2017 in Cassazione e infine il caso è stato nuovamente discusso in Appello a Catanzaro e per La Rupa è andata così così, come abbiamo visto.

Oggetto delle indagini è stato il patto elettorale politico – mafioso che si presume sia stato siglato con il clan della Sibaritide. Una cosca quella guidata da Antonio Forastefano, ora collaboratore di giustizia, che era stata disarticolata ma che ha saputo rigenerarsi. Era a loro, ai Forastefano, che si era rivolto La Rupa per entrare in Regione. Dalle intercettazioni raccolte dalla Digos della Questura di Cosenza sulle utenze di La Rupa, il quadro è abbastanza sconcertante.

Antonio Forastefano è latitante nel 2005, ma nonostante ciò impegna i suoi uomini di punta come Giuseppe Garofalo per appendere manifesti elettorali. Garofalo è cugino di primo grado di Luigi Garofalo, consigliere della Provincia di Cosenza anch’egli come La Rupa eletto con l’UDEUR. E’ quest’ultimo secondo l’antimafia l’anello d’unione tra il politico e il clan. Del patto intercorso fra Antonio Forastefano e Franco La Rupa riferisce il collaboratore di giustizia Bruno Adamo di Firmo in un interrogatorio eloquente e significativo.

IL CLAN FORASTEFANO: DA GENTILE A LA RUPA

Bruno A. – Antonio Forastefano mi diede l’incarico di fare volantinaggio e chiedere voti per un politico.

Procuratore – Che sarebbe?

Bruno A. – La Rupa.

Procuratore – E La Rupa come mai aveva questi favori da parte dei Forastefano?

Bruno A. – Perché lui dava dei soldi a loro. Che io per fare la campagna elettorale a me mi sono stati dati tremila euro, per attaccare quattro manifesti, insomma.

Procuratore – Da parte di chi?

Bruno A. – Da parte di Antonio. Antonio a sua volta ricevette dei soldi da Franco La Rupa, non so se direttamente da lui comunque da una persona a lui vicina, per chiedere dei voti. Dopo un primo contatto con questa persona che diceva che dava questi 15 mila euro ad Antonio per fargli fare questa campagna, in seguito Antonio chiamò altre persone, il figlio di «Cinque lire», di Alfredo, che poi adesso attualmente hanno una cooperativa lì a Doria, Fabio e tutti quanti gli altri, e chiese a loro se potevano racimolargli voti a questa persona, perché loro comunque nell’elezione precedente hanno portato uno di destra, mentre invece adesso questo qua, Franco La Rupa, era nella lista di sinistra. Loro fino a poco tempo prima portavano uno di destra, un certo Gentile, dopo, come furono offerti questi soldi, sono passati a tutt’altro partito…