‘Ndrangheta stragista a Reggio. Processo d’appello: sul banco degli imputati Graviano e Filippone

Graviano e Filippone

È stato incardinato il processo d’appello ‘Ndrangheta stragista, nato dall’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria che punta a ricostruire la stagione delle stragi continentali agli inizi degli anni Novanta che nella provincia reggina sono culminato negli attentati ai carabinieri e nell’agguato mortale ai sottufficiali dell’arma Fava e Garofalo mentre stavano svolgendo un servizio di pattugliamento sull’autostrada all’altezza di Scilla. Il processo è stato avviato con la relazione dei Giudici reggini – il presidente della Corte d’Assise d’appello Roberto Lucisano e il giudice a latere Giuliana Campagna – ripercorrendo il lungo processo di primo grado e i motivi d’appello del collegio di difesa. Sul banco degli imputati Giuseppe Graviano, l’ex boss del Mandamento Brancaccio di Palermo, è il reggino di Melicucco Rocco Santo Filippone ritenuto dagli inquirenti il terminale calabrese dell’asse Cosa Nostra è Ndrangheta per allargare la stagione delle stragi e gli attacchi frontali allo Stato per indurlo a rivedere leggi Antimafia e carcere duro. Entrambi sono stati già condannati all’ergastolo quali mandanti degli attentati ai carabinieri a Reggio Calabria tra il 1989 e il 1991.

La Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Bruno Muscolo, a latere Giuliana Campagna, pm l’Aggiunto Giuseppe Lombardo, dopo due ore di camera di consiglio, ha respinto la richiesta dell’ex capomandamento di Brancaccio, Giuseppe Graviano, che, lamentando di non avere avuto il tempo canonico necessario per leggere compiutamente la sentenza di condanna all’ergastolo di primo grado, ed evidenziando così l’impossibilità di analizzare i potenziali rilievi per l’appello, aveva chiesto i termini a difesa. Il Collegio ha reso noto che Giuseppe Graviano non aveva formalizzato l’istanza entro il termine di dieci giorni dal deposito della sentenza, per eventuale causa di forza maggiore, concludendo per il respingimento della richiesta.