Le presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nelle grandi opere nel Nord Italia, e le presunte “amicizie” e i presunti “aiuti” finalizzati ad ottenere favori e subappalti hanno messo nei guai “Cogefa”, il colosso nazionale delle grandi opere che fa parte del consorzio “Edilmaco”. “Cogefa” che, tra l’altro, era già finita nel mirino della Dda di Torino in un’inchiesta (operazione “Echidna”) sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nei cantieri della A32 Torino-Bardonecchia. A Cogefa, gigante dei grandi cantieri e delle infrastrutture autostradali, infatti, la Prefettura di Torino non ha rinnovato l’iscrizione nella “white list” delle aziende non sospettate di condizionamenti mafiosi.
Del fondatore del colosso, Teresio Fantini, da anni deceduto, sarebbero, infatti, stati evidenziati rapporti col presunto “capobastone” Giuseppe Pasqua, classe 1943, originario di Mammola e operante a Brandizzo,e condannato nel 1982 per omicidio e di recente indagato per associazione mafiosa nell’operazione “Echidna”. Su Pasqua, che occuperebbe un ruolo di vertice dal lontano 1994, grazie a intercettazioni, indagini e dichiarazioni di alcuni pentiti , si sono concentrate le indagini della Dda. Contro di lui «depongono una pluralità di univoci e convergenti elementi», ha scritto il gip torinese nelle centinaia di pagine dell’ordinanza sfociata nei mesi scorsi nell’arresto di 9 soggetti, lui compreso, nell’operazione “Echidna”.
Secondo i collaboratori di giustizia Rocco Varacalli e Domenico Agresta (cl. ‘88), Pasqua sarebbe «un membro di vertice della ‘ndrangheta in Piemonte, con elevata dote e attivo nello spaccio di stupefacenti in società con le note famiglie mafiose Agresta e Marando».
Ad aggravare il quadro accusatorio ci sarebbero poi i rapporti con numerosi esponenti di spicco della ‘ndrangheta in Calabria appartenenti alle famiglie Nirta e Pelle e in Piemonte con le famiglie Agresta e alcuni clan di origine gioiosiana. Una cellula di ‘ndrangheta autonoma a Brandizzo al cui vertice ci sarebbe Pasqua, legato, per via di parentele, anche a rapporti di affinità con “famiglie” di rango della ‘ndrangheta di San Luca.
Le relazioni pericolose riguarderebbero anche i figli di Teresio Fantini, che sarebbero collegati dalla Prefettura torinese ad Antonio Esposito, detto Tonino, con precedenti penali per usura in concorso con Rocco Lo Presti, boss di primissimo piano negli anni ’80 in Val di Susa, conosciuto come il “ras di Bardonecchia” e con Luciano Ursino, presunto esponente della ‘ndrangheta, legato a un clan gioiosiano. Esposito avrebbe avuto incarichi di guardiania nei cantieri e altre commesse lavorative… Fonte: Gazzetta del Sud