di Ruggiero Corcella
Fonte: Corriere della Sera
Il primo ottobre 1994, l’Italia si svegliò, incredula, davanti alle prime pagine dei giornali. Riportavano la notizia di un bambino americano di 7 anni, Nicholas Green, raggiunto alla testa da un colpo di pistola la sera prima mentre con la famiglia andava in vacanza in Calabria. Morì due giorni dopo, vittima innocente di una rapina.
Reginald e Margaret Green, i genitori, superarono il loro immenso dolore e decisero di donare gli organi del figlioletto salvando sette persone in attesa di trapianto. L’«effetto Nicholas», come venne ribattezzato, portò a un aumento considerevole delle donazioni in un Paese che fino ad allora aveva mostrato diffidenza e indifferenza.
La vicenda diventò un vero e proprio caso mediatico, una tragedia collettiva che, grazie al coraggio della famiglia Green che decisee di donare gli organi del piccolo Nicholas, riuscì a sdoganare il tabù della donazione degli organi nel nostro Paese. In occasione del trentennale della morte di Nicholas Green, andrà in onda venerdì 27 giugno in prima serata su Rai2 «Effetto Nicholas», un documentario – prodotto da Endemol Shine Italy per Rai Documentari – che racconta la tragica vicenda e ciò che successivamente accadde.
Il film nel 1988
Per il publico italiano si tratta di una «premiere», sul piccolo schermo. Sul grande schermo, invece, la vicenda di Nicholas venne portata nel 1998 con il film «Il dono di Nicholas» diretto da Robert Markowitz e con u ncast di prim’ordine; Jamie Lee Curtis, nel ruolo di Maggie Green; Alan Bates, in quello di papà Reginald mentre Gene Wexler impersonava Nicholas.
Il documentario di Endemol Shine Italy per Rai Documentari, ideato e scritto da Carmen Vogani con Lorenzo Avola, analizza a fondo quella che è stata una vera e propria rivoluzione culturale in Italia, raccontando l’evoluzione dei trapianti d’organo nel nostro Paese e di come la scelta della famiglia Green fece da esempio e ispirazione in Italia, dove vi è oggi un’eccellenza medica nel campo dei trapianti.
Abbiamo rivolto alcune domande sul documentario, a Reg Green che conferma quanto sia stato forte l’impatto della morte di suo figlio sugli italiani, anche a distanza di tre decenni. «L’autrice, Carmen Vogani, ha detto di aver vissuto in prima persona il potere del trapianto – racconta Green -. Suo padre aveva bisogno di un trapianto. La famiglia del donatore ha detto di aver scelto di donare per suo padre, perché erano rimasti colpiti dalla storia di Nicholas. Inoltre, è cresciuta in Calabria e conosce bene il potere della mafia». Cosa ha provato inizialmente quando è stato coinvolto nel progetto? E la sua famiglia? «Ci ha riportato alla mente ricordi molto forti di un periodo terribile della nostra vita». Cosa pensa del risultato del documentario? «Abbiamo tutti pensato che raccontasse la nostra storia in modo meraviglioso. Sicuramente contribuirà a salvare molte vite». In che modo pensa che possa aiutare a promuovere la cultura della donazione di organi in Italia? «Spero che faccia pensare ogni persona che lo guarda: “Un giorno potrebbe toccare a me. Cosa farei in quel caso?”».
Effetto dirompente
L’«Effetto Nicholas» è stato così dirompente che solo l’anno dopo la sua scomparsa i trapianti nel nostro Paese sono aumentati del 25% e, nei dieci anni successivi, la percentuale di donazioni d’organi in Italia risulta triplicata. Questo anche grazie alla risonanza mediatica che ebbe l’accaduto, influendo notevolmente, e positivamente, sulla cultura della donazione in Italia.
Una ricostruzione fedele
Al documentario ha aderito il Centro Nazionale Trapianti e la stessa famiglia Green, che ha partecipato al progetto in prima persona con le testimonianze dirette di Reginald Green, il padre di Nicholas, di sua moglie Margaret, e della loro figlia Eleanor, che quella terribile notte del 1994 dormiva accanto al fratello maggiore.
Oltre alla famiglia Green, il documentario dà voce agli altri testimoni della vicenda, grazie anche ai diversi materiali d’archivio: dai riceventi di organi ai medici dell’epoca. Ma non mancano storie legate al presente: testimonianze di chi ha vissuto la donazione, sia come familiare del donatore che come ricevente, affrontando anche la questione della garanzia dell’anonimato. Il documentario, infine, ricostruisce la vicenda raccontando il processo per l’omicidio del piccolo Nicholas, che si è concluso in ogni grado di giudizio.