No alla metro: sabotare e boicottare il cantiere con ogni mezzo necessario

Che la Metro si sarebbe fatta, e che quelle tra Occhiuto ed Oliverio erano solo chiacchiere per celare i veri interessi che ci stanno dietro questa opera, noi l’abbiamo sempre detto.

Occhiuto è condannato a fare, anche quando il fare danneggia il cittadino e la città. Non può fare altrimenti, perchè è costretto a mantenere gli impegni che ha preso con gli amici degli amici e fargli avere gli appalti che servono a pareggiare i conti. I conti di Occhiuto, si intende. Indipendentemente dal’utilità o meno di quel che si fa. In questo caso una metro, ma poteva essere un inceneritore, un altro mega parcheggio sotterraneo, o quello che vi pare.

L’importante è fare laddove qualcuno ha deciso che si deve fare. Un fare che porterà con se per tanti anni diversi disagi ai cittadini come la chiusura di via Montesanto, via XXIV Maggio, via Isonzo, via Piave e viale Parco. Senza contare che si “lavorerà” su di un piano ricoperto dalla spazzatura come dicono le inchieste. E chissà cos’altro. Giusto per dirne alcune.

Delle modifiche al progetto, ad Occhiuto, non gliene frega niente, voleva solo le giuste rassicurazioni che la Regione non mettesse a repentaglio o peggio boicottasse le risorse economiche destinate a diverse opere da “cantierizzare” in città: l’ovovia, l’ospedale, ma anche il museo d’Alarico, e l’ex area Mancuso e Ferro.

Bei milioncini da destinare, col solito trucco della costruzione dei capitolati d’appalto ad hoc, ai soliti amici che come hanno fatto in passato sapranno sdebitarsi con chi gli ha dato e gli darà una mano. Ora più che mai è il momento di lucrare vista l’impunità garantita, per tutti i traffici illeciti che su questi appalti ruoteranno, dalla procura di Cosenza.

E non solo, a garantirgli che può fare quello che gli pare c’è anche la DDA di Catanzaro che ancora non è riuscita a chiudere una sola inchiesta sulla corruzione a Cosenza. Nonostante le dichiarazioni di diversi pentiti cosentini che indicano Occhiuto come un sodale del clan. Pentiti che sono serviti solo a mandare in galera Rango. Perchè per Occhiuto e gli altri ci vuole di più che le sole parole dei pentiti, dice Gratteri. Che non tiene conto neanche delle relazioni della polizia giudiziaria che ha fornito al magistrato una mole di carte che attestano ogni oltre ragionevole dubbio il coinvolgimento di Occhiuto nelle ruberie pubbliche. Neanche le determine dove sta scritto il reato valgono. Figuriamoci come saranno gestiti questi appalti. Magari scopriremo, come è successo per piazza Fera, dopo 7 anni che la mafia si è infiltrata nei lavori.

Lo avevamo detto: nessuno può fermare questa opera che è stata già appaltata e che ha già visto l’Ati vincitrice affrontare spese. E poi sono troppi gli interessi in gioco: i subappalti e i fornitori già si fregano le mani. Un’opera faraonica che si sa quando inizia e non si sa quando finisce. Perchè voglio ricordare a tutti che siamo in Calabria e di opere lasciate a metà ne siamo pieni. Questo è anche un rischio. Oltre ad essere un’opera che non serve a niente. Ma la politica fa quel che gli pare.

Il comitato NoMetro questa mattina ha depositato formale richiesta al sindaco per indire un referendum cittadino sull’opera. E se fossi Occhiuto lo farei, proprio perché è forte del consenso della gente che nella stragrande maggioranza è favorevole a questa opera. Così chiuderebbe ogni polemica.

Quest’opera si farà, costi quel che costi, e non sarà certo un volantino o qualche presidio a fermare il cantiere. Qui la questione è una sola: bisogna organizzarsi come hanno fatto in Val di Susa per dire no al TAV. La guerriglia urbana è la sola arma per fermare le ruspe, così come hanno fatto i no TAV, con tutte le conseguenze del caso: galera, denunce, manganellate, perquisizioni, tribunali. Non c’è un’altra via. Non si può pensare ad una sola opposizione all’opera fatta da scartoffie, e di slogan.

Quando arriveranno le prime ruspe per sventrare viale Parco, la sola cosa che le può fermare saranno i corpi di chi si opporrà al loro cammino. Come l’uomo di piazza Tienanmen. Tutto il resto non serve a niente. Bisogna sabotare e boicottare con ogni mezzo necessario l’avvio del cantiere. Solo così si ferma l’opera. Altrimenti posato il primo binario non ci sarà più niente da fare.

GdD